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Delitto Longo, fissata l’udienza: Enza Ingrassia dal Gup a luglio

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Alfio Longo e Enza Ingrassia

La richiesta del pm è per omicidio aggravato. Indicati i tre fratelli della vittima come parti offese. La donna uccise il marito con un ciocco di legno. Violenze e vessazioni, secondo la Ingrassia, sarebbero durate quarant’anni.

 

di Vittorio Fiorenza

Enza Ingrassia, accusata dell’uccisione del marito Alfio Longo, dovrà comparire in udienza preliminare il prossimo 14 luglio davanti al Gup di Catania Rosa Alba Recupido. La richiesta di rinvio a giudizio, depositata dal pubblico ministero Raffaella Vinciguerra, è per omicidio aggravato dallo stato di coniugio.

Nell’avviso di fissazione dell’udienza sono indicati come parte offesa soltanto i fratelli della vittima, ovvero Salvatore, Vincenzina e Antonio Longo. Non figurano i nipoti, che in sede civile avevano anche chiesto, in autotutela, il sequestro della villetta di contrada “Crocifisso” (nella zona “Vigne” di Biancavilla) di proprietà dei coniugi Longo-Ingrassia. Richiesta, comunque, rigettata.

Enza Ingrassia, attualmente in regime di arresti domiciliari presso la struttura dell’Opera Cenacolo Cristo Re di contrada “Croce al vallone” di Biancavilla, è assistita dall’avv. Pilar Castiglia.

In sede giudiziaria sarà fondamentale ripercorrere i quarant’anni di matrimonio della coppia, che secondo l’omicida sono stati caratterizzati da vessazioni, umiliazioni e violenze.

Una situazione divenuta insopportabile, secondo la donna, al punto da spingerla, dopo l’ennesimo litigio, nell’agosto dello scorso anno, ad uccidere il marito. Lo ha fatto mentre lui dormiva, colpendolo alla testa con un ciocco di legno.

Seguì il tentativo di simulare un assalto di rapinatori. Ma in meno di 24 ore, Enza Ingrassia confessò tutto. La sentenza potrebbe arrivare entro quest’anno o ad inizio del 2017.

IL DOSSIER

Alfio ucciso da Enza: tutti i dettagli, le immagini e i video

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Esperti del Ris nella villetta di zona Vigne all’indomani del delitto

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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