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Detto tra blog

Omertà e ignavia non macchiano la mia dignità (né quella di mia figlia)

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Lungo il corridoio della Prima Sezione Civile del Tribunale di Catania (Sezione famiglia), ho assistito ad una discussione tra due coniugi durante la quale il “gentile” marito ha strattonato con forza la moglie. C’erano parecchie persone presenti e c’erano anche gli avvocati dei due. Tutti in silenzio davanti a quella scena di violenza. Sono intervenuta. Come sempre, sono intervenuta io e solo io. Tutti muti, uomini e donne. Come sempre. Ho richiamato l’uomo ad alta voce. Mi hanno sentita tutti ed in particolare mi ha sentita l’avvocatA di lui, la quale mi ha detto “collega, dai, di cosa stiamo parlando? L’ha solo toccata”. Bravissima alla illuminata collega!

Si parla tanto di violenza sulle donne e si urla che nessuno fa niente per tutelarle e, quando all’interno del Tribunale avviene un fatto del genere, tutti tacciono e, per di più, una collega donna giustifica il maltrattante. Benissimo, ottimo! Racconto questo perché nel momento in cui sono intervenuta, ho pensato che quella sottospecie di uomo avrebbe potuto anche aggredirmi ma, malgrado ciò, non ce l’ho fatta a farmi i fatti miei.

E dire che l’esperienza della scandalosa fiera di Biancavilla del 2 ottobre 2016 avrebbe dovuto insegnarmi che a farsi i fatti propri ce la si azzecca sempre. Eh sì, perché se il 2 ottobre 2016 mi fossi fatta gli affari miei, come hanno fatto tutte le decine di persone presenti, non sarei stata picchiata selvaggiamente e rapinata di borsa e portafoglio di valore, telefono, tesserino avvocati, agenda delle Udienze, soldi e di tanti altri effetti personali. Invece, non imparo. Evidentemente sono scema. Perché solo una scema interviene in un contesto come quello della “fiera”, spinta da un senso di legalità e civiltà che a Biancavilla è stato gravemente calpestato e che continua ad essere calpestato (sempre che sia conosciuto) in ogni giorno di questi due anni e mezzo in cui il silenzio delle istituzioni è così tanto forte da rompermi i timpani. Razionalmente comprendo il perché di tanto silenzio, iniziato sin da subito e continuato fino ad oggi, ma emotivamente la ferita sanguina.

Non me ne faccio una ragione e mai me la farò. Cosa rimane? Rimane il processo. Rimane solo il processo, “iniziato” ieri. E anche per quello devo dire grazie a me stessa perché io ho avuto il coraggio di riconoscere le bestie che mi hanno aggredita. Le persone presenti non hanno visto nulla! Come sempre. Tutti ciechi. Tutti sordi. Però poi partecipano agli eventi contro la mafia. Ma fatemi il piacere! Almeno state a casa.

Quale la mia colpa? Fermarmi a chiamare i soccorsi quando ho visto che c’erano disordini e, una volta intervenuti i Carabinieri, fermarmi a chiamare ulteriori soccorsi quando ho visto un rappresentante dell’Arma perdere sangue perché a sua volta aggredito. Dovevo andarmene? Dovevo farmi i fatti miei? L’esperienza, a questo punto, dovrebbe suggerirmi di sì. In tribunale dovevo farmi i fatti miei? L’esperienza dovrebbe suggerirmi, ancora una volta, di sì. E invece no. E perché no?

L’altro giorno mia figlia Morgana, che ha 12 anni, ha trovato un gattino ferito fuori dalla scuola “Dante Alighieri” di Catania, a due passi dal Tribunale. Zona abitata e frequentata dalla cosiddetta “Catania bene”. È stata l’unica a fermarsi e a rimanere sul posto per ben tre ore senza abbandonare il gattino, senza pranzare e trattenendosi la pipì. Ha chiamato ripetutamente vigili urbani e carabinieri, dicendo loro “sono la figlia dell’avv. Castiglia, mia mamma dice che è reato se non intervenite”! Dopo tre ore e dopo avere chiamato chiunque potesse aiutare il gattino è riuscita a fare intervenire un’associazione che ha preso in cura la povera bestiola.

Alla fine della sua avventura mi ha mandato un messaggio vocale: “Mamy, il gatto è stato salvato. Corro a casa, mi scappa troppo la pipì. Quando torni la scriviamo la denuncia contro quelli che non sono intervenuti?”. Ricevere quel messaggio, mi ha resa orgogliosa e, allora, se essere aggredita, picchiata, rapinata e subire la violenza del silenzio delle istituzioni biancavillesi è servito ad essere di esempio a mia figlia, allora, W il 2 ottobre 2016 e W il processo iniziato nel silenzio di tutti.

Quando verrò sentita dal Tribunale racconterò finalmente, attimo per attimo, della violenza di quel giorno, dell’ignavia, dell’omertà, delle omissioni, del vergognoso mutismo di cittadini ed istituzioni, dello scempio del principio di civiltà, solidarietà e legalità che ha macchiato per sempre Biancavilla ma non ha macchiato la mia anima né, soprattutto, quella di Morgana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Distacchi elettrici e bassa tensione, disagi continui (anche senza temporali)

Biancavilla all’anno zero per infrastrutture: cabine e rete inadeguate provocano ripetuti disservizi

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© Foto Biancavilla Oggi

Partiamo da un fatto: non c’è né un uragano né un cataclisma. Nemmeno un temporale. Non si capisce, dunque, per quale motivo, anche quando splende il Sole, debbano esserci distacchi di energia elettrica o “sfarfallii” da bassa tensione. Con la conseguenza che elettrodomestici e apparecchiature attaccate alla rete elettrica vadano continuamente in tilt. Capita spesso. poi. che in coincidenza di black out, i tempi di ripristino del disservizio debbano misurarsi in ore.

