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Cultura

Vincenza Ricceri, la patriota di Biancavilla davanti al plotone d’esecuzione

«La vediamo correre a Catania per cacciare i borbonici e poi con i contadini a occupare le terre…»

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Nella memoria locale se ne è persa traccia. Eppure, il suo nome ha diritto di riecheggiare. La sua storia si inserisce drammaticamente in quegli anni tumultuosi del Risorgimento a Biancavilla, centro tra i più irrequieti della Sicilia. Lei è una donna, si chiama Vincenza Ricceri: una patriota, il cui destino si intreccia con quello di “Peppa la cannonera”, e finisce davanti al plotone d’esecuzione. Fucilata assieme ad altri uomini. Di lei non si sa nulla, ma Elio Camilleri nel suo “Siciliane contro” (Algra Editore, 2021) le dedica un’intera pagina. Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, Biancavilla Oggi la pubblica qui di seguito.

Peppa contro Vincenza e i contadini

Da Catania a Biancavilla ci sono pochi chilometri, eppure bastano per collocare Peppa in una nuova dimensione. In questa sede bisogna spiegare ciò che lei stessa in quei giorni non riuscì a cogliere e cioè che la presenza garibaldina in Sicilia poteva essere e non fu un’autentica lotta di liberazione; certo lo fu “politicamente” perché i Borbone furono cacciati, ma non lo fu né socialmente, né economicamente perché i contadini rimasero senza le terre demaniali, mentre borghesi e aristocratici riuscirono addirittura a portare i garibaldini sulle loro posizioni e mantenere, quindi, i loro privilegi di classe dirigente.

Peppa non capì nulla e si trovò, a Biancavilla, a inseguire, catturare e portare davanti al plotone d’esecuzione quei patrioti che erano stati con lei a Catania appena pochi giorni prima a cacciare i borbonici dalla città. Furono catturati e fucilati, il 18 giugno, l’artigiano Furnari, detto Legno storto, e altri otto patrioti tra cui una donna, Vincenza Ricceri, che si era particolarmente distinta nella lotta di classe contro i proprietari terrieri.

Non sappiamo nulla di Vincenza, ma giuro che non ci serve sapere se era bruna o chiara, se i suoi occhi erano azzurri come il cielo o verdi come i campi o neri come lava che si è stancata di venire giù e che si è fermata da tanto tempo.

Sappiamo tutto dei suoi pensieri, delle sue speranze, della sua incredibile forza e determinazione nella lotta per vincere la miseria, la fame. E allora la vediamo correre a Catania per cacciare i borbonici e poi con i contadini a occupare le terre, a cacciare via i campieri e i servi dei padroni, la vediamo scappare e nascondersi con loro quando si accorge che i “liberatori” garibaldini e i “cappeddi” ora stanno dall’altra parte, ora stanno contro i contadini e contro di lei.

Vincenza allora fugge e i suoi sogni fuggono via da lei, adesso deve nascondersi e capire che tutto ormai sta crollando e che già è condannata alla sconfitta, alla resa e a consegnare ai vecchi e ai nuovi vincitori tutte le sue speranze e la su vita davanti a un plotone di esecuzione.

Cultura

Gli scatti di Biancavilla (con la sua umanità) nella “Sicilia” di Rotoletti

Nuovo volume del noto fotografo: «Impagabile il colpo d’occhio su via Vittorio Emanuele»

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Ci sono sei immagini di Biancavilla nel volume fotografico di Armando Rotoletti, “Sicilia”, appena edito da Silvana Editoriale. Scatti che ritraggono l’umanità locale seduta nei circoli ricreativi con tutto il sotteso di umori, gesti, mezzeparole. L’opera, che reca la nota critica di Tomaso Montanari e i testi per le immagini di Placido Antonio Sangiorgio, restituisce una visione dell’Isola-mondo nei suoi fasti e nelle sue tragedie, nelle speranze e nel sudore, nell’esplosione della giovinezza e nel resiliente gattopardismo. Ci sono, tra gli altri, i ritratti (categoria per la quale Rotoletti è maestro) di Bufalino e Consolo, e quelli di tanti volti anonimi nelle cui rughe e nei ghigni si disegna l’amara allegoria di una terra che trascina il suo giogo.

