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Cronaca

Omicidio Maglia, anche in Appello confermato l’ergastolo per Monforte

Sentenza della Corte d’Assise d’appello di Catania, sullo sfondo l’implosione del vecchio clan

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Pena all’ergastolo confermata anche in secondo grado per Alfio Monforte. La Corte d’Assise d’Appello di Catania (presidente Elisabetta Messina) ha condannato l’esponente del clan di Biancavilla per l’omicidio di Alfredo Maglia, avvenuto in via dei Gerani ad Adrano, nell’ottobre 2013. I giudici hanno accolto così la richiesta del pg Antonio Nicastro.

Un tempo sodali, Monforte e Maglia, appartenenti allo stesso clan Toscano – Mazzaglia – Tomasello e poi divenuti nemici e protagonisti di quell’ebollizione che ha portato allo spappolamento del gruppo, iniziato e sancito con l’uccisione di Pippo Mazzaglia fifiddu nel 2010. Diversi gli attriti tra Monforte e Maglia.

Screzi e una serie di episodi, anche nei confronti di persone vicine a Monforte. E un vortice di odio e sete di vendetta (in questo contesto si inseriscono gli omicidi di Agatino Bivona e Nicola Gioco, nipote di Maglia). Come emerso dall’inchiesta Garden, era stata programmata l’eliminazione di Monforte a Reggio Emilia, dove si era stabilito, ma senza che il progetto venisse effettivamente portato a termine.

L’impianto accusatorio a carico di Monforte per omicidio pluriaggravato si è basato anche sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Dario Caruana, Giuseppe Liotta e Graziano Balsamo. A loro si aggiunge Giovanni La Rosa, che di Maglia era l’autista. A dare sostegno alla Dda etnea pure le risultanze delle inchieste “Garden”, “Onda d’urto” e “Città blindata”.

La difesa di Monforte ha sostenuto l’estraneità ai fatti dell’imputato. In particolare, l’avv. Francesco Antille ha puntato sugli elementi contraddittori dei pentiti e sul fatto che Monforte, quando è avvenuto il delitto, non si trovasse in Sicilia ma nel nord Italia. Alibi non recepito dai giudici. Si attendono ora le motivazioni della sentenza, che sarà oggetto di ricorso in Cassazione per l’ultimo grado di giudizio.

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Cronaca

Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati

Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti

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Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).

Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.

Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.

Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.

In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.

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