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Cronaca

Aggredì selvaggiamente la sorella: ora lei lo ha denunciato ai carabinieri

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È stata picchiata selvaggiamente con pugni in faccia, di fronte alla madre malata ed allettata. A farla finire al pronto soccorso e poi, con una prognosi di 20 giorni, ricoverata all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla è stato uno dei fratelli, al culmine di una discussione.

Adesso, la vittima dell’episodio, che qualche settimana fa ha richiamato una pattuglia di carabinieri e un’ambulanza del 118 in un’abitazione vicino piazza Annunziata, ha querelato il suo aggressore. L’uomo dovrà rispondere di lesioni personali e violenza privata.

I rapporti conflittuali tra la donna, 49enne, ed il fratello che l’ha aggredita sono dovuti ai dissidi sull’assistenza dell’anziana madre, per la quale, dopo l’intervento dei Servizi sociali e del pubblico ministero Agata Consoli, sarebbe stato accertato lo stato di abbandono e di trascuratezza ed avviato d’ufficio, quindi, la procedura per la nomina di un amministratore di sostegno.

Non solo: i cattivi rapporti fra fratello e sorella sono stati acuiti dalla questione della successione ereditaria del padre deceduto. Una lite che è culminata qualche settimana fa a casa della madre. Sono stati i vicini a dare l’allarme. Di questi giorni la presentazione della querela con l’assistenza dell’avv. Pilar Castiglia.

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Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

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Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

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