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Cronaca

Furto di 28 cavi, generatore ko: ospedale in tilt per il blackout

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La saletta del pronto soccorso dell’ospedale di Biancavilla

I ladri hanno portato via quasi 1 km di grossi fili elettrici. Sospesa l’attività delle attività operatorie, trasferita d’urgenza a Paternò una donna che stava per partorire. L’Asp: «Un atto deplorevole e di inaudita gravità». 

di Vittorio Fiorenza

Rubati 980 metri di cavi dalla cabina del gruppo elettrogeno in dotazione dell’ospedale di Biancavilla, ma ci si accorge del furto (compiuto da mani esperte e definito dall’Asp come «un atto di gravissima irresponsabilità») soltanto quando, ieri sera, Biancavilla (come altri comuni vicini) viene interessata da un blackout totale per oltre due ore. Così, pure il “Maria Santissima Addolorata” resta al buio e senza erogazione elettrica in tutti i reparti.

Altro che allerta meteo e previsioni (fortunatamente non concretizzatesi) devastanti. Per Biancavilla, forse, bisognava diramare un’allerta… elettrica. Il disagio e il disservizio maggiori, infatti, non sono stati causati dal maltempo e dalla pioggia (seppure copiosa), ma dal blackuot che ha lasciato al buio tutto il paese in serata e poi in piena notte, ancora dopo le 2.30.

Il paradosso è che la maggiore vulnerabilità l’ha rivelata la struttura ospedaliera. In casi di mancata erogazione elettrica del gestore pubblico, al nosocomio dovrebbe entrare in funzione automaticamente un generatore con la capacità di dare corrente elettrica a tutta la struttura. Ma così non è stato.

Nel momento in cui si è andati a verificare cosa non stesse funzionando nella cabina elettrica, l’amara e drammatica scoperta: rubati 28 cavi del diametro di 240 millimetri e 35 metri di lunghezza. Soltanto degli esperti hanno potuto fare una cosa simile.

«Si tratta di un episodio deplorevole e di inaudita gravità. Lunedì mattina i tecnici hanno effettuato –spiega a Biancavilla Oggi, Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania– le verifiche mensili sul corretto funzionamento dell’impianto. Ieri sera il direttore medico di presidio si è subito attivato per contenere la criticità ed evitare rischi ai pazienti. Il gruppo di continuità ha funzionato correttamente per il tempo tecnicamente previsto».

Poi, il collasso. Dal pronto soccorso al reparto di Ginecologia si possono immaginare i disagi. Si è lavorato praticamente… a lume di candela. O con l’ausilio delle luci degli schermi dei cellulari. Nel reparto di “Ostetricia e Ginecologia”, in particolare, proprio nel momento del blackout una donna ricoverata era in travaglio. Anche se la sala operatoria è dotata di un proprio gruppo di continuità, il primario Giuseppe Bonaccorsi ha ritenuto che le condizioni di sicurezza non fossero sufficienti e ha disposto il trasferimento della donna a Paternò, dove effettivamente ha partorito, non senza l’apprensione dei familiari.

«Abbiamo denunciato il fatto –sottolinea ancora il dr. Luca– alle autorità competenti e contestualmente abbiamo attivato le procedure di somma urgenza per l’acquisto dei cavi. L’attività delle sale operatorie è interrotta fino al ripristino del gruppo elettrogeno». Questo significa che le ricoverate di “Ginecologia ed Ostetricia” sono state trasferite a Paternò, così come i pazienti di altri reparti per i quali era stato previsto un intervento chirurgico. Oltre alla donna che ha partorito ieri sera, stamattina altre due donne, trasferiti da Biancavilla a Paternò, hanno dato alla luce i loro bimbi.

Il Comitato per l’ospedale di Paternò, in una nota, sottolinea che «lascia quantomeno perplessi che ci si sia accorti del furto solo al momento dell’emergenza. Il “Santissimo Salvatore” ha risposto bene all’emergenza: a testimonianza che le professionalità dell’ospedale – assieme a quelle di Biancavilla – sono di alto e assoluto profilo. Altro che tagli. Altro che declassamento dell’ospedale di Paternò».

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Cronaca

Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati

Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti

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Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).

Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.

Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.

Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.

In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.

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