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Caro Babbo Natate, i miei dieci desideri per una Biancavilla migliore

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Caro Babbo Natale, quest’anno avrei un po’ di cose da chiederti per i miei concittadini biancavillesi.

Primo: aiuta i biancavillesi ad avere più serenità e pace! Può sembrarti una cosa scontata, ma ancora oggi litigi familiari, poco auto-controllo e soprattutto molta sopraffazione verso i più introversi sono cause di “scerre” in giro e per le strade.

Secondo: aiuta i nostri politici a fare meno teatrino delle poltrone e a pensare al vero bene per il paese, aiuta loro a sostenere chi ha fatto un buon operato ma soprattutto dai loro la forza a condannare e denunciare il cattivo operato che rende la città marcia e senza prospettiva di sviluppo futuro.

Terzo: aiuta le buone realtà che nell’umiltà e nella discrezione si muovono tutto l’anno (anche senza aiuti) per i deboli, gli oppressi e i bisognosi. Mi vengono in mente le Caritas, associazioni che aiutano donne maltrattate, gruppi di giovani che attuano una sana aggregazione, giovani che aiutano gli anziani e chi si trovano soli, insomma aiuta chi lavora nel sociale con cuore puro e senza secondi fini.

Quarto: aiuta i molti giovani biancavillesi a rimanere nel proprio paese. Sostieni loro affinché possano trovare un lavoro onesto e dignitoso tale da poterli far vivere nel luogo dove sono cresciuti e non essere costretti ad allontanarsi da casa perché non hanno possibilità lavorative.

Quinto: aiuta le famiglie che hanno perso un loro caro a causa dell’amianto a trovare la serenità e a proseguire la loro vita costruendo ed edificando una vita migliore per tutti gli orfani delle vittime. Guida i politici e i lavoratori a fare un lavoro “vero” e “onesto” per il risanamento di tutto il paese dal problema, affinché tra 20 anni il tutto sia un brutto ricordo.

Sesto: aiuta Biancavilla ad uscire dal tunnel dell’”oscurantismo” culturale che si percepisce nel paese. Fai riflettere chi di dovere ad investire sulla cultura e sulla formazione, solo così ci potrà essere un sano sviluppo e si potranno eliminare tutte quelle devianze criminali che portano a delinquere.

Settimo: aiuta i cittadini biancavillesi ad essere più onesti nei confronti della legge, aiutali a pagare le giuste tasse e a risanare le loro case per poterci vivere serenamente negli anni futuri.

Ottavo: aiuta tutti gli agricoltori biancavillesi a riprendere la forza per tornare alla terra e  reinvestire su di essa per attuare una crescita sana. Non fare comprare loro solo le giornate per la disoccupazione ma rendili coscienti che atti del genere danneggiano tutta la comunità.

Nono: aiuta i sacerdoti ad essere più forti e coraggiosi nello denunciare le malefatte di alcuni cittadini e risanare i loro cuori dalle preoccupazioni, contrapponendo le malefatte con il bene e il perdono che predicano.

Decimo: aiuta i giornalisti locali ad essere più liberi da “controllori” e “censuratori” e meno influenzabili attraverso incarichi e regalini. È una condizione possibile, come dimostra l’esperienza di Biancavilla Oggi. Questo ci porterebbe cultura e vera informazione. Incoraggia i cronisti che nel nostro paese, quest’anno, hanno ricevuto minacce da clan mafiosi e clan “politici” o chiamate poco piacevoli e sostienili a fare il loro lavoro in maniera onesta.

Babbo Natale, magari 10 punti sono tanti, o forse sono pochi, ci possono essere altre cose da desiderare e che ti potrei chiedere, ma basta ne realizzi un paio per avere un paese migliore. Grazie Babbo Natale.

Ne approfitto per fare i sinceri Auguri di Buon Natale, Buone feste e Buon Anno a tutti i biancavillesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L’aggressione in ospedale e i commenti “violenti” sui social contro i medici

Frustrazione, rabbia, intolleranza: fenomeni in aumento che analizziamo con l’aiuto dello psicologo

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© Foto Biancavilla Oggi

L’aggressione subita dal personale dell’ospedale di Biancavilla (con conseguente arresto dei carabinieri della donna che se ne è resa responsabile) ha innescato sui social pure un affollamento di commenti “violenti”. Quasi tutti rivolti a medici, infermieri e operatori sanitari. Data la maggiore frequenza degli episodi, gli ospedali vengono visti come luoghi “a rischio” per chi vi lavora. Un fenomeno che crea non solo un problema di sicurezza pubblica, ma riflette una complessa interazione di fattori psicologici e sociali che meritano un’analisi.

