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L’Anagrafe diventa Cape Canaveral: al Comune la “crisi” dell’Apollo 13

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Come al solito una procedura che nel resto del mondo è prassi, che dovrebbe servire a snellire, adeguare, ammodernare, diventa a Biancavilla l’ennesima scena fantozziana. Con tanto di impiegati impreparati e utenti costretti a saltare da ufficio ad ufficio.

Mi sono recato al Comune di Biancavilla per il rilascio di una semplice carta di identità. Avrei dovuto subito immaginare che qualcosa fosse nell’aria: cinque dipendenti dietro lo stesso monitor con l’espressione di chi sta risolvendo la crisi dell’Apollo 13.

Un altro cittadino, chissà da quanto tempo in fila, scuoteva una busta e si lamentava delle “27 euro”, che scoprirò in seguito essere la tariffa per richiedere la nuova carta di identità! Un vecchietto continuava a pigiare le dita su un dispositivo che avrebbe dovuto registrare le impronte digitali sulla nuova carta!

Tra le poche (ancora) persone si sparge la voce che da oggi è arrivata la digitalizzazione della carta di identità.

Bene, penso, tra me e me. Era ora: pochi clic, un sorriso, una foto e in 2 minuti sarei stato fuori.

Peccato che non avevo tenuto conto della dilatazione spazio-temporale che affligge gli uffici del Sud, di cui Biancavilla per chissà quale strana congiunzione astrale ha rappresentato, in questa occasione, l’epicentro.

E mentre l’ufficio stava attento a risolvere la crisi dell’Apollo (che nel frattempo era diventato Apollo 15), l’ufficio s’era riempito di almeno una ventina di persone pronte a giocare a “salta la fila, che sono più furbo”. Nel contempo un impiegato che fino a quel punto era rimasto al telefono (probabilmente era il contatto diretto con Cape Canaveral), decide di annunciare: «Apre questo sportello».

Tra acrobazie, gli utenti appena arrivati vorrebbero sfruttare il fatto di non essere intrappolati in fondo alla stanza tra passeggini, vecchietti e bastoni.

Per fortuna, mi basta mezza parola e mezza occhiata “storta” per ripristinare l’ordine. Ecco, penso tra me e me: bentornato nella giungla, il posto dove anche un cittadino civile che mai si sognerebbe di avere atteggiamenti da leone di borgata, deve mostrare il peggio di sé.

Vorrei prendermela con l’impiegato e dirgli: «Mi scusi, ci vuole molto a dire… in ordine di arrivo venite a questo sportello?».

Ebbene, un’ora e trenta minuti, per rendersi conto che il sistema informatico non aveva i dati validi per il rilascio della nuova carta.

Intanto, mi chiedo quale possa esser stato l’anello debole della catena: l’impiegato probabilmente poco addestrato? Magari, forse, avrebbe dovuto seguire un corso? Avrà fatto un corso? E se è vero che il sistema non aveva i dati, chi era dall’altra parte “l’uomo della pausa caffè” che aveva inserito dati non validi o addirittura non inserito affatto il nominativo?

Risposte che non voglio nemmeno sapere, sono impiegato statale pure io e non voglio trasformarmi, a mia volta, nell’uomo mediocre che combatto quando mi trovo ad essere utente, perché -diciamoci la verità- quando si è circondati da mediocrità la tentazione di adeguarsi è forte.

ANTONIO MESSINA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Vi racconto un atto meschino e di ordinaria inciviltà che mi è capitato»

Un nostro lettore ci segnala un episodio accaduto in piazza Sgriccio, dopo il rientro da Catania

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Sono un cittadino qualunque che vuole denunciare un fatto a me accaduto qualche sera fa, si tratta di una cosa da niente, però quello che fa indignare di più è il gesto e la pianificazione che probabilmente c’è alla base. 

Mi trovavo a rientrare da Catania dopo aver trascorso una serata con amici e venendo da via della Montagna, mi accingevo a fare rifornimento in Piazza Sgriccio. Come quasi sempre, nei fine settimana davanti al chiosco situato sulla piazza, stazionano dei ragazzi; io mi immetto sulla destra per fare rifornimento e sento una botta nel retro della macchina. Inizialmente non avevo capito bene, infatti per sicurezza non mi sono fermato in quel rifornimento.

Qualche centinaio di metri dopo mi sono fermato per controllare ed ho trovato la sorpresa: mi avevano lanciato un uovo nella zona del serbatoio, rendendo praticamente impossibile aprire lo sportellino. E la cosa che fa indignare ancora di più è che molto probabilmente quel gruppo di ragazzi erano minorenni, perché c’erano diverse microcar parcheggiate.

Quei ragazzi si trovavano per caso ad avere delle uova? Li lanciavano casualmente alle macchine di passaggio? Oppure era una cosa ben pianificata per quelli che facevano rifornimento? Se fosse davvero così non ho parole, oltre al gesto, pianificare una cosa del genere è una cosa a dir poco meschina.

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