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Cronaca

Operazione antimafia “Garden”, scarcerato Davide Santangelo

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Non ci sono più le esigenze di custodia cautelare in carcere. Così, per Davide Santangelo, uno degli 11 arrestati nell’operazione antimafia “Garden”, condotta dalla polizia a Biancavilla quasi un anno fa, ha lasciato la cella dell’istituto penitenziario di “Bicocca” in cui si trovava rinchiuso.

La sua giovane età (24 anni quando sono scattate le manette), il suo status di incensurato ed il dettaglio che avesse un proprio lavoro sono stati elementi che hanno contribuito alla decisione del Tribunale del riesame, su istanza del suo legale, l’avv. Salvatore Centorbi.

«La misura è stata revocata –spiega l’avv. Centorbi a Biancavilla Oggi– perché non più sussistenti le esigenze cautelari, così è stata operata una rivalutazione e Santangelo ha potuto lasciare il carcere».

Al giovane viene contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per il giudizio ha scelto il rito abbreviato, il cui procedimento sarà incardinato il prossimo mese e si suppone si possa arrivare a sentenza già nella prima parte del 2016.

L’operazione “Garden”, coordinata dalla Dda di Catania, scaturita dagli omicidi di Alfredo Maglia ad Adrano, di Agatino Bivona in via Fallica e di Nicola Gioco in via Pistoia, aveva portato in più “puntate” al coinvolgimento di undici persone per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsioni.

Nel corso delle indagini, sequestrato un arsenale e sventati due omicidi (uno dei quali doveva avvenire il giorno di San Placido dello scorso anno).

Tutti movimenti criminali per ambizioni di potere e desideri di vendetta determinati dalla frattura dello storico clan mafioso di Biancavilla, platealmente sancita con l’eliminazione del boss Giuseppe Mazzaglia, detto “Fifiddu”, nell’aprile del 2010, in via Carlo Pisacane.

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Cronaca

Sorpreso con un tirapugni e una dose di marijuana: denunciato un 18enne

Da un giro di controllo, i carabinieri hanno notato strani movimenti in piazza Stazione e sono intervenuti

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Un 18enne di Biancavilla è stato denunciato dai carabinieri per la detenzione di un’arma bianca (un tirapugni di metallo) e segnalato quale assuntore di stupefacente.

I militari hanno notato il ragazzo, assieme ad un gruppo di coetanei, nei pressi di Piazza Stazione che. Al passaggio di un’auto dei carabinieri, qualcuno della comitiva ha emesso due fischi e il 18enne ha subito estratto dalla tasca un oggetto metallico, nascondendolo sul tetto di una pensilina, salvo poi recuperarlo una volta che la pattuglia si era allontanata.

Quando il giovane ha ripetuto lo stesso gesto durante un ulteriore passaggio dei carabinieri, questi ultimi sono subito intervenuti, bloccandolo e procedendo a perquisizione.

I militari hanno recuperato il tirapugni in acciaio dalla pensilina. Nella tasca dei pantaloni, invece, il 18enne aveva una dose di marijuana pronta all’uso. Per queste ragioni, il giovane è stato denunciato per il possesso dell’arma bianca e segnalato alla Prefettura di Catania quale assuntore di sostanze stupefacenti.

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Cronaca

Condivise video hot di una donna, condannato ad un anno di reclusione

Sentenza di primo grado dopo 5 anni: per l’uomo cade l’accusa di stalking, assolti altri tre imputati

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Trattamento illecito di dati personali e diffamazione aggravata: sono i reati per i quali il Tribunale di Catania ha condannato un biancavillese, ritenuto responsabile della diffusione di immagini hot di una donna, anche lei di Biancavilla.

Alla quarta sezione penale, il giudice Dora Anastati ha inflitto una pena (sospesa) di un anno di reclusione e 1000 euro di multa. L’imputato dovrà sostenere anche il pagamento delle spese processuali, il pagamento delle spese legali della vittima (quantificati in 2500 euro) e il risarcimento danni (da definire in sede civile).

L’uomo è stato assolto, invece, dall’accusa di stalking. La Procura aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni di carcere.

Nello stesso procedimento, assolti per non aver commesso il fatto altri tre biancavillesi, accusati di diffusione illecita di foto intime ai danni di una seconda donna di Biancavilla. Per ciascuno di loro, il pm aveva chiesto 1 anno di reclusione.

Morbosità su WhatsApp e Messenger

La vicenda risale al 2019 (non esisteva ancora il reato del “revenge porn”) e, seppur per episodi distinti, ha coinvolto due donne di Biancavilla. Video e foto in pose e atteggiamenti erotici che le ritraevano sono stati diffusi senza il loro consenso, diventando virali tramite WhatsApp e Messenger.

Le vittime hanno raccontato agli inquirenti gli effetti devastanti della condivisione non autorizzata di quelle immagini. Una di loro, in particolare, ha riferito come la sua vita sia stata sconvolta e distrutta, in ambito familiare e lavorativo.

Le indagini si sono avvalse anche delle attività tecniche della polizia postale, tenendo conto dell’attivismo di profili anonimi. L’inchiesta si è poi allargata, per un imputato, all’ipotesi degli atti persecutori. Un’accusa non provata, circoscrivendo quindi la condotta illecita alla sola diffusione dei video erotici con conseguente diffamazione e violazione della privacy.

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DOSSIER MAFIA

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Direttore responsabile: Vittorio Fiorenza

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