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Cani randagi, mancano le risorse: «Solo un vigile urbano a disposizione»
di Orazio Caruso
La mancanza di fondi sta rendendo difficile il compito degli agenti della polizia municipale di Biancavilla di effettuare la sterilizzazione di cani randagi.
La problematica è stata affrontata nel corso della trasmissione radiofonica “Ditelo a Rgs”, in onda dalle 7.30 sulle frequenze di Radio Giornale Sicilia. L’argomento è stato discusso in trasmissione, dopo la segnalazione fatta alla redazione giornalistica, da un cittadino biancavillese, Kevin Russo.
A dialogare con i conduttori, Giovanni Villino e Max Albegiani, Barbara Caruso, ispettore capo della polizia municipale di Biancavilla, la quale, nel suo intervento ha sottolineato le difficoltà giornaliera che è costretta ad affrontare, data la mancanza di fondi comunali.
«Abbiamo delle grosse difficoltà oggettive nel nostro lavoro -ha esordito l’ispettore Caruso- Ci siamo rivolti all’Asp di nostra competenza, la quale ha tra le sue prerogative la sterilizzazione dei randagi, ma essendo oberata di lavoro, dati i rapporti con tutti i comuni della provincia, in questo mese abbiamo effettuato solo sei sterilizzazioni. Per trovare gli opportuni appoggi abbiamo siglato una convenzione con un “rifugio sanitario” per cani a Zafferana Etnea».
È una struttura in cui il randagio entra, viene curato, sterilizzato e rimesso in libertà: «La legge regionale 15 del 2000- prosegue l’ispettore Caruso- ci consente di rimettere sul territorio i cagnolini, classificati non morsicatori, i quali non costituiscono un pericolo per la pubblica incolumità. Si viene cosi a costituire il cosiddetto “cane di quartiere”, una figura che ancora deve prendere corpo in città».
Inoltre, Barbara Caruso ha evidenziato la crescente difficoltà ad affrontare il problema, essendo la sola unità, nel corpo della locale polizia municipale, ad occuparsi della problematica randagismo: obbligata, in pratica, ad operare con pochissime risorse economiche dinanzi a decine di casi di randagi che circolano liberamente in città.
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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