Cultura
Premio Scanderbeg assegnato ad Alfio Grasso su proposta di “Biancavilla Oggi”
Riconoscimento dato per il suo impegno culturale: preziosissimi i volumi pubblicati con “Nero su Bianco”
Questa è la Biancavilla che ci piace
Ad Alfio Grasso, studioso di storia locale, autore della nostra casa editrice “Nero su Bianco“, già dirigente sindacale e più volte amministratore comunale (fino a ricoprire la carica di sindaco per il Partito Comunista Italiano), è stato assegnato il Premio Scanderbeg.
La manifestazione, voluta e organizzata dalla presidenza del Consiglio Comunale di Biancavilla, si è tenuta a Villa delle Favare con la conduzione di Ruggero Sardo. Il riconoscimento si avvale anche delle indicazioni delle testate giornalistiche locali. Quello di Alfio Grasso è il nome avanzato per quest’edizione da Biancavilla Oggi: subito accolto dagli organizzatori.
Dal palco allestito nella corte di Villa delle Favare, Grasso si è detto «orgoglioso di essere biancavillese e felice di avere pubblicato con “Nero Su Bianco”, casa editrice biancavillese dell’amico Vittorio Fiorenza».
Una vita tra politica e impegno culturale
Già professore a contratto nelle Facoltà di Agraria delle Università di Palermo e Reggio Calabria, Alfio Grasso ha svolto attività politica a Biancavilla come dirigente del Partito Comunista Italiano, ricoprendo la carica di consigliere comunale, di assessore e di sindaco.
È stato presidente dell’Associazione regionale delle cooperative agricole e delle cooperative di produzione lavoro. Ha guidato il Centro regionale di studi e formazione cooperativa. È stato componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente di Sviluppo Agricolo della Regione Sicilia.
Vanta una lunga collaborazione con riviste giuridiche e di agraria: ha scritto per il “Novissimo Digesto Italiano” (Utet) e per la “Rivista di storia dell’agricoltura” dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. È autore di diversi volumi sul cooperativismo in agricoltura.
Notevole e apprezzatissimo il suo contributo dato per gli studi di storia locale. Per la nostra casa editrice, Alfio Grasso ha pubblicato “Patrioti del Risorgimento a Biancavilla. Angelo Biondi e Placido Milone, indiscussi protagonisti” (2024), “Biancavilla contro il Duce. 23 dicembre 1923, la prima sommossa popolare antifascista” (2021), “Antonio Bruno, letterato e politico” (2020) e “Antichi versi contadini. L’agricoltura nella poesia dialettale di Placido Cavallaro (1784-1866)” (2018).
Gli altri premiati
Oltre a Grasso, i premiati di quest’anno sono stati anche il poeta Giuseppe Tomasello, Simona Alongi, Santo Finocchiaro e Giuseppe Marchese.
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Cultura
Biancavilla alle origini e Santa Caterina: a lei gli albanesi dedicarono la chiesa
Solo 70 anni dopo la venuta dei profughi, il titolo dell’edificio sacro fu dato alla Madonna dell’Elemosina
Biancavilla e Santa Caterina d’Alessandria: un legame che ci porta alle nostre origini. Una figura di straordinaria sapienza e coraggio, il cui culto è attestato in contrada Callicari dopo l’arrivo degli albanesi. Un manoscritto del 1849 conservato nell’Archivio della Matrice attesta che, quando tra il 1480 e il 1486 la colonia di profughi fondò il nuovo insediamento sul territorio etneo, decise di erigere la prima chiesa del paese e di dedicarla proprio alla martire alessandrina: «…alzò picciola chiesa sotto titolo di S. Catarina la Martire, ove all’Immacolata Signora della Limosina Protettrice e al glorioso S. Zenone martire Greco […] avesse i rispettivi altari».
Questa scelta non fu casuale. Per quei primi abitanti, la giovane martire del IV secolo era modello di sapienza, fede salda e dignità personale: qualità capaci di accompagnare la nascita di una comunità giovane e orgogliosa delle proprie radici. Non sorprende che nei registri più antichi di Biancavilla (dal 1599 in poi) compaiano numerose donne chiamate Caterina, Catarina o Catarinella, segno di una devozione viva e diffusa.
La chiesetta originaria sorgeva probabilmente nell’area in cui oggi si trova la Cappella di San Placido, orientata verso il sorgere del sole secondo l’uso orientale. Lì i coloni albanesi celebravano la liturgia secondo il rito greco-bizantino, intonando antichi inni sacri, le cui melodie riportavano alla memoria la patria lasciata oltre il mare.
