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Doppi turni, il legale dei genitori: «Ribadiremo al Tar le nostre ragioni»

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«Il giudice amministrativo, pur non entrando nel merito delle argomentazioni giuridiche addotte a sostegno del ricorso, ha ritenuto non sussistente il pericolo del danno grave ed irreparabile per i ricorrenti, presupposto necessario per la concessione della misura cautelare. Alla camera di consiglio del 13.03.2019, ribadiremo con forza le ragioni giuridiche che ci fanno ritenere illegittima l’ordinanza sindacale impugnata, fermo rimanendo che i miei assistiti accetteranno qualsiasi decisione dovesse assumere il Collegio, qualora non ritenesse sussistente il pericolo di danno grave ed irreparabile denunciato».

Lo afferma l’avv. Andrea Ingiulla, che assiste genitori di alunni e dipendenti dell’Istituto comprensivo “Antonio Bruno” di Biancavilla, firmatari del ricorso al Tar contro l’ordinanza del sindaco Antonio Bonanno, che impone l’alternanza dei doppi turni tra alunni della “Bruno” e quelli della “Sturzo”. Le parole del legale arrivano a poche ore dalla decisione del presidente del Tar (Sezione staccata di Catania) che ha respinto, al momento, l’istanza cautelare di sospensiva, rimandando la decisione finale alla Camera di consiglio fissata per il 13 marzo.

«Intendo esprimere pubblicamente un plauso ed il mio apprezzamento per tutti i genitori ricorrenti, che hanno avuto il coraggio di intestarsi una battaglia non a favore dei loro figli, come è stato ingiustamente affermato, ma intende sottolineare l’avv. Ingiulla– a favore di tutta la popolazione scolastica biancavillese, in quanto tesa a sollecitare le istituzioni comunali a trovare una soluzione che potesse porre fine ai doppi turni per tutti i bambini coinvolti, in primis quelli della scuola “Luigi Sturzo”. Rivolgersi al giudice per contestare un provvedimento adottato dalla pubblica amministrazione, specie quando questa agisce d’imperio e senza la dovuta condivisione, costituisce –conclude il legale– un diritto costituzionalmente tutelato che non può mai essere biasimato o messo in discussione da alcuno».

Da parte dell’amministrazione comunale si preferisce per ora non commentare. «Riteniamo opportuno –viene fatto sapere dal Comune– attendere lo sviluppo delle cose per evitare strumentalizzazioni e polemiche».

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Biancavilla 2023, quei ragazzi di destra che hanno ribaltato la storia politica

Tre generazioni, uno scatto fotografico: dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani fino ad Atreju

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C’è uno scatto fotografico – in questa competizione elettorale di Biancavilla finita con il trionfo di Antonio Bonanno – che più di ogni altro racconta la svolta epocale dell’80%. È quello che vede, sul palco di piazza Roma, durante l’ultimo comizio, Vincenzo Giardina e Vincenzo Randazzo con al centro Bonanno. È uno scatto, fatto casualmente tra decine di tanti altri. Ma ha la capacità di riassumere una storia che parte da lontano. Lì ci sono tre generazioni di militanti della destra biancavillese, formatasi e cresciuta in quel luogo politico che era la “sezione”.

Tre generazioni che hanno mosso i primi passi nelle organizzazioni giovanili, dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani, dalla Giovane Italia ad Atreju (stessa realtà in cui si è formata Giorgia Meloni). Un’evoluzione che dal Movimento Sociale Italiano, passando per Alleanza Nazionale e il Popolo delle libertà, arriva a Fratelli d’Italia. Dalla “fiamma” di Giorgio Almirante alla fiaccolata per Paolo Borsellino. Da forza emarginata a guida del governo, dell’Italia e di Biancavilla.

Il tabù storico era stato frantumato già nel 2003 da Mario Cantarella: primo sindaco di destra nella Biancavilla repubblicana (con Andrea Ingiulla tra gli assessori!). Ma è Antonio Bonanno a portare il partito su vette inesplorate: primo sindaco di destra a conquistare il doppio mandato e (in assoluto) ad avere ottenuto 8 preferenze ogni 10, con una coalizione che per la prima volta vede i centristi trainati perché usciti malconci dalle urne.

In questa percentuale è inclusa una sostanziosa dose di demeriti, inadeguatezze, incapacità, assenze degli avversari. Così, di converso, è la sinistra biancavillese che sprofonda nel più basso dei risultati di consenso e di rappresentanza dall’epoca risorgimentale ad oggi. Un cataclisma da far tremare il cuore della storia. Sarebbe una banalità cosmica attribuire la responsabilità ad Ingiulla o alle “otto liste contro una“: ne parleremo in un articolo a parte.

Torniamo, quindi, alla foto con Randazzo e Giardina assieme al sindaco. Abbiamo conosciuto il primo nell’era dell’amministrazione Manna (dal 1994 al 2003). Lui era il maggiore oppositore: sapeva leggere le carte, le studiava, attaccava in Consiglio con argomentazioni accurate e citazioni auliche. Esponente di An, ma la scuola era quella del Msi. Lo ascoltavano tutti con attenzione dai banchi dell’allora maggioranza. Rappresentava la destra, praticamente in solitaria. Mai avrebbe potuto pensare allora – stagione in cui Manna era dipinto sui manifesti come “l’imperatore di Biancavilla” per il suo strapotere – che venticinque anni dopo sarebbe diventato assessore con una destra che ha ribaltato e riscritto la storia politica di questa città, ormai ampiamente “ex” roccaforte rossa.

A Giardina, invece, lo ricordiamo, sempre nell’era Manna e degli inossidabili diessini (i Democratici di sinistra), militante sbarbatello di Azione Giovani. Era stato portato nella sezione di via Vittorio Emanuele (tappezzata con manifesti ruggenti e le foto di Almirante a Biancavilla) da Placido Sangiorgio, quando presidente dell’organizzazione era Enrico Indelicato. Tra gli altri militanti, Sergio Atanasio, Gianmarco Rapisarda, Nino Lavenia, Rino Mauceri, Francesco Cantarella (per citarne alcuni). Un gruppo affiatato che si divertiva a fare opposizione con il classico volantino e pure con un giornalino, “Zoom, Obiettivo Biancavilla”, distribuito in 400 copie.

Non c’era ancora Antonio Bonanno. Troppo piccolo: frequentava le elementari. Ma dell’organizzazione giovanile della destra, l’attuale sindaco vanterà poi una scalata che, da Biancavilla, lo porterà a capo del coordinamento provinciale di Catania, proprio su nomina di Giorgia Meloni. Attorno a lui, un gruppo rimasto sempre legato, nelle vittorie e nelle sconfitte: Dino Caporlingua, Salvo Pulvirenti e Mauro Mursia, Angelo D’Urso e Alberto Papotto, Antonio Fiorello e Salvo Bonaccorsi… Gli stessi di sempre: un’autentica comunità politica.

Una comunità consapevole delle proprie radici, ma non assimilabile a cliché ideologici ed inutili nostalgismi: mai uno scivolone, tale da animare lo spettro del pericolo “fascista” a Biancavilla. Piuttosto, quella rappresentazione generazionale in foto ha dimostrato senso delle istituzioni e piena maturazione.

Non è casuale, forse, se alla fine del comizio, scesi dal palco, quei tre “ragazzi di destra”, diventati classe dirigente e di governo, siano stati riconosciuti dal loro mentore comune come gli eredi di quella storia che parte da lontano. «Adesso posso ritirarmi, sicuro di lasciare il testimone in buone mani», ha detto in sostanza Mario Cantarella. Parole che racchiudono l’essenza di una comunità politica.

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