Detto tra blog
Biancavilla, il paese più bello al mondo: il “sogno” di sentirlo al Tg1

Potete immaginare con quale soddisfazione stamattina ho accolto in ufficio il saluto del collega che ha esordito: “Ieri al tg ho sentito parlare del tuo paese. Siete messi veramente male!”.
Eh già, siamo giunti alla ribalta mediatica, abbiamo conquistato l’ambito trofeo di fare la nostra bella passerella sul Tg1 nazionale!
Non so se vale in questo caso l’adagio “nel bene o nel male, purché se ne parli…!”. Purtroppo certa pubblicità non aiuta molto. Specialmente se si è impegnati – come nel mio caso – a sfatare i luoghi comuni dei colleghi del nord i quali credono che per le strade dei nostri paesi si assista ogni giorno a scene di sparatorie e rapine. Io sorrido dicendo: “ma non siamo mica nel far west, o nel terzo mondo…”. Poi ci pensa la cronaca a smentirmi puntualmente!
Negli ultimi mesi, in particolare, tra blitz e omicidi, ci siamo guadagnati ampi spazi sulle più note testate giornalistiche italiche. Qualcuno si è limitato a dire vagamente “nel catanese…” . Fiuuu, che sospiro di sollievo…!
La questione dell’amianto è seria. Per carità. Ma forse non tanto quanto si vorrebbe far credere. Tuttavia, mi rendo conto benissimo che se tutto questo clamore può aiutare a portare in paese un po’ di soldini, in un momento in cui la crisi economica sembra non lasciare spazio a iniziative economiche di nessun tipo, mi va pure bene. Se poi salviamo anche qualche vita umana, ancora meglio, ci mancherebbe.
Mi resta un solo rammarico: perché non riusciamo a conquistare copertine e titoli anche per qualche bella notizia, per un primato di eccellenza, per un merito significativo…?
I have a dream: quello di ritrovarmi ad accendere un giorno la tv e ascoltare al Tg1 la notizia: Biancavilla è il paese più bello al mondo dove poter vivere!
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Detto tra blog
I carri “riciclati” e l’inutile classifica: appunti sul Carnevale di Biancavilla
Un evento di successo, ma ci sono aspetti da correggere: il montepremi si divida in parti uguali


Il Carnevale di Biancavilla è un evento riuscito. Un successo consolidato. Va dato atto all’attuale amministrazione comunale che ha resuscitato e salvato un’occasione capace di animare un’intera comunità. Protagonisti indiscussi sono i carristi, che – al di là delle qualità artigianali – offrono aggregazione e socialità. A loro va dato il merito principale. Sono loro il vero motore.
Detto questo, a margine di un Carnevale 2025 ormai archiviato, accogliamo la sollecitazione di tanti biancavillesi ad evidenziare una serie di osservazioni critiche, che qui di seguito sintetizziamo, con l’intento di correggere e migliorare l’organizzazione di una manifestazione particolarmente amata e attesa.
Carri comprati e “riciclati”
Non tutti lo sanno, ma i carri di Biancavilla non sono sempre realizzati di sana pianta. È prassi comprarli da altri paesi (sì, c’è un vero e proprio mercato) e “riciclarli”. Si acquistano per intero o solo alcune parti. Insomma, si assemblano dei pezzi, magari riverniciandoli o sottoponendoli ad un ritocco di colori. Altri utilizzano delle basi già pronte. Non essendoci un regolamento che ne impedisca la partecipazione, non è vietato. Ne consegue, quindi, che a Biancavilla (a parte alcune eccezioni) non ci sono artigiani di “carri allegorici” ma assemblatori. È uno scandalo? No, però tutto questo ha delle implicazioni pratiche e logiche.
Classifica e giuria da abolire
Che senso ha, dunque, un concorso che preveda una classifica e una giuria che, per stilarla, debba fare delle valutazioni. Per inciso: i giurati dovrebbero avere competenze, esperienze, titoli e curriculum per emettere un verdetto, credibile e imparziale. Li posseggono? Chiusa parentesi.
Dicevamo della classifica. A parte gli “ex aequo” dal sapore democristiano, di fronte a carri assemblati, parzialmente raffazzonati o creati di sana pianta a Biancavilla, come ci si comporta? Come si fa a giudicare “originale” un carro che in realtà negli anni precedenti è già apparso ad Acireale o a Sciacca? E come è possibile che un manufatto effettivamente originale non venga apprezzato, valorizzato e premiato come tale?