È quello che accade in continuazione a Biancavilla, Bastano banali acquazzoni, a volte senza nessuna goccia piovana, e l’erogazione elettrica viene a mancare. Non è concepibile una cosa del genere. Che un guasto possa capitare, fa parte delle statistiche. Che questo determini disservizi, ci sta. Ciò che non può essere tollerato è l’inefficienza nel ripristino del servizio con tempi lunghi o i ripetuti sbalzi di tensione.

Tutto questo evidenzia – ecco il punto cruciale – infrastrutture obsolete e carenza di personale adeguato alle esigenze di una società che dipende ormai dall’elettricità e dalle reti di comunicazioni. Invece, quasi sempre in coincidenza di una mancanza di elettricità si associa pure il tilt del segnale telefonico, sia VoIP che mobile. È evidente che il sistema sia altamente fragile e vulnerabile.

Basta dare uno sguardo verso l’alto per accorgersi che certi cavi elettrici presenti a Biancavilla risalgono a 50 anni fa. Mancano veri investimenti nel nostro territorio e mi chiedo se, dalla valanga di risorse del Pnrr, vi siano progetti e interventi in questa direzione. Anziché promuovere battaglie contro i mulini a vento (leggasi, per esempio, antenne 5G), la politica pretenda e si impegni in una radicale modernizzazione infrastrutturale del nostro territorio. Il sindaco Antonio Bonanno alzi la voce nei confronti di Enel Distribuzione. Un’intera comunità non può subire in continuazione dopo qualche lampo e ad ogni tuono o, peggio ancora, con il cielo limpido e il Sole splendente.

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I carri “riciclati” e l’inutile classifica: appunti sul Carnevale di Biancavilla

Un evento di successo, ma ci sono aspetti da correggere: il montepremi si divida in parti uguali

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Il Carnevale di Biancavilla è un evento riuscito. Un successo consolidato. Va dato atto all’attuale amministrazione comunale che ha resuscitato e salvato un’occasione capace di animare un’intera comunità. Protagonisti indiscussi sono i carristi, che – al di là delle qualità artigianali – offrono aggregazione e socialità. A loro va dato il merito principale. Sono loro il vero motore.

Detto questo, a margine di un Carnevale 2025 ormai archiviato, accogliamo la sollecitazione di tanti biancavillesi ad evidenziare una serie di osservazioni critiche, che qui di seguito sintetizziamo, con l’intento di correggere e migliorare l’organizzazione di una manifestazione particolarmente amata e attesa.

Carri comprati e “riciclati”

Non tutti lo sanno, ma i carri di Biancavilla non sono sempre realizzati di sana pianta. È prassi comprarli da altri paesi (sì, c’è un vero e proprio mercato) e “riciclarli”. Si acquistano per intero o solo alcune parti. Insomma, si assemblano dei pezzi, magari riverniciandoli o sottoponendoli ad un ritocco di colori. Altri utilizzano delle basi già pronte. Non essendoci un regolamento che ne impedisca la partecipazione, non è vietato. Ne consegue, quindi, che a Biancavilla (a parte alcune eccezioni) non ci sono artigiani di “carri allegorici” ma assemblatori. È uno scandalo? No, però tutto questo ha delle implicazioni pratiche e logiche.

Classifica e giuria da abolire

Che senso ha, dunque, un concorso che preveda una classifica e una giuria che, per stilarla, debba fare delle valutazioni. Per inciso: i giurati dovrebbero avere competenze, esperienze, titoli e curriculum per emettere un verdetto, credibile e imparziale. Li posseggono? Chiusa parentesi.

Dicevamo della classifica. A parte gli “ex aequo” dal sapore democristiano, di fronte a carri assemblati, parzialmente raffazzonati o creati di sana pianta a Biancavilla, come ci si comporta? Come si fa a giudicare “originale” un carro che in realtà negli anni precedenti è già apparso ad Acireale o a Sciacca? E come è possibile che un manufatto effettivamente originale non venga apprezzato, valorizzato e premiato come tale?

Montepremi in parti uguali

Il problema è facilmente risolvibile: si abolisca la classifica, si evitino i giurati e si preveda un budget complessivo, dividendolo in parti uguali a tutti i carristi. Anzi, diciamo di più: il montepremi venga raddoppiato o si porti a 100mila euro. Sarebbe un formidabile incentivo a realizzare (o assemblare, poco importa a quel punto) carri di maggiore qualità e con più spettacolari effetti speciali.

La politica stia alla larga

Un’ultima osservazione: si faccia un regolamento chiaro. E magari si specifichi un elemento di buon senso che evidentemente, a Biancavilla, è necessario codificare. La politica stia alla larga dai carri. Vedere politici indaffarati attivamente nella partecipazione ai vari gruppi di carristi è cosa inopportuna (per usare un eufemismo), visto che i gruppi beneficiano poi di soldi comunali. L’etica pubblica è materia seria: non può svanire come un pugno di coriandoli in faccia. Il sindaco Antonio Bonanno e il suo staff organizzativo appuntino tutte queste osservazioni: ne facciano tesoro per il prossimo anno.

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