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Cronaca

Enza Ingrassia torna a Biancavilla e attende verdetto di Cassazione

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di Vittorio Fiorenza

A distanza di tre anni e mezzo dal delitto rientra a casa. O meglio: Enza Ingrassia viene trasferita nell’abitazione della sorella, a Biancavilla, dove continuerà ad essere sottoposta al regime dei domiciliari. La donna, condannata in primo e secondo grado per l’uccisione del marito Alfio Longo, era rinchiusa dal luglio 2016 nella comunità terapeutica assistita “Major” di Mascalucia (dopo essere stata nella struttura del “Cenacolo” di Biancavilla).

Si attende ancora il pronunciamento della Cassazione perché possa chiudersi definitivamente il caso. La decisione del trasferimento “a tempo indeterminato” a Biancavilla è stata presa con un’ordinanza della prima sezione della Corte d’assise d’appello di Catania, su parere favorevole della Procura generale, su istanza dell’avv. Pilar Castiglia, legale dell’imputata.

Il delitto, che ha avuto un’eco nazionale, era stato commesso nell’agosto del 2015 nella villetta di contrada “Crocifisso”, zona di villeggiatura delle Vigne di Biancavilla. L’uomo, mentre era a letto che dormiva, era stato ripetutamente colpito al volto e alla testa con un ciocco di legno, senza neanche essersi reso conto di quanto stesse avvenendo.

In un primo momento, la moglie aveva inscenato l’assalto di un gruppo di banditi. Ma poche ore dopo cede e confessa: «Sono stata io, non ne potevo più». Il contesto, emerso dalle indagini e scolpito nelle sentenze, è quello di una quarantennale vita matrimoniale di maltrattamenti, silenziosamente subita dalla Ingrassia.

Una coppia, in apparenza tranquilla, che frequentava i gruppi di preghiera nelle chiese del paese, ma che in casa viveva in una situazione di inferno. Ingrassia è stata condannata, con rito abbreviato, a 14 anni di carcere, poi ridotti con “concordato” a 12 in appello. Manca il verdetto della Cassazione. La donna lo attenderà ora a casa della sorella.

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Cronaca

La cocaina nascosta nel frigorifero: 40enne arrestato dai carabinieri

Trovato pure il “libro mastro” con i nomi dei clienti e la rendicontazione dell’attività di spaccio

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I Carabinieri della Stazione di Biancavilla e i colleghi dello “Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia” hanno arresto un pregiudicato 40enne per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.  

L’uomo – con precedenti per droga – era stato notato in atteggiamento “sospetto” in alcune aree a verde del paese. Così sono scattati appostamenti e pedinamenti da parte dei militari. Un’attività poi conclusa con un blitz nella sua abitazione, dove si è proceduto ad un’accurata perquisizione.

In cucina, i militari si sono accorti che l’uomo era diventato estremamente nervoso. In effetti, in un pensile erano nascosti un bilancino di precisione, numerose bustine in plastica trasparente, un coltellino, un quaderno con nomi e prezzi di vendita, 145 euro e un mini smartphone senza sim card.

Ma non è finita qui. I carabinieri hanno proceduto ad ispezionare anche l’interno del frigorifero. All’interno dell’elettrodomestico, in uno scompartimento laterale, erano stati infilati 3 tubetti apparentemente di farmaci. È stato aprirli per scoprire il vero contenuto: 16 dosi di cocaina.

Trovata la droga, il materiale necessario al suo confezionamento, il denaro e il “libro mastro” relativo alla rendicontazione dell’attività di spaccio, l’uomo è stato arrestaro e rinchiuso nel carcere catanese di Piazza Lanza.

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