Montepremi in parti uguali
Il problema è facilmente risolvibile: si abolisca la classifica, si evitino i giurati e si preveda un budget complessivo, dividendolo in parti uguali a tutti i carristi. Anzi, diciamo di più: il montepremi venga raddoppiato o si porti a 100mila euro. Sarebbe un formidabile incentivo a realizzare (o assemblare, poco importa a quel punto) carri di maggiore qualità e con più spettacolari effetti speciali.
La politica stia alla larga
Un’ultima osservazione: si faccia un regolamento chiaro. E magari si specifichi un elemento di buon senso che evidentemente, a Biancavilla, è necessario codificare. La politica stia alla larga dai carri. Vedere politici indaffarati attivamente nella partecipazione ai vari gruppi di carristi è cosa inopportuna (per usare un eufemismo), visto che i gruppi beneficiano poi di soldi comunali. L’etica pubblica è materia seria: non può svanire come un pugno di coriandoli in faccia. Il sindaco Antonio Bonanno e il suo staff organizzativo appuntino tutte queste osservazioni: ne facciano tesoro per il prossimo anno.
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Detto tra blog
L’aggressione in ospedale e i commenti “violenti” sui social contro i medici
Frustrazione, rabbia, intolleranza: fenomeni in aumento che analizziamo con l’aiuto dello psicologo


L’aggressione subita dal personale dell’ospedale di Biancavilla (con conseguente arresto dei carabinieri della donna che se ne è resa responsabile) ha innescato sui social pure un affollamento di commenti “violenti”. Quasi tutti rivolti a medici, infermieri e operatori sanitari. Data la maggiore frequenza degli episodi, gli ospedali vengono visti come luoghi “a rischio” per chi vi lavora. Un fenomeno che crea non solo un problema di sicurezza pubblica, ma riflette una complessa interazione di fattori psicologici e sociali che meritano un’analisi.
La violenza contro gli operatori sanitari è alimentata da una combinazione di fattori. Tra questi, la percezione del sistema sanitario come “sistema inefficiente”. I biancavillesi lamentano tempi di attesa lunghi e risorse insufficienti. Ciò genera frustrazione sia nei pazienti che nei loro familiari. L’insoddisfazione può sfociare in episodi di aggressività, soprattutto in situazioni di emergenza. La nostra società sembra essere sempre meno tollerante, di fronte ad aspettative irrealistiche sulla rapidità e l’efficienza dei servizi. Intolleranza che può sfociare in comportamenti violenti, quando il servizio sanitario non soddisfa tali aspettative. Poi, la crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, inclusa la sanità, rende il personale medico un facile bersaglio per sfogare rabbia e frustrazione.
I social, con la loro tendenza a polarizzare le opinioni e amplificare le emozioni, contribuiscono a creare un clima di tensione. Ho letto su Facebook, dopo l’articolo di Biancavilla Oggi, frasi di violenza verbale, erroneamente intesa come una “risposta giustificata” all’atto di aggressione, dando per scontato che tale atto sia stato generato da “malasanità”.
Al di là dell’episodio specifico di Biancavilla, chi commette atti di violenza contro il personale sanitario spesso manifesta caratteristiche psicologiche e comportamentali che possono essere ricondotte a patologie o disagi profondi. Molti aggressori hanno difficoltà a gestire emozioni intense: rabbia, frustrazione o paura. Queste persone possono esplodere in reazioni violente di fronte a situazioni percepite come minacciose o ingiuste. Dal punto di vista psicologico, i soggetti con tratti antisociali mostrano mancanza di empatia, impulsività e tendenza alla violazione delle regole sociali. In situazioni di stress, come quelle vissute in un pronto soccorso, queste caratteristiche possono favorire purtroppo dei comportamenti aggressivi.
Alcuni aggressori interpretano erroneamente le azioni del personale sanitario come ostili o malevole, alimentando sentimenti di sfiducia e reazioni “irregolari”.