Circa settant’anni dopo la fondazione, la chiesa mutò titolo e fu dedicata alla Madonna dell’Elemosina, come chiesto nel 1552 dal cappellano Bernardino De Castelli al vescovo di Catania Nicola Maria Caracciolo. La visita pastorale del 1555 conferma che il cambio era già avvenuto. Tuttavia, il nucleo primitivo dell’attuale basilica – la maestosa Chiesa Madre che domina oggi il centro storico – nacque proprio come “chiesetta di Santa Caterina”. Un dato che conferma la profondità e l’antichità del culto della martire a Biancavilla.
La sua statua nel prosetto della basilica
Nonostante il cambio di titolazione, la memoria di Santa Caterina non è mai del tutto scomparsa. Oggi la sua immagine sopravvive in tre significative rappresentazioni. La sua statua si trova a destra del prospetto principale della Basilica (opera dell’architetto Carlo Sada), dove la Santa appare con la ruota dentata spezzata, simbolo della vittoria sulla violenza e sull’ingiustizia. Troviamo la sua immagine anche in una tela di autore ignoto, esposta nella navata sinistra della Basilica. E ancora, in una delle quattro icone del maestro Antonio Schiavone, raffigurata accanto agli altri santi tutelari della città: Placido, Zenone e Agata.
Sono presenze discrete, ma eloquenti: testimoniano come il culto di Caterina, pur trasformandosi nel tempo, continui a intrecciarsi con la storia, le architetture e la memoria religiosa di Biancavilla.
Emblema di coraggio femminile
La Chiesa ricorda Santa Caterina d’Alessandria il 25 novembre come figura di straordinaria sapienza e coraggio. Secondo la tradizione, Caterina era una giovane nobile e istruita. Rifiutò di compiere sacrifici agli dèi pagani e invitò il governatore romano a convertirsi al cristianesimo. L’uomo, affascinato dalla sua intelligenza e dalla sua bellezza, tentò di convincerla a sposarlo. Al suo rifiuto reagì con brutalità: la condannò alla tortura della ruota dentata che – narra la leggenda – si spezzò miracolosamente senza toccarla. Caterina venne infine decapitata, testimoniando con il sangue la libertà del suo pensiero e della sua fede.
In lei si intrecciano una forza morale e una dignità femminile che non si piega al sopruso. Una donna che subì violenza, ma che nel tempo è divenuta, per i cristiani, emblema di libertà interiore e lucidità spirituale. La ruota spezzata (rappresenta anche sulla facciata della basilica di Biancavilla) è il segno visibile di questa eredità: un simbolo che attraversa i secoli e che continua a parlare alla città con la stessa limpidezza delle sue origini.
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Cultura
«Il Palazzo Portale sia acquistato dal Comune per esporre gli antichi reperti»
Proposta dell’associazione “Biancavilla Documenti” indirizzata all’amministrazione Bonanno
L’associazione culturale “Biancavilla Documenti” ha presentato una proposta al Comune affinché valuti l’acquisto del piano nobile del Palazzo Portale, attualmente messo in vendita (con il giardino) dagli eredi a 800mila euro, con l’obiettivo di destinarlo a sede museale per accogliere la collezione archeologica appartenuta al canonico Salvatore Portal (1789–1854).
La proposta è firmata dal presidente Antonio Zappalà e dal segretario Salvuccio Furnari. L’invito all’amministrazione comunale è a verificare la congruità del prezzo dell’immobile per un’eventuale acquisizione al patrimonio comunale.
Secondo l’associazione, il Palazzo Portale — edificio di alto pregio architettonico situato nella centrale piazza Roma e dotato di uno spazio verde esterno — rappresenterebbe la sede più appropriata e storicamente significativa per ospitare i reperti del celebre abate biancavillese. In passato, infatti, proprio in quell’area era stato allestito l’antico orto botanico creato dallo stesso Portal, noto non solo come ecclesiastico, ma anche come naturalista e ricercatore scientifico.
La collezione archeologica
L’intera collezione di vasi, anfore, ceramiche, terrecotte e altri reperti raccolti da Portal è, grazie alla disponibilità degli eredi, destinata a Villa delle Favare per farne il primo museo civico.
«Riteniamo che il Palazzo Portale – si legge nella nota dell’associazione – sia la sede ideale, storicamente appropriata e legata familiarmente al nostro Portal, ricercatore e scienziato. È quindi il luogo più idoneo per l’allocazione e l’allestimento di un museo che custodisca la pregiata collezione».
L’associazione sottolinea, inoltre, che è ancora in corso l’iter per il riconoscimento giuridico e la definizione delle modalità operative legate alla tutela, alla donazione e alla futura fruizione pubblica dei reperti. Con questa iniziativa, “Biancavilla Documenti” intende stimolare una riflessione sul valore culturale e identitario della figura del canonico Portal e sulla necessità di conservare e valorizzare la sua eredità in uno spazio che ne rappresenti la memoria storica e scientifica.
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