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Caso “Rinazze”, il sindaco sentito dalla Commissione Ambiente all’Ars

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di Vittorio Fiorenza

Un’altra tappa a Palermo per i rappresentanti del Comune di Biancavilla e del comitato Rinazze che si battono contro i progetti, previsti nell’area a vocazione agricola a sud del paese, per la produzione di biometano e compost dal trattamento dei rifiuti. Il sindaco Antonio Bonanno, ieri mattina, è stato in audizione nella commissione parlamentare “Ambiente, territorio e mobilità” di Palazzo dei Normanni.

L’intervento del primo cittadino biancavillese si è soffermato a lungo su un iter e su una modalità che l’amministrazione comunale ritiene «del tutto discutibili in relazione all’individuazione del sito in oggetto». È stato lo stesso Bonanno a chiedere di essere ascoltato dall’organismo presieduto dalla deputata Giusy Savarino.

La seduta della commissione –riferisce una nota stampa del Comune di Biancavilla– «ha registrato numerosi interventi a favore della posizione tenuta dall’amministrazione comunale. Tra questi, vanno segnalati quelli dei deputati Barbagallo, Bulla, Compagnone, Di Paola, Lo Curto, Foti, Papale e Zitelli».

Dall’audizione è emersa la volontà di indicare un indirizzo specifico che vada nella direzione di proporre una specifica risoluzione per quegli impianti in itinere e che non sono previsti nel Piano Rifiuti regionale: è il caso di Piano Rinazze.

Bonanno in Commissione è stato affiancato dall’assessore Alfio Stissi, dagli imprenditori – e componenti del Comitato Rinazze – Giovanni Crispi e Salvatore Rapisarda, dai rappresentanti dell’Irssat (Istituto di Ricerca, Sviluppo e Sperimentazione sull’Ambiente ed il Territorio), Giuseppe Lo Bianco e Vincenzo Piccione.

«Ringrazio anzitutto la presidente della Commissione, Giusy Savarino, per la celerità con la quale ha voluto ricevermi –ha commentato il sindaco Bonanno al ritorno da Palermo– ho illustrato in audizione i motivi della nostra battaglia. Ed un merito lo abbiamo già avuto: quello di avere portato al centro dell’agenda della politica regionale una vicenda parecchio delicata e che merita la dovuta attenzione. Abbiamo ribadito la nostra contrarietà all’installazione degli impianti: e non sulla bontà delle nuove tecnologie bensì sull’averli previsti in un sito che ospita marchi Dop, con la relativa produzione, delle nostre eccellenze agricole. Noi, continuiamo ad andare avanti e attendiamo anche il responso del Tar».

Sì, perché il Comune si è rivolto alla giustizia amministrativa contro l’ok all’atto di “Valutazione di Impatto Ambientale” già avuto per uno dei progetti, quello della società Ch4 Energy.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Biancavilla 2023, quei ragazzi di destra che hanno ribaltato la storia politica

Tre generazioni, uno scatto fotografico: dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani fino ad Atreju

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C’è uno scatto fotografico – in questa competizione elettorale di Biancavilla finita con il trionfo di Antonio Bonanno – che più di ogni altro racconta la svolta epocale dell’80%. È quello che vede, sul palco di piazza Roma, durante l’ultimo comizio, Vincenzo Giardina e Vincenzo Randazzo con al centro Bonanno. È uno scatto, fatto casualmente tra decine di tanti altri. Ma ha la capacità di riassumere una storia che parte da lontano. Lì ci sono tre generazioni di militanti della destra biancavillese, formatasi e cresciuta in quel luogo politico che era la “sezione”.

Tre generazioni che hanno mosso i primi passi nelle organizzazioni giovanili, dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani, dalla Giovane Italia ad Atreju (stessa realtà in cui si è formata Giorgia Meloni). Un’evoluzione che dal Movimento Sociale Italiano, passando per Alleanza Nazionale e il Popolo delle libertà, arriva a Fratelli d’Italia. Dalla “fiamma” di Giorgio Almirante alla fiaccolata per Paolo Borsellino. Da forza emarginata a guida del governo, dell’Italia e di Biancavilla.

