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Pilar Castiglia e la fiera del bestiame: «Disgustata dal silenzio di Glorioso»

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Un anno fa, i fatti di via della Montagna, in occasione della fiera abusiva degli animali. Fanno ancora una certa impressione le immagini di violenza, aggressioni e resistenza nei confronti dei carabinieri e di due donne: la responsabile Lav, Angelica Petrina, e l’avv. Pilar Castiglia. Ma quest’anno, il sindaco Giuseppe Glorioso ha firmato un’ordinanza per vietare la “manifestazione”. Abbiamo chiesto un commento all’avv. Castiglia sulla decisione presa dal capo dell’amministrazione. Queste le sue parole.

Sono disgustata. Il sindaco si è così tanto disinteressato dei gravi fatti del 2 ottobre 2016 che parla di cose che non conosce. Infatti, se si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo che io non ho partecipato ad alcun blitz, ma che quella mattina, dovendomi recare ad Adrano da una operatrice del mio Centro Antiviolenza, mi sono fermata a piazza Sgriccio perché Angelica Petrina si trovava da sola in mezzo a decine di uomini che la guardavano con sdegno, la ingiuriavano e le sputavano addosso. Il mio intento era solo quello di farle compagnia fino a che non fosse arrivata la Polizia Municipale ripetutamente chiamata dalla Petrina, ma che tardava ad arrivare.

Se il sindaco si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo che dopo che il maresciallo è stato ferito, sono stata l’unica a chiamare i soccorsi, il 118, la Polizia, i Carabinieri ed è per questo che sono stata aggredita e rapinata della mia borsa e del mio telefono, proprio perché ho chiamato i soccorsi in aiuto ai carabinieri presenti, ma questo non è stato gradito dalle bestie che mi hanno picchiata e derubata.

Se il sindaco si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo che sono stata aggredita da un gruppo di uomini che mi hanno presa a sberle, a pugni in testa, che mi urlavano “puttana, stai chiamando gli sbirri”, mentre mi strappavano dalle mani il telefono e la borsa.

Se il sindaco si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo che ho riportato trenta giorni di prognosi, non perché ho partecipato a un blitz, ma perché come ogni cittadino civile dovrebbe fare, mi sono adoperata per chiamare soccorso, quando invece avrei potuto tirare dritto come in tanti hanno fatto.

Se il sindaco si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo che la violenza e la rapina che ho subito nel pieno centro di Biancavilla e in pieno giorno mi hanno lasciato un segno indelebile, così come un segno indelebile mi ha lasciato il suo silenzio e quello di tutti gli altri, di maggioranza e opposizione, donne comprese, che con lui hanno taciuto e non mi hanno fatto una sola telefonata per sapere come io stessi. Che si mettano una maschera! Tutti!

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Se il sindaco si fosse disturbato ad informarsi, avrebbe saputo dello schifo che ho provato quando qualche rappresentante della sua illuminata amministrazione, così come ha fatto anche qualche nostro stupido, ignorante e omertoso compaesano, ha dichiarato che io me la sarei cercata. Certo, perché la colpa è sempre della vittima! Certo, perché per non cercarmela, avrei dovuto andare via e fare finta di non vedere, come classicamente avviene nel nostro civilissimo paesello.

Il mio sdegno mi porterebbe a dire tanto altro, ma c’è un procedimento penale in corso ed è alla Giustizia che io mi affido, sia per i bastardi che vigliaccamente mi hanno circondata, picchiata e rapinata e sia per coloro (che preferisco non definire) che non hanno impedito il vergognoso scempio che è avvenuto il 2 ottobre 2016, in piena mattinata, sotto gli occhi di decine di uomini e di tanti bambini, nel nostro bel paesello.

Che taccia, il sindaco, e che a questo punto mi faccia la cortesia di non replicare perché non c’è nulla che possa dire per recuperare alla figura che ha fatto e per compensare l’indifferenza e la freddezza con le quali ha affrontato gli scandalosi fatti del 2 ottobre. Taccia. Non faccia altro danno. Taccia.

Non si dimentichi che lui è quello stesso sindaco che dopo le aggressioni, si è recato in ospedale per informarsi sullo stato di salute del maresciallo, ma non si è disturbato ad aspettare che io uscissi dalla sala del pronto soccorso per sincerarsi che stessi bene. Di certo sentiva le mie urla di dolore fisico e di rabbia, ma non si è disturbato ad informarsi.

Se ne è andato per affrettarsi a pubblicare un finto messaggio di solidarietà su Facebook tanto insulso quanto insignificante. Sindaco, la prego, taccia. Se tace, forse, un giorno, riuscirò a dimenticare, ma non prima che tutti i responsabili, tutti, anche coloro che dovevano vigilare e non lo hanno fatto, vengano condannati per l’indecenza dei fatti del 2 ottobre 2016.

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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