Ma quello di Armando Rotoletti con Biancavilla è un legame ormai consolidato. Amico di Salvatore Benina a Londra, fin dagli anni ’80, quando ha iniziato la sua attività di fotogiornalista, è da una suggestione di Coco che ha tratto l’ispirazione per un progetto sui Circoli di conversazione a Biancavilla, da cui l’omonimo volume del 2012.

«È impagabile il colpo d’occhio sull’intera via Vittorio Emanuele – afferma l’artista – dove centinaia di sedie allineate sul marciapiede ospitano decine e decine di anziani e non, intenti alla chiacchiera, all’osservazione e al… commento: piccolo risarcimento dei decenni passati chini sui campi con le vanghe in mano». E prosegue: «L’immagine di questo versante si riflette nei volti dei contadini che affollano i Circoli, con la loro pelle estremamente secca, nei nodi e nelle deformazioni delle loro mani, e nei loro sguardi, per lo più spenti e impauriti».

Un sentimento di passione

Chiediamo inoltre a Rotoletti di dirci qualcosa sui destinatari di tali opere: «Esistono diversi tipi di pubblico che acquista libri fotografici. Per quanto riguarda il mio, si tratta di un pubblico molto attento e culturalmente preparato, che apprezza il grande lavoro di ricerca, durato trent’anni. Ma sono consapevole del fatto che, essendo le fotografie legate a momenti specifici e irripetibili nel tempo, può talvolta risultare “fuori dal tempo”».

«Il mio augurio, per usare le parole di Roland Barthes, è che – prosegue Rotoletti – ogni fruitore possa trovare il proprio ‘punctum’, cioè quel volto, quell’albero, quel paesaggio, o altro elemento che evocherà in lui un sentimento di passione. Non a caso il rapporto tra immagine e testo è assolutamente complesso, tanto che per i testi che accompagnano le immagini di questo libro ho deciso di affidarmi a Placido Antonio Sangiorgio, che è riuscito non solo a descrivere perfettamente le fotografie, ma anche a conferire loro una speciale forza poetica, arricchita da numerosi rimandi letterari».

Le opere fotografiche presenti nel volume saranno esposte dal 7 maggio prossimo presso il Duomo antico – cittadella fortificata di Milazzo. All’inaugurazione interverrà Claudio Fava.

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Cultura

Tra storia e psicologia sociale: Filadelfio Grasso scruta la mente dei briganti

“Nero su Bainco Edizioni”, una nuova prospettiva su una delle pagine più controverse tra ‘800 e ‘900

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Il fenomeno del brigantaggio nel territorio etneo, in particolare nei comuni di Bronte, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Paternò e Belpasso, ma anche – al di là del fiume Simeto – di Centuripe. Un fenomeno storico complesso, ora analizzato da Filadelfio Grasso, studioso e cultore di storia e tradizioni locali, apprezzato collaboratore di Biancavilla Oggi.

La ricerca di Filadelfio Grasso, dottore in Discipline psicologiche e sociali e in Scienze pedagogiche, offre non soltanto un punto di vista diverso, ma anche l’uso della lente della psicologia sociale. “Nella mente dei briganti”, volume pubblicato da Nero su Bianco Edizioni, esplora le radici del fenomeno. Lo fa attraverso il contesto storico dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento, le dinamiche sociali e le condizioni economiche che spinsero uomini comuni a ribellarsi contro le ingiustizie, il modo in cui erano visti dalla comunità in cui vivevano.

Filadelfio Grasso, con documenti e testimonianze, focalizza l’attenzione su personaggi legati al nostro territorio. Non soltanto banditi, ma anche personalità emblematiche, travolte dalla rabbia e dalla disperazione in un’Italia postunitaria segnata da ingiustizie e promesse disattese.

Un’opera che va oltre il freddo racconto dei fatti e che indaga il pensiero, le emozioni e le motivazioni interiori dei briganti, offrendo una nuova prospettiva su una delle pagine più controverse e complesse della storia italiana.

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