Cronaca
Il caso “ambulanza della morte”, soltanto due familiari dal Gup


di Vittorio Fiorenza
Nell’aula “Serafino Famà”, davanti al Giudice per l’udienza preliminare, Giovanni Cariolo, del Tribunale di Catania, approda il caso della “ambulanza della morte”. C’è la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero, Andrea Bonomo, nei confronti di due imputati, accusati di omicidio volontario, oltre che di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Si tratta di due adraniti: Davide Garofalo, attualmente rinchiuso nel carcere di “Bicocca”, e di Agatino Scalisi, che si trova a piede libero. Sarebbero loro, secondo la Procura di Catania, gli ambulanzieri che, nel tragitto dall’ospedale a casa, all’interno di un’ambulanza privata (nulla a che vedere, dunque, con il servizio del 118), avrebbero ucciso pazienti terminali, tutti biancavillesi, con iniezioni di aria nelle vene.
Lo scopo? Accaparrarsi i relativi funerali ed avere una “ricompensa” di 200-300 euro dall’agenzia di pompe funebri con la compiacenza dei clan di Adrano e Biancavilla.
Contestati quattro omicidi, tre a carico di Garofalo ed uno a carico di Scalisi. Nell’udienza di mercoledì avanzate le richieste di costituzione di parte civile. L’assenza che non è passata inosservata è stata quella dei familiari delle presunte vittime. Un bruttissimo segnale.
A parte il figlio e il genero di una delle persone che sarebbe stata uccisa in ambulanza, nessun altro parente si è presentato al Tribunale. Ad avanzare la costituzione sono stati, invece, l’Asp di Catania, il Comune di Biancavilla, il Codacons e l’associazione antiracket ed antiusura “Libera Impresa”.
Agli imputati viene contestato pure, infatti, il reato di estorsione, ai danni dell’agenzia funebre Arena, i cui titolari, Orazio con i figli Giuseppe e Luca, figurano tra le parti offese, che hanno chiesto di partecipare al processo. Le decisioni del giudice sono attese per il 24 ottobre.
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Cronaca
Sequestrata dai carabinieri un’officina abusiva: denunciato un 59enne
L’uomo dovrà restituire allo Stato anche 21.850 euro di reddito di cittadinanza già percepito


Denunciato in stato di libertà un 59enne biancavillese, con precedenti. Secondo quanto accertato dai carabinieri, deve rispondere di esercizio abusivo della professione, gestione e smaltimento illecito di rifiuti e indebita percezione del reddito di cittadinanza.
Nello specifico, l’uomo, ufficialmente disoccupato, aveva allestito, senza alcuna autorizzazione, un’officina meccanica all’interno di un garage di proprietà del padre. Un locale situato in periferia. Occupata abusivamente anche parte della strada pubblica, utilizzata per parcheggiare, su carrelli elevatori e cavalletti, le autovetture da riparare.
Lungo la via in questione, i militari hanno quindi trovato diverse automobili, parzialmente smontate e con il cofano motore aperto, nonché un furgone con il cassone alzato, suddiviso in più pezzi.
All’interno del garage sono stati, invece, rinvenuti gli “attrezzi da lavoro” e molti rifiuti speciali, tra cui parti di motori di autovetture, oli e batterie esauste.
L’officina è stata, quindi, posta sotto sequestro e i veicoli in riparazione sono stati riaffidati ai proprietari, ignari che l’attività fosse irregolare.
Lo stesso carrozziere abusivo è stato, infine, deferito anche per aver illegittimamente incassato il sussidio pubblico del reddito di cittadinanza. Al riguardo, i carabinieri hanno proceduto, coordinandosi con l’Inps, all’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, nonché all’avvio dell’iter di restituzione di quanto indebitamente ricevuto. Il 59enne, pertanto, dovrà riconsegnare alle casse dello Stato ben 21.850,00 € riscossi tra maggio 2019 e aprile 2023.
I cittadini residenti nella zona, che d’ora in poi potranno finalmente godere del decoro urbano ripristinato in quella via, hanno ringraziato i Carabinieri per il loro operato.


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