Cronaca
Morto il nascituro, colpa dell’ospedale: coppia risarcita con 370mila euro
Una vicenda dolorosa: «Doveva essere il giorno più bello della nostra vita, ma è stato quello più brutto»
Erano giorni in cui fervevano i preparativi per la nascita del loro primo figlio. Tutto stava procedendo regolarmente. Poi, l’evento improvviso, in piena notte: la rottura della membrana. La corsa al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”. L’allarme, tra momenti concitati, in attesa dell’operatore reperibile. Ma quando arriva il medico di guardia è troppo tardi. Il feto è privo di vita. Lo sconforto ed il dolore per una giovane coppia di Biancavilla sono indescrivibili.
Una vicenda che Biancavilla Oggi aveva raccontato nel 2014. Adesso, la quinta sezione civile del Tribunale di Catania ha emesso una sentenza, a firma del giudice Gaetano Cataldo, che condanna l’Asp di Catania (da cui dipende l’ospedale biancavillese). Sentenza che riconosce alla coppia un risarcimento di 370mila euro per il danno subito. Sì, perché la vita del nascituro –è la conclusione della perizia– poteva essere salvata. Ciò non è stato possibile per l’elevata disorganizzazione della struttura ospedaliera di Biancavilla.
La causa si è avvalsa solo della consulenza tecnica d’ufficio, affidata al dott. Paolo Vigo, che ha analizzato il materiale documentale e ricostruito la storia clinica del parto.
«Nulla può essere imputato –viene sostenuto nella relazione peritale– ai sanitari ed ai parasanitari che a vario titolo si sono succeduti nella gestione del caso. Sicuramente, invece, si può imputare responsabilità in capo alla struttura che non è adeguatamente organizzata per le urgenze / emergenze». Il giudizio –va detto– fotografa la situazione all’ottobre 2014.
Dal suo canto, l’Asp ha difeso l’operato dei sanitari dell’ospedale di Biancavilla, definendo la loro condotta “ineccepibile” ed imputando la perdita del feto «a qualche evento imprevisto ed imprevedibile fuori della signoria dei sanitari, non meglio accertato a causa del rifiuto dei coniugi di far eseguire l’autopsia del feto».
«Se il cesareo fosse stato eseguito prima…»
Sulle carenze organizzative non vi sono dubbi. «Non è ammissibile –specifica ancora il Ctu– lasciare un reparto come quello di ostetricia senza medico di guardia. Infatti, se il cesareo fosse stato eseguito nei momenti immediatamente successivi all’orario in cui il tracciato era francamente patologico, ci sarebbe stata una elevata chance di sopravvivenza del feto, pur non potendosi, naturalmente, escludere eventuali danni ischemici».
Parole che restano impresse nella mente dei due aspiranti genitori, che nell’atto di citazione hanno sottolineato di avere appreso con «immensa e indescrivibile felicità di aspettare il loro primo figlio». E che poi hanno dovuto patire un «gravissimo shock quando, all’esito del travaglio, quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita, si è trasformato nel più brutto».
Da qui, l’avvio della causa civile contro l’Asp di Catania, conclusa con il risarcimento, quantificato in 200mila euro alla madre e 170mila euro al padre (al lordo delle spese di difesa). La coppia è stata assistita dall’avv. Dario Seminara e l’azienda sanitaria dall’avv. Domenico Di Stefano.
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Cronaca
Da una cicca di sigaretta all’incendio, soccorse due ragazze a Biancavilla
Intervento dei vigili del fuoco in un’abitazione di via Greco Sicula, nel quartiere “Cristo Re”
Una sigaretta che si pensava spenta nel posacenere finisce nella spazzatura, posta in sacchetti sul balcone, al primo piano di un’abitazione. Qualche minuto e si sprigionano fiamme e fumo. È accaduto in via Greco Sicula, a Biancavilla, nel quartiere della parrocchia Cristo Re.
Sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Adrano, che hanno messo in sicurezza i luoghi. Sul posto anche agenti della polizia locale.
Un’ambulanza del 118 con medico a bordo è stata chiamata per dare soccorso a due sorelle di 11 e 14 anni, le uniche che erano in casa. Avevano respirato i fumi e per precauzione si è preferito sottoporle all’esame medico. Per loro, comunque, nulla di grave. Non è stato necessario il trasporto al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”.
Quanto alla casa, al di là dei luoghi anneriti dal fumo, per fortuna resta agibile e quindi abitabile.
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