Di fondo, c’è una bassa tolleranza alla frustrazione, infatti la mancanza di strumenti cognitivi ed emotivi per tollerare la frustrazione è una delle principali cause dell’aggressività. Un quadro particolarmente evidente in contesti sanitari, dove i tempi di attesa o i risultati insoddisfacenti possono essere percepiti come intollerabili.
C’è un altro punto importante da sottolineare. Tutte le aggressioni non si limitano a causare danni fisici al personale sanitario. Le conseguenze psicologiche possono essere profonde e durature. Molti operatori sanitari possono, infatti, sviluppare una “Sindrome da Burnout”. Il ripetersi di episodi di violenza contribuisce all’esaurimento emotivo, riducendo la capacità di affrontare lo stress e di empatizzare con i pazienti. Gli atti di violenza più gravi possono lasciare cicatrici profonde, con sintomi come flashback, ansia e ipervigilanza. Inoltre, lavorare in un ambiente ritenuto “pericoloso” può portare alla riduzione dell’entusiasmo e della passione per la professione.
È necessario, dunque, un approccio multidimensionale, che coinvolga istituzioni, società e individui. Bisogna attuare una “educazione pubblica” per ridurre la stigmatizzazione del personale sanitario e a promuovere una cultura del rispetto. Offrire assistenza psicologica agli operatori sanitari che subiscono aggressioni è fondamentale per prevenire il “Burnout”.
I fatti avvenuti all’ospedale di Biancavilla e le successive reazioni sui social contro il personale sanitario sono un fenomeno complesso, radicato in problemi psicologici individuali e dinamiche sociali disfunzionali. Affrontarli richiede un impegno collettivo per trasformare le strutture sanitarie in luoghi più sicuri, garantire il benessere degli operatori e promuovere una cultura di rispetto reciproco. Solo attraverso un approccio integrato si potrà ridurre questa drammatica tendenza.
*Il dott. Alessio Leotta è uno psicologo, psicoterapeuta e ipnotista della scuola di Milton Erickson. Svolge la libera professione a Biancavilla e ad Adrano.
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Günter sch
21 Dicembre 2014 at 7:46
Per me. Turista tedesca, biancavilla e la citta la piu sporca d’europa . é una vergogna !
Salvo Messina
26 Novembre 2014 at 18:17
Ciao Alessandro! Sulla questione dell’amianto ci sarebbe tanto da dire, ma in tutti i casi, non credo sia così terribile come vogliono farci credere (sono ottimista!). Ho avuto modo di parlare con qualche oncologo (purtoppo) recentemente e mi è statto detto che non esistono, ad oggi, studi scientifici (dunque non basati esclusivamente sulla statistica) che attestino il reale rapporto causa/effetto tra fluoroedenite e cancro: sarà vero? Spesso si tende a mettere in un unico calderone amianto, notizie giornalistiche, allarmismi etc. Se queste notizie fossero finalizzate a “rifocillare” le casse comunali non mi stupirei più di tanto.
Per ciò che riguarda il nostro paese …. cosa dire? Abbiamo eccellenze che molto spesso non vengono valorizzate con la necessaria attenzione; qualche esempio? I cosiddetti “cervelli” in fuga all’estero, aziende locali che primeggiano in Italia e all’estero, scuole pubbliche che si fregiano di premi di qualità con standard europei etc.
Abbiamo anche molti difetti, ma sono convinto che il buon esempio sia sempre un buon traino verso il successo. Sursum Corda!
Anch’io come te ho lo stesso sogno:quello di ritrovarmi ad accendere un giorno la tv e ascoltare al Tg1 la
notizia: Biancavilla è il paese più bello al mondo dove poter vivere! Un abbraccio
Pieroc Cannistraci
26 Novembre 2014 at 16:06
Caro Alessandro, a parte il fatto che il problema amianto che ha causato decine di morti a Biancavilla, non è un semplice trovata per fare arrivare qualche finanziamento per completare la bonifica, penso che per rendere il “paese più bello al mondo”, non basta solo sognare, ma impegnarsi tutti a che ciò avvenga. Purtroppo i giovani e molti “intellettuali”, preferisce farsi una “sega” mentale davanti alla tastiera del computer o col telefonino, sparando critiche a 360%, piuttosto che impegnarsi per la salvaguardia del territorio e della saluta pubblica, o su quale sviluppo ecosostenibile sia possibile nel nostro territorio. Scusami, niente di personale, ma il contesto generale è questo.