Chiesa
Padre Pino, in ginocchio, rinnova le promesse sacerdotali all’arcivescovo

«Si, lo voglio». Davanti mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, inginocchiato ai suoi piedi, padre Pino Salerno risponde alle domande, rinnovando così le sue promesse sacerdotali. Le stesse che il 14 settembre del 1989 aveva fatto davanti all’allora guida della diocesi, mons. Luigi Bommarito.
Nella basilica “Maria Santissima dell’Elemosina”, si sono concluse così le celebrazioni, cominciate lo scorso 8 settembre, per il 25esimo anniversario di sacerdozio del prevosto-parroco.
Una solenne celebrazione, con l’immancabile coro polifonico diretto da Filadelfio Grasso, che segue quella di due settimane fa, altrettanto solenne e certamente più affollata, in cui tutta la comunità parrocchiale si è stretta attorno a padre Pino.
«Gli anni di sacerdozio di padre Pino e di tutti noi –ha detto l’arcivescovo Gristina– sono anni in cui il Signore manifesta la sua Misericordia. Lo fa attraverso la nostra umile collaborazione. È speciale la nostra collaborazione, non perché siamo più bravi degli altri ma perché il Signore ci ha chiamati e questo ci impegna ad una risposta d’amore più diretta con il servizio a Lui. Ecco perché diciamo grazie a padre Pino, gli auguriamo di continuare sempre con impegno il suo ministero e lo ringraziamo per l’impegno che ha profuso».
Ad ascoltare, seduto e chino, anche padre Placido Brancato, che, nonostante l’età, non è mancato all’appuntamento. «Gli anni di ministero di padre Pino sono tanti, ma –ha voluto sottolineare il vescovo– non quanti quelli, abbondandissimi, del nostro amato decano. Il nostro carissimo padre Placido ci precede tutti, non soltanto per età, ma per l’impegno, per la dedizione e per tutto quello che ha fatto, di cui voi, a Biancavilla, avete beneficiato e siete testimoni».
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Chiesa
La devozione e gli “ossequi”: restaurata la statua della Madonna del Carmelo
Interventi finanziati dai fedeli della parrocchia dell’Idria: l’opera è di Giovambattista Sangiorgio

Dopo mesi di restauro, la parrocchia Santa Maria dell’Idria rivede il simulacro della Madonna del Carmelo in una nuova veste. Un’opera interessata ad interventi, finanziati esclusivamente dai fedeli.
La statua, realizzata con la tecnica dell’impannaggio – che prevede l’utilizzo di legno, tela, colla e stucco, ampiamente utilizzata in Sicilia – è un’opera del biancavillese Giovambattista Sangiorgio (lo stesso autore del “Cristo Risorto” di Biancavilla): risale al 1901 ed è collocata nella nicchia a lei dedicata all’interno della chiesa.
La devozione alla Madonna del Carmine è una caratteristica del Sud Italia: tante in Sicilia le chiese e le associazioni a lei dedicate. Nella parrocchia biancavillese, in passato, durante la quindicina, la messa era molto partecipata e i fedeli sostavano davanti all’altare per rivolgere i cosiddetti “ossequi”.
La statua della Madonna del Carmelo era stata già interessata, con il parroco padre Salvatore Nicoletti, a lavori, eseguiti dal professor Antonino Distefano. Restauri che, però, avevano bisogno di un nuovo ripristino.
Lo hanno eseguito, nei mesi scorsi, due giovani artisti, Francesca Crispi e Alfredo Sergi. Innanzitutto è stata resa solida la base, in seguito sono state ricostruite alcune parti mancanti e, infine, sono stati riportati i colori e le rispettive decorazioni al loro stato originale.
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Chiesa
Quel viaggio chiamato “adolescenza”: lo psicologo parla all’oratorio “Don Bosco”
Un confronto aperto e serrato tra il dott. Alessio Leotta e i giovani della parrocchia dell’Annunziata

Un’occasione di formazione e riflessione per parlare di adolescenza a una platea di… adolescenti. L’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Annunziata ha promosso l’incontro con i propri giovani, ponendoli davanti ad un ospite esperto in dinamiche adolescenziali. Ragazze e ragazzi si sono confrontati con il dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta, affrontando diversi aspetti di quella età, cruciale per la crescita e la formazione dell’individuo.
Il professionista ha proposto un’analisi approfondita di questa delicata fase della vita, soffermandosi su aspetti fondamentali come il cambiamento dell’identità, le sfide emotive, il bisogno di appartenenza, la gestione delle relazioni e la scoperta della propria autonomia. L’approccio non è stato solo teorico, ma fortemente partecipativo: i giovani sono stati invitati a condividere liberamente le proprie esperienze, emozioni e dubbi.
Molti hanno trovato lo spazio per raccontare vissuti personali, paure e desideri, scoprendo nel gruppo un luogo sicuro dove potersi esprimere senza giudizio. Il dott. Leotta ha creato un clima accogliente, rispondendo con empatia e professionalità alle domande e ai racconti.
Un confronto che ha generato una profonda consapevolezza collettiva: l’adolescenza, con tutte le sue difficoltà, è anche un’opportunità per conoscersi meglio, per imparare a relazionarsi con gli altri e per costruire il proprio futuro. Un bagaglio di conoscenze in più per i giovani dell’oratorio “Don Bosco”, più compresi, motivati e pronti ad affrontare il proprio percorso con maggiore serenità.
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