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Quando l’amicizia segna il discrimine per la solidarietà in fascia tricolore

Bonanno e la vicinanza “istituzionale” a Pogliese, condannato per peculato: due o tre cose da dire…

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© Foto Biancavilla Oggi

Non ho nulla contro Salvo Pogliese e il pensiero che esprimo non ha niente a che vedere né con lui né con la condanna per peculato che ha riportato. Anzi, se risponde al vero che il primo cittadino di Catania sia estraneo ai fatti, gli auguro di potere fare valere le sue ragioni. Lo potrà fare nei successivi gradi di giudizio di cui legittimamente potrà servirsi, così come lo augurerei a chiunque.

Sento però di dovere affidare a Biancavilla Oggi, giornale del quale notoriamente condivido valori etici e morali, il pensiero che mi ha assalita quando ho letto che il sindaco di Biancavilla si è premurato ad esprimere la propria solidarietà a Salvo Pogliese, dopo la diffusione della notizia della sua condanna.

Ebbene, è noto a tutti che Bonanno e Pogliese siano molto amici. La manifestazione di solidarietà del primo verso il secondo è comprensibile ed apprezzabile proprio in virtù del suddetto rapporto amicale. Non è comprensibile, però, che tale solidarietà sia stata palesata pubblicamente e soprattutto che sia stata resa nella veste di sindaco.

A maggior ragione, perché in un’altra occasione, lo stesso Bonanno si è mostrato cauto rispetto a una (dovuta) manifestazione di solidarietà sollecitatagli più volte da Biancavilla Oggi.

Mi riferisco ai vergognosi episodi della brutale aggressione che ho subito in pieno giorno al centro di Biancavilla. Fatti accaduti in presenza di numerosissime persone. Alcune delle quali bazzicano il Comune a vario titolo (potrò essere più esplicita solo dopo che avrò reso formale testimonianza nel processo).

Ed infatti, il sindaco ha detto più volte a chiare lettere che, seppur stigmatizzava la violenza (frase noiosamente scontata), riferiva di avere scelto una posizione particolarmente cauta poiché non conosceva le carte del procedimento penale. 

Mi chiedo e vi chiedo: il sindaco conosce le carte del procedimento a carico di Pogliese? E se le conosce, ha le competenze giuridiche per potere spingersi fino a manifestare solidarietà per una sentenza di condanna che dice di rispettare (altra frase noiosamente scontata) e che, seppur non definitiva, è comunque espressione dell’Autorità Giudiziaria?

E se anche avesse le competenze giuridiche per comprendere il contenuto degli atti penali, perché non mi ha chiesto copia degli atti riguardanti il mio procedimento.

Così avrebbe ben potuto vedere le immagini che mi ritraggono mentre mi tengo il volto dopo essere stata colpita (e poco prima di essere colpita di nuovo) dai soggetti che mi hanno aggredita. Oppure ben avrebbe potuto vedere il momento in cui un suo concittadino mi strappava la borsa mentre mi difendevo da altri aggressori. Bastava chiedere le carte e sarebbe stato accontentato.

Quale il discrimine della solidarietà?

Mi chiedo e vi chiedo, qual è il discrimine per il quale Bonanno sceglie di manifestare pubblicamente e, soprattutto, nella qualità di sindaco, la propria vicinanza ad un altro sindaco per la condanna da questi riportata per il reato di peculato? Sottintendendone quindi l’ingiustizia. Mentre ha ritenuto di tacere e addirittura di non costituirsi parte civile nel processo penale relativo ad un evento scandaloso, vergognoso, indecente. Un evento che è l’espressione della subcultura, dell’arretratezza, della grettezza, del maschilismo, della bifolcheria, della cafoneria, della delinquenza, della violenza. Violenza di cui certa Biancavilla si è tristemente macchiata il 2 ottobre 2016.

È noto che nel processo siano imputati anche alcuni poliziotti municipali (compreso il comandante, chiamato in causa per fatti successivi a quelli dell’aggressione). Per questo, il sindaco, rappresentante della più alta istituzione del paese e non di questo o di quell’amico, avrebbe dovuto manifestare solidarietà alle vittime dell’aggressione. Ma anche porgere le proprie scuse a nome di quella istituzione che non ha saputo evitare un evento così tanto sdegnoso.

Glorioso, Bonanno e la parte civile

È pur vero che al tempo dell’aggressione il sindaco era un altro, altrettanto silente: inutile infierire. Costituzione di parte civile: un atto che, senza dubbio alcuno, spettava a Glorioso ma che non ha fatto. Però Bonanno avrebbe potuto ribaltare la scelta politica (di questo si tratta) del suo predecessore. Ma non l’ha fatto.

Eppure, lo stesso sindaco che oggi si espone per una condanna di peculato (reato contro la Pubblica Amministrazione, della quale anche il sindaco è rappresentante), non si è esposto per una cittadina vittima di rapina e di lesioni (reati contro la persona).

Cittadina che è rimasta sui luoghi della fiera, mettendo a rischio se stessa, per un atto di civiltà, poiché chi di dovere ritardava ad intervenire. Il discrimine è forse l’amicizia con questo e quell’altro? Ebbene, non sono amica del sindaco. È evidente.

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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