La violenza contro gli operatori sanitari è alimentata da una combinazione di fattori. Tra questi, la percezione del sistema sanitario come “sistema inefficiente”. I biancavillesi lamentano tempi di attesa lunghi e risorse insufficienti. Ciò genera frustrazione sia nei pazienti che nei loro familiari. L’insoddisfazione può sfociare in episodi di aggressività, soprattutto in situazioni di emergenza. La nostra società sembra essere sempre meno tollerante, di fronte ad aspettative irrealistiche sulla rapidità e l’efficienza dei servizi. Intolleranza che può sfociare in comportamenti violenti, quando il servizio sanitario non soddisfa tali aspettative. Poi, la crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, inclusa la sanità, rende il personale medico un facile bersaglio per sfogare rabbia e frustrazione.

I social, con la loro tendenza a polarizzare le opinioni e amplificare le emozioni, contribuiscono a creare un clima di tensione. Ho letto su Facebook, dopo l’articolo di Biancavilla Oggi, frasi di violenza verbale, erroneamente intesa come una “risposta giustificata” all’atto di aggressione, dando per scontato che tale atto sia stato generato da “malasanità”.

Al di là dell’episodio specifico di Biancavilla, chi commette atti di violenza contro il personale sanitario spesso manifesta caratteristiche psicologiche e comportamentali che possono essere ricondotte a patologie o disagi profondi. Molti aggressori hanno difficoltà a gestire emozioni intense: rabbia, frustrazione o paura. Queste persone possono esplodere in reazioni violente di fronte a situazioni percepite come minacciose o ingiuste. Dal punto di vista psicologico, i soggetti con tratti antisociali mostrano mancanza di empatia, impulsività e tendenza alla violazione delle regole sociali. In situazioni di stress, come quelle vissute in un pronto soccorso, queste caratteristiche possono favorire purtroppo dei comportamenti aggressivi.

Alcuni aggressori interpretano erroneamente le azioni del personale sanitario come ostili o malevole, alimentando sentimenti di sfiducia e reazioni “irregolari”.

Di fondo, c’è una bassa tolleranza alla frustrazione, infatti la mancanza di strumenti cognitivi ed emotivi per tollerare la frustrazione è una delle principali cause dell’aggressività. Un quadro particolarmente evidente in contesti sanitari, dove i tempi di attesa o i risultati insoddisfacenti possono essere percepiti come intollerabili.

C’è un altro punto importante da sottolineare. Tutte le aggressioni non si limitano a causare danni fisici al personale sanitario. Le conseguenze psicologiche possono essere profonde e durature. Molti operatori sanitari possono, infatti, sviluppare una “Sindrome da Burnout”. Il ripetersi di episodi di violenza contribuisce all’esaurimento emotivo, riducendo la capacità di affrontare lo stress e di empatizzare con i pazienti. Gli atti di violenza più gravi possono lasciare cicatrici profonde, con sintomi come flashback, ansia e ipervigilanza. Inoltre, lavorare in un ambiente ritenuto “pericoloso” può portare alla riduzione dell’entusiasmo e della passione per la professione.

È necessario, dunque, un approccio multidimensionale, che coinvolga istituzioni, società e individui. Bisogna attuare una “educazione pubblica” per ridurre la stigmatizzazione del personale sanitario e a promuovere una cultura del rispetto. Offrire assistenza psicologica agli operatori sanitari che subiscono aggressioni è fondamentale per prevenire il “Burnout”.

I fatti avvenuti all’ospedale di Biancavilla e le successive reazioni sui social contro il personale sanitario sono un fenomeno complesso, radicato in problemi psicologici individuali e dinamiche sociali disfunzionali. Affrontarli richiede un impegno collettivo per trasformare le strutture sanitarie in luoghi più sicuri, garantire il benessere degli operatori e promuovere una cultura di rispetto reciproco. Solo attraverso un approccio integrato si potrà ridurre questa drammatica tendenza.

*Il dott. Alessio Leotta è uno psicologo, psicoterapeuta e ipnotista della scuola di Milton Erickson. Svolge la libera professione a Biancavilla e ad Adrano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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