Cronaca
Il cadavere ancora senza identità Attesa per autopsia e test del Dna


Si aspetta il lavoro del medico legale per dare un nome al cadavere ritrovato in via del Trebbiatore, alla periferia di Biancavilla. Un’attesa che diventa angoscia per i familiari di due persone scomparse negli ultimi mesi.
di Vittorio Fiorenza
Potrebbe non essere sufficiente l’autopsia sul cadavere ritrovato martedì, alla periferia di Biancavilla, per arrivare ad un’esatta identificazione. Sul corpo, trasportato all’obitorio dell’ospedale “Garibaldi” di piazza Santa Maria di Gesù a Catania, potrebbe rendersi necessario effettuare dei prelievi per consentire l’esame del Dna. Soltanto quest’ultimo test potrà dare con certezza un’identità a quel corpo trovato in avanzato stato di decomposizione, quasi “scheletrizzato”, al punto da non avere a disposizione alcun elemento esterno di riconoscibilità.
Nel punto in cui è stato rinvenuto il cadavere, vicino via del Trebbiatore, alla periferia di Biancavilla verso Santa Maria di Licodia, sono stati notati anche parti di una maglietta o di un indumento: dettaglio insufficiente per avanzare qualsiasi ipotesi.
Ecco perché fin dal primissimo momento, gli investigatori (le indagini sono affidate alla compagnia dei carabinieri di Paternò e coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica Andrea Ursino) si sono trincerati in un comprensibile silenzio. Un silenzio e un’attesa che diventano terribile angoscia per i familiari di due persone scomparse negli ultimi mesi in questa zona etnea.
Si tratta di Daniele Cancemi, 29enne di Santa Maria di Licodia, che manca da casa dal 30 agosto, e di Nicola Ciadamidaro, adranita di 38 anni, di cui non si hanno notizie dallo scorso 3 giugno. Su entrambi si sono susseguite le ricerche e gli appelli. Del giovane licodiese anche la trasmissione “Chi l’ha visto?” si è occupata. Ma non si sono avute informazioni utili. Martedì pomeriggio, quando si è diffusa la notizia del ritrovamento di un cadavere vicino via del Trebbiatore, il padre e altri familiari di Cancemi si sono recati sul posto in grande apprensione. Ma i carabinieri non li hanno fatti avvicinare. Bisognerà soltanto attendere gli esami medico-legali.
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Cronaca
Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne
Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata


La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.
Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.
Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.
Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.
Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».
La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.
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