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Editoriali

Disinteresse, apatia e sconforto ma noi non ci giriamo dall’altro lato

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Nell’arco di una settimana dall’annuncio dell’avvio di Biancavilla Oggi, tanti sono stati i messaggi ricevuti: auguri, incitamenti, congratulazioni… Ma non sono mancati messaggi che, pur auspicando ogni bene a questo nuovo giornale e alla nostra iniziativa editoriale, fanno trasparire apatia, scoraggiamento, disinteresse, rassegnazione, illusioni infrante. Ve ne trascriviamo alcuni stralci. Quanto basta per potere riflettere anni e farci convegni a vita.

Un’informazione libera a Biancavilla? A che serve se ogni cittadino si può comprare con un tozzo di pane?

Raccontare ai biancavillesi ciò che succede nel palazzo comunale: questo è necessario. Però dubito che questo possa cambiare le cose e servire efficacemente a fare prendere coscienza della mediocrità imperante.

Mi raccomando: facci vedere cosa combinano in quelle commissioni consiliari. Bleeeee

Io a Biancavilla ci dormo e basta. Non me ne frega niente, può essere rasa al suolo. Anzi, deve essere rasa al suolo. Solo con una soluzione radicale, per esempio una bomba atomica (che ne pensi?), si può purificare da tutti i mali.

Per favore, non parlate di politica perché allora è meglio youporn o una birra con rutto libero.

Siete degli eroi, se io avessi più coraggio, me ne scapperei da qui e non mi girerei indietro.

Certo, rispetto al totale, quelli con questo tono rappresentano messaggi minoritari. Ma abbiamo voluto pubblicarli lo stesso. Sono sentimenti esistenti e diffusi. Biancavilla Oggi ha un altro modo di vedere le cose: il racconto del degrado e la denuncia delle inefficienze e delle incapacità, spesso sconfortano e lasciano senza fiato. Ma non si può né fuggire né restare impassibili. Biancavilla Oggi nasce anche per evitare di doverci girarci, colpevolmente, dall’altro lato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Editoriali

Facce da “casting” e quegli anticorpi che la politica (ancora) non possiede

Per inciso: la parola “mafia” assente o genericamente accennata nei due programmi elettorali

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Guardateli in faccia: sorridenti, ammiccanti, levigati, incipriati e luminosi. Sembrano partecipanti ad un casting televisivo. Invece, i loghi elettorali a fianco a tanti mezzibusti, certificano la loro aspirazione a diventare classe dirigente di Biancavilla. Eccoli, i candidati. Tutti in corsa per un posto in Consiglio Comunale. Tutti motivati dal meccanismo del “turnover” e del ripescaggio assicurato. Tutti con buoni propositi e idee sfavillanti. Rigorosamente «per il bene di Biancavilla»: mai frase è stata più abusata. Li guardi, i santini elettorali di entrambe le coalizioni, mentre scorrono su Facebook, Instagram e persino TikTok. Al netto dei filtri, ti rendi conto dell’esistenza di un esercito di perfetti sconosciuti. Non pensavamo ci fosse tutta questa vibrante passionalità e questo fervore politico con la vocazione kennedyana «a fare qualcosa per il nostro paese».

Speriamo che quanti verranno eletti conoscano già da ora, almeno, cosa siano una determina e una delibera, un’interrogazione e un’interpellanza, e non incappino in una figura di capra se vorranno presentare una mozione (attenzione al numero delle firme). Vorremmo auspicare che rappresenti un episodio unico e irripetibile, quello di un consigliere neo eletto qualche tempo fa. Un po’ spaesato, varcando l’ingresso del municipio nella sera dell’insediamento, ci chiese indicazioni per raggiungere l’aula consiliare. Non vi era mai entrato e non sapeva se il tempio della democrazia locale si trovasse al primo o al secondo piano.

Vorremmo confidare – in tal senso – in una migliore e più accurata selezione degli inquilini del palazzo comunale. Ma chi sono tutti questi concorrenti – pardon, candidati – dell’edizione 2023? Dove sono stati finora? Tizi, quasi tutti, anonimi nella vita pubblica cittadina: mai avvistati ad una seduta consiliare o a momenti istituzionali, neppure alla presentazione di un libro. In tanti, sulle storie e sulle bacheche social, hanno postato – ecco la novità – una sorta di programma personale. Temini di scuole medie, spesso sgrammaticati. Nessuno in grado di fare un’analisi politica o amministrativa degna di nota. Parole vaghe, frasi fatte, luoghi comuni: io, io, io al centro del messaggio, l’istituzione consiliare messa su uno sfondo sfocato. Ma guai a non essere sorridenti, ammiccanti, levigati, incipriati e luminosi. Il vuoto in una folla di facce.

