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Cronaca

Tentato omicido a Biancavilla, imputato condannato in Appello a cinque anni

La vicenda, già raccontata da “Biancavilla Oggi”, scaturita dai dissidi tra confinanti di fondi agricoli

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Cinque anni di carcere per tentato omicidio. Si riduce, in secondo grado, la pena inflitta ad un biancavillese che aveva esploso alcuni colpi di pistola contro il proprietario di un terreno confinante con il suo, in contrada Scirfi, a Biancavilla.

Era stato un vero e proprio agguato. L’uomo, 70enne, aveva atteso il suo bersaglio, nascondendosi dietro ad una pianta di ficodindia, da cui era sbucato all’improvviso, sparando in direzione della persona attesa. Soltanto fortuna se la vittima se la sia cavata con una ferita alla mano.

Il fatto, scaturito dai cattivi rapporti tra confinanti di fondi agricoli, era avvenuto nell’aprile del 2022. Lo scorso febbraio, come aveva già raccontato Biancavilla Oggi, il Giudice dell’udienza preliminare, Simona Ragazza, con rito abbreviato, aveva condannato l’imputato, Giuseppe Alecci (assistito dall’avv. Enrico Platania), ad 8 anni di reclusione, oltre al risarcimento (da definire in sede civile) per la vittima, Salvatore Bonanno (assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo).

Adesso si è arrivati alla sentenza di secondo grado. La seconda sezione penale della Corte d’appello di Catania (presidente Maria Paola Cosentino) ha inflitta una pena di 5 anni di reclusione. Pena definitiva perché determinata attraverso l’istituto del concordato tra la Procura di Catania e l’imputato, che si trova ai domiciliari in regime di detenzione.

Una striscia di terreno con alcuni alberi di ulivo contesi e i pessimi rapporti di vicinato sono alla base della vicenda. Una denuncia per minacce e danneggiamento era stata presentata da Bonanno nei confronti del 70enne. Ultima miccia di tante che avevano acceso l’astio tra i due. Fino a quel giorno in cui si è passati ad impugnare un’arma (una pistola semiautomatica di fabbricazione cecoslovacca, che l’uomo ha detto di avere acquistato 40 anni fa in Germania, dunque non recensita nella banca dati).

Appena dopo avere esploso i colpi, Alecci si era presentato nella stazione dei carabinieri, confessando l’accaduto e consegnando l’arma: «Mi sento disperato per il gesto di follia che ho fatto, ma al contempo mi sento esasperato per la denuncia nei miei confronti». Da qui, l’immediato arresto e l’avvio delle indagini, mentre l’uomo ferito veniva ricoverato al “Cannizzaro”.

Già nella fase iniziale, davanti al Gip, il 70enne – una persona senza precedenti penali – aveva reso ulteriori dichiarazioni spontanee: «Sono molto dispiaciuto per quello che è successo, nella mia vita non ho mai fatto niente di male. In 40 anni, mai una multa. Mi sono sentito in pericolo e ho sbagliato, mi sento di avere sbagliato».

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Cronaca

Omicidio Andolfi, a Santangelo concessi i domiciliari dal Tribunale del Riesame

L’indagato esce dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e torna nella casa di Biancavilla, in attesa del processo

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Salvatore Santangelo, accusato dell’omicidio di Antonio Andolfi, è uscito dal carcere “Pagliarelli” di Palermo e si trova ai domiciliari, nella sua abitazione di Biancavilla. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta. Aassistito dagli avv. Fabrizio Siracusano e Giuseppe Milazzo, Santangelo torna a casa, quindi, dopo 6 mesi, in attesa del processo che dovrà chiarire i dettagli dell’uccisione del giovane 20enne.

«Una lite tra allevatori per questioni di pascolo», si era detto nell’immediatezza dei fatti, avvenuti nel luglio scorso in territorio di Centuripe. La vittima era stata trasportata con un furgoncino fino all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla, dove i medici, però, avevano constatato il decesso a seguito di arma da fuoco. A guidare il mezzo, un suo amico e compagno di lavoro, che aveva messo i carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla sulle tracce di Santangelo. Anche il conducente era stato un bersaglio mancato dei colpi di pistola. Proprio per questo, a Santangelo viene contestato pure il reato di tentato omicidio.

Essendo i fatti avvenuti nelle campagne di Centuripe, titolare dell’inchiesta è la Procura di Enna con i sostituti Stefania Leonte e Massimiliano Muscio. Nel corso di questi ultimi mesi sono stati effettuati degli esami tecnici irripetibili. Il quadro indiziario sembra più chiaro, rispetto alle fasi iniziali delle indagini.

Sarà, comunque, il processo a carico di Santangelo (presso la Corte d’Assise di Caltanissetta in caso di rito ordinario) ad accertare l’esatta dinamica: dal diverbio all’inseguimento in auto. Ma anche i motivi che hanno portato l’uomo ad una scelta così estrema. In questo contesto, bisognerà ricostruire i rapporti e gli espisodi di contrasto, anche nell’arco degli anni, tra i soggetti coinvolti.

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