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Cronaca

Era a Giardini Naxos con la moglie: in stato di fermo presunto feritore

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Marcello La Delfa, fermato per il tentato omicidio di Antonio Erba, a terra dopo gli spari

Sospettato fin da subito, Marcello La Delfa, 35 anni, è stato fermato per il tentato omicidio del 27enne Antonio Erba. Il movente è passionale. Interrogato fino a mezzanotte, La Delfa si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

 

di Vittorio Fiorenza

Lo hanno rintracciato sul lungomare di Giardini Naxos, seguendo il gps del dispositivo installato sulla sua auto (non quello del telefono cellulare, come si era detto in precedenza). Era con la moglie, ignara di quanto fosse avvenuto. Il presunto responsabile del tentato omicidio di via San Zenone, a Biancavilla, è ora in stato di fermo. Si tratta di Marcello la Delfa, 35enne ben conosciuto alle forze dell’ordine. Sarebbe stato lui, per ragioni passionali, a sparare i colpi di pistola che hanno raggiunto alle spalle l’operaio 27enne, Antonio Erba, che a piedi percorreva la viuzza del centro storico di Biancavilla diretto a casa, nella vicinissima via Palmiro Togliatti e che, colpito alla schiena e alle gambe, vivo per miracolo, è ricoverato nell’Unità spinale dell’ospedale “Cannizzaro” di Catania.

La Delfa è apparso confuso davanti ai carabinieri e ai magistrati. Il pubblico ministero Michela Maresca lo ha interrogato fino a mezzanotte nella caserma di piazza Giovanni Verga, a Catania, ma l’uomo, assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Adesso si trova rinchiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli atti saranno trasmessi al Giudice delle indagini preliminari Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo e per lunedì è fissato l’interrogatorio di garanzia.

I militari della stazione di Biancavilla con i colleghi della compagnia di Paternò e del Nucleo Operativo Radiomobile hanno, quindi, risolto il caso in un lampo, individuando in poche ore il presunto autore delle pistolettate, presumibilmente un’arma a “tamburo”.

Il movente passionale
I colpi di pistola sparati nel cuore del centro storico di Biancavilla avrebbero dovuto risolvere una intrigata storia sentimentale. Questo il quadro che sarebbe stato tracciato da investigatori ed inquirenti: da una parte un uomo, dall’altra sua moglie (che dopo litigi, separazioni e denunce per maltrattamenti pare si fosse riavvicinata a lui) e in mezzo un “altro”, che si dice abbia avuto una relazione con la donna.

A maggio, Marcello La Delfa era stato arrestato, poi posto ai domiciliari in casa dei genitori e quindi rimesso in libertà, per maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie. La donna, per un periodo assistita dal centro Calypso di Biancavilla, era stata rifugiata con i figli fuori provincia. Recentemente il ritorno nel paese etneo ed il riavvicinamento al marito, il quale –secondo la ricostruzione degli investigatori– per togliere gli strascichi di una precedente relazione, ha pensato di impugnare una pistola e fare fuoco in pieno giorno contro il “terzo incomodo”. Il mese scorso, il giovane ferito aveva subito l’incendio della propria auto, in via Palmiro Togliatti. Un episodio che adesso potrebbe essere letto sotto un’altra ottica.

L’agguato all’ora di pranzo
Gli spari sono stati esplosi in via San Zenone, all’angolo con via Etnea, a due passi dall’istituto delle suore salesiane. Antonio Erba è rimasto a terra, a faccia in giù, con la guancia adagiata sul basolato lavico. Immobile, con una pallottola che lo ha raggiunto alla schiena, toccandogli la colonna vertebrale per poi quasi fuoriuscire dall’addome.

Immobile, con ferite anche alle gambe. Ma cosciente. Affianco a lui, in un gesto di umanità, un maresciallo dei carabinieri della stazione di Biancavilla gli ha parlato, cercando di confortarlo, in attesa che da Bronte arrivasse un’ambulanza del 118. «Mamma, mamma», ha urlato in un misto di lamento e pianto, appena arrivata la madre. «Bastardi, bastardi, che ti hanno fatto?».

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Cronaca

La Procura rimette in moto la ruspa: demolita casa abusiva a Biancavilla

Dalla sentenza di condanna all’ordine di abbattimento dell’immobile in zona “Croce al vallone”

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© Foto Biancavilla Oggi

Con l’emergenza Covid e i vari lockdown, le ruspe sono state spente. Ma i fascicoli penali sui casi di abusivismo edilizio sono rimasti accatastati sul tavolo della Procura e adesso vengono nuovamente presi in esami, uno dopo l’altro.

Così anche a Biancavilla riprendono le demolizioni. È accaduto vicino contrada “Croce al vallone”, dove una casa è stata lasciata al destino dell’abbattimento. Si tratta di uno di quei fascicoli per i quali si è accertato l’abuso e si arrivati ad una sentenza di condanna definitiva. Ogni tentativo legale per salvare l’immobile è stato compiuto, ma gli appigli giuridici si erano esauriti. Il proprietario non ha proceduto per conto proprio e la Procura ha ordinato la demolizione coatta, in esecuzione di un verdetto irrevocabile.

A coordinare gli interventi sono stati ufficiali di polizia giudiziaria. Prima lo sgombero dell’immobile, poi l’abbattimento della struttura, che comunque proseguirà ancora nei prossimi giorni fino allo smaltimento del materiale. La ditta incaricata dalla Procura è una tra quelle confiscate alla mafia.

Sul posto, i carabinieri della stazione di Biancavilla, agenti del commissariato di Adrano, la polizia provinciale, il corpo forestale dello Stato e vigili urbani. Uno schieramento normalmente previsto per prevenire eventuali problemi di ordine pubblico. Ad ogni modo, non si è verificato alcun disordine. Anzi, i proprietari hanno prestato collaborazione, aiutando gli operai a recuperare mobili ed infissi.

Le precedenti demolizioni prima del Covid

Tra le ultime e precedenti demolizioni effettuate in territorio di Biancavilla, quella dell’aprile 2018. Un immobile illegale realizzato nel 2008 in contrada Spitaleri, in zona Vigne, ricadente all’interno della zona del Parco dell’Etna, era stato raso al suolo. La procedura della Procura era stata la stessa in decine di altri casi in provincia di Catania.

«Pur avendo i destinatari l’obbligo di adempiere spontaneamente all’ordine di demolizione, in caso di non ottemperanza, è necessario – veniva sottolineato – procedere alla demolizione coatta delle costruzioni abusive, al fine di rendere effettivo l’ordine impartito dalla sentenza di condanna, che altrimenti rimarrebbe lettera morta. Gli oneri della demolizione coattiva sono a carico dell’autore dell’abuso».

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