E si sa: «La folla è madre di tiranni», diceva Diogene il cinico. Già, la si può buttare in filosofia. Ma è nella calca che si nascondono le insidie, rischiando di inciampare. È lì che si mescolano burattini, prestanome o parentele imbarazzanti. Non bastano i ritocchi di Photoshop. Eccoci, dunque, a riproporre un tema assai caro a questo giornale: quello dell’etica pubblica. Un tema che Biancavilla Oggi, sempre in solitaria, ha sollevato mille volte. Un esempio?

«Per chi voteranno i mafiosi di Biancavilla?», ci chiedevamo retoricamente alcune campagne elettorali addietro, suscitando mugugni e alzate di spalla. Interrogativo sempre valido. Per inciso: la parola “mafia” appare genericamente accennata una volta nella penultima delle 40 pagine del programma elettorale di Antonio Bonanno ed è assente nelle 33 pagine presentate da Andrea Ingiulla: neppure una nota a margine. Meglio sventolare il termine “legalità”, che va bene sempre e ovunque. Impensabile che si indichi esplicitamente la denominazione del clan locale o dei gruppi criminali nemici numero 1 della città. Figurarsi mettere nero su bianco, una buona volta, la promessa che il Comune si costituirà sempre parte civile nei processi contro i mafiosi. Semplice: se il problema non ha un nome… non si pone e non esiste. In fondo, è noto che questa meravigliosa terra di Biancavilla sia afflitta da terribili piaghe. Una di queste è senza ombra di dubbio… il tttraffico. Ooo minchia, Johnny!!!

Storia vecchia, sia ben inteso. Storia che travalica sindacature, consiliature e schieramenti. Ogni campagna elettorale e ogni stagione politica registrano sviste e scivoloni, riservando scene ed istantanee… eticamente discutibili. Ricordiamo il consigliere comunale partecipe al corteo funebre del boss morto ammazzato. Ricordiamo il candidato scortato e spalleggiato dal noto pregiudicato, protagonista in diversi blitz. Ricordiamo il comiziante di piazza Roma, applaudito dall’allora reggente del riorganizzato clan, presente e coinvolto tra il pubblico. Ricordiamo le porte spalancate dei saloni, un tempo abitati dai marchesi delle Favare, concessi per una calorosa cerimonia di un “signore” con curriculum da 41 bis: applausi, abbracci e petali di fiori.

Non c’entra il Codice penale. La materia ha a che fare, piuttosto, con la condotta personale, elettorale ed istituzionale. Riguarda l’(in)opportunità di certe scelte eventualmente ambigue, opache, interessate o clientelari. È materia politica su cui dovrebbero vigilare rappresentanti di partito, referenti di lista, candidati a sindaco e, ad urne chiuse, tutti gli eletti. Spesso, invece, si preferisce il silenzio. Silenzio complice, a parte qualche rara e meritoria distinzione.

Come dimenticare, nella campagna elettorale 2013, il rigore della candidata a sindaco di “Biancavilla Bene Comune”, Flavia Cantarella (condiviso anche dall’allora candidato 5 Stelle, Carmelo Petralia), mostrato sullo scandalo delle “commissioni bluff” e degli inquisiti per abuso d’ufficio piazzati negli altri schieramenti? Sappiamo come finì: chi denunciava quella vergogna venne punito e scartato dal responso dei votanti. Gli accumulatori compulsivi di gettoni di presenza (lievitati a 200mila euro) furono premiati e rieletti. Uno degli imputati, dai banchi del Pd, proprio nella seduta di insediamento, rivolse uno sciagurato, squallido e sprezzante intervento contro gli avversari, in particolare Flavia Cantarella. Una pernacchia soffiata – nell’assoluta ed unanime indifferenza, compresa l’intellighènzia nostrana – verso chi aveva giustamente sollevato la questione morale di berlingueriana memoria, per quello scempio delle istituzioni usate come bancomat da tutte le forze consiliari, nessuna esclusa.

Già, storia vecchia. Mica tanto, visto che qualche strascico giudiziario di quell’inchiesta (finita in prescrizione nel 2015) risulti ancora pendente in sede civile. Di sicuro, ogni competizione per le Amministrative fa emergere – seppure per aspetti non generalizzati ma circoscritti – il volto tetro e ambiguo di certa Biancavilla. La campagna elettorale in corso non fa eccezione. E c’è la conferma, ancora una volta, che la politica locale non abbia sviluppato quegli anticorpi essenziali perché possa essere ed apparire sana, limpida, pulita. Al di sopra di ogni sospetto, di ogni dietrologia, di ogni imbarazzo.

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