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Chiesa

Il “Velo di Sant’Agata” accolto dalle monache di clausura di Biancavilla

Padre Giovambattista Zappalà evoca il concetto del “martirio incruento”, che riguarda la quotidianità

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Un momento di preghiera e la supplica a Sant’Agata – patrona di Catania e della diocesi etnea – presieduti dal parroco dell’Idria, Giovanbattista Zappalà, hanno chiuso al monastero delle clarisse la tappa biancavillese della annuale peregrinatio del velo di Sant’Agata, che precede i festeggiamenti catanesi di febbraio.

Il velo era giunto per mano del parroco della Cattedrale di Catania, Barbaro Scionti. La chiesa del monastero “Santa Chiara” è rimasta aperta per la venerazione della reliquia e la preghiera personale dei fedeli.

Agata, storia di un martirio e di eventi miracolosi che, per i fedeli, hanno valore e significato anche nell’età contemporanea.

«Il martirio – sottolinea padre Zappalà a Biancavilla Oggi – non è qualcosa che riguarda i primi secoli del Cristianesimo, ma purtroppo è ancora attuale. Il Novecento ha prodotto milioni di martiri, così come il nostro secolo».

«Non tutti i cristiani –riflette ancora padre Giovanni– sono chiamati a vivere il martirio cruento, però tutti siamo chiamati a vivere il “martirio incruento” quotidiano, ovvero la fedeltà ai nostri doveri: la preghiera, la messa domenicale, saper perdonare, essere generosi, accudire un infermo. Affermare di essere contro l’aborto o l’eutanasia ed essere derisi, per esempio, anche questo è martirio».

Il Velo che fermò la lava

La storia del velo rosso, allora portato dalle vergini consacrate a Dio e ricevuto dal Vescovo, si intreccia con quella della città di Catania sin dal 252, ad un anno esatto dal martirio di Agata, quando Catania era minacciata da un’eruzione dell’Etna.

Per fermare l’avanzata della colata lavica, i catanesi presero il velo rosso poggiato sul sarcofago della Santa e lo portarono in processione davanti alla colata. Il fiume di lava – secondo la tradizione – si arrestò, lasciando incolumi gli abitanti e intatte le case dei villaggi che circondavano il vulcano. E per i catanesi questo “miracolo” fu da attribuire all’intercessione di Agata.

Un evento per il quale fu proclamata Santa, intrecciando indissolubilmente la sua storia con quella di Catania, anche in seguito più volte “salvata” dalla furia della natura per intercessione della sua patrona.

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Chiesa

Il “cuore” di San Camillo de Lellis accolto al monastero di Biancavilla

La badessa Chiara Aurora Sena: «Un modello di misericordia e di carità verso i sofferenti»

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La Chiesa del convento di “Santa Chiara” di Biancavilla ha accolto e venerato la reliquia del cuore di San Camillo de Lellis. Un evento particolare in quest’ anno che la Chiesa cattolica dedica al giubileo della speranza. La reliquia sta compiendo un pellegrinaggio per portare e rinnovare il messaggio del santo fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi.

A descrivere queste giornate è suor Chiara Aurora Sena, badessa del monastero di Biancavilla. «Accogliamo la reliquia – ci dice – in occasione dei 450 anni della conversione di San Camillo. Durante quest’anno la reliquia, per iniziativa dei padri camilliani, sta compiendo una “peregrinatio” in tutto il Sud Italia. Abbiamo pensato di fare coincidere gli esercizi spirituali, che ogni anno offriamo durante la quaresima, con questo evento di grazia. Possa essere un’occasione per incontrare un grande Santo che è modello di misericordia e di carità verso i sofferenti nel corpo e nello spirito. Da San Camillo prendiamo esempio per essere a nostra volta luce e consolazione per gli altri».

Diversi gli incontri con le varie realtà biancavillesi. Prima le catechesi tenute da fratel Carlo Mangione, superiore della provincia religiosa dei camilliani del sud Italia, e l’incontro con le seconde classi dell’Istituto comprensivo “Sturzo – Don Bosco”. E poi l’accoglienza della reliquia da parte dei degenti e degli operatori sanitari nei vari reparti dell’ospedale di Biancavilla, accompagnati dal cappellano fra Antonio Vitanza dei frati minori. Infine, l’incontro con gli ospiti della comunità “Cenacolo Cristo Re”, arricchito dai canti e dalle preghiere che gli ospiti stessi hanno preparato assieme agli operatori dell’Istituto.

«Il tempo della Quaresima – ha ribadito fratel Carlo – è un tempo di conversione che significa revisione della propria vita. Camillo ci accompagna in questo cammino con la virtù teologale della speranza, Camillo è stato un convertito, un RI-nato in Dio, ci dice che è possibile rinascere in Dio e questo è motivo di speranza per tutti… Viene da dire, Grazia su Grazia, e ad ognuno di noi il buon proposito di trarne i frutti».

Camillo, l’aristocratico “umanizzatore”

Camillo fu in gioventù un aristocratico pigro e arrogante, avviato alla carriera militare dal padre. Poi la conversione dopo aver vissuto il dramma della sofferenza. Un mutamento che fu un incontro trasformativo con la fede, in grado di cambiare radicalmente la sua vita, portandolo a servire i malati con compassione e dedizione. Trascorse, infatti, il resto della sua vita al servizio dei malati negli ospedali e lazzaretti di Roma. Per questo motivo è stato proclamato Patrono Universale del Mondo della Salute.

Nell’opera di Camillo de Lellis possiamo intravedere in anticipo quella che quattro secoli dopo verrà definita “umanizzazione delle cure mediche”. Chi si occupa di un ammalato non dovrebbe interessarsi solo all’aspetto clinico della malattia, al bisogno fisico, ma anche a quello psicologico interiore, per favorire la salute, il benessere olistico, complessivo della persona. Camillo, vissuto in un’epoca di forti pregiudizi sociali e religiosi, volle dare alla sua attività a favore dei sofferenti una impostazione libera e “laica” senza tenere conto del credo di chi gli stava davanti.

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Chiesa

Giubileo, oltre 160 parrocchiani dell’Idria in pellegrinaggio a Catania

Guidato da padre Giovambattista Zappalà, il gruppo di fedeli ha visitato i luoghi di Sant’Agata

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Pellegrinaggio giubilare a Catania per la parrocchia “Santa Maria dell’Idria” di Biancavilla. Hanno preso parte a questo evento oltre 160 fedeli, guidati dal parroco don Giovambattista Zappalà.

Il pellegrinaggio rientra nelle varie iniziative che si susseguiranno per questo anno giubilare, iniziato lo scorso 24 dicembre a San Pietro a Roma con l’apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco.

I parrocchiani biancavillesi hanno fatto sosta in diversi luoghi di culto dedicati a Sant’Agata, per la preghiera personale e comunitaria. Le chiese di Sant’Agata la Vetere, Sant’Agata al carcere e Sant’Agata alla fornace: le tappe del pellegrinaggio. Infine, la processione con la Croce dalla chiesa di Sant’Agata alla Badìa fino alla Cattedrale, attraversando la Porta Santa, per la celebrazione eucaristica nella cappella della patrona di Catania e della Diocesi. La messa è stata celebrata dal parroco della Cattedrale, mons. Barbaro Scionti, e da padre Zappalà.

Per i fedeli, non solo un sabato di preghiera, ma anche un’occasione di condivisione e aggregazione nel cuore del centro storico di Catania e nei luoghi di Sant’Agata.

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