Il tabù storico era stato frantumato già nel 2003 da Mario Cantarella: primo sindaco di destra nella Biancavilla repubblicana (con Andrea Ingiulla tra gli assessori!). Ma è Antonio Bonanno a portare il partito su vette inesplorate: primo sindaco di destra a conquistare il doppio mandato e (in assoluto) ad avere ottenuto 8 preferenze ogni 10, con una coalizione che per la prima volta vede i centristi trainati perché usciti malconci dalle urne.

In questa percentuale è inclusa una sostanziosa dose di demeriti, inadeguatezze, incapacità, assenze degli avversari. Così, di converso, è la sinistra biancavillese che sprofonda nel più basso dei risultati di consenso e di rappresentanza dall’epoca risorgimentale ad oggi. Un cataclisma da far tremare il cuore della storia. Sarebbe una banalità cosmica attribuire la responsabilità ad Ingiulla o alle “otto liste contro una“: ne parleremo in un articolo a parte.

Torniamo, quindi, alla foto con Randazzo e Giardina assieme al sindaco. Abbiamo conosciuto il primo nell’era dell’amministrazione Manna (dal 1994 al 2003). Lui era il maggiore oppositore: sapeva leggere le carte, le studiava, attaccava in Consiglio con argomentazioni accurate e citazioni auliche. Esponente di An, ma la scuola era quella del Msi. Lo ascoltavano tutti con attenzione dai banchi dell’allora maggioranza. Rappresentava la destra, praticamente in solitaria. Mai avrebbe potuto pensare allora – stagione in cui Manna era dipinto sui manifesti come “l’imperatore di Biancavilla” per il suo strapotere – che venticinque anni dopo sarebbe diventato assessore con una destra che ha ribaltato e riscritto la storia politica di questa città, ormai ampiamente “ex” roccaforte rossa.

A Giardina, invece, lo ricordiamo, sempre nell’era Manna e degli inossidabili diessini (i Democratici di sinistra), militante sbarbatello di Azione Giovani. Era stato portato nella sezione di via Vittorio Emanuele (tappezzata con manifesti ruggenti e le foto di Almirante a Biancavilla) da Placido Sangiorgio, quando presidente dell’organizzazione era Enrico Indelicato. Tra gli altri militanti, Sergio Atanasio, Gianmarco Rapisarda, Nino Lavenia, Rino Mauceri, Francesco Cantarella (per citarne alcuni). Un gruppo affiatato che si divertiva a fare opposizione con il classico volantino e pure con un giornalino, “Zoom, Obiettivo Biancavilla”, distribuito in 400 copie.

Non c’era ancora Antonio Bonanno. Troppo piccolo: frequentava le elementari. Ma dell’organizzazione giovanile della destra, l’attuale sindaco vanterà poi una scalata che, da Biancavilla, lo porterà a capo del coordinamento provinciale di Catania, proprio su nomina di Giorgia Meloni. Attorno a lui, un gruppo rimasto sempre legato, nelle vittorie e nelle sconfitte: Dino Caporlingua, Salvo Pulvirenti e Mauro Mursia, Angelo D’Urso e Alberto Papotto, Antonio Fiorello e Salvo Bonaccorsi… Gli stessi di sempre: un’autentica comunità politica.

Una comunità consapevole delle proprie radici, ma non assimilabile a cliché ideologici ed inutili nostalgismi: mai uno scivolone, tale da animare lo spettro del pericolo “fascista” a Biancavilla. Piuttosto, quella rappresentazione generazionale in foto ha dimostrato senso delle istituzioni e piena maturazione.

Non è casuale, forse, se alla fine del comizio, scesi dal palco, quei tre “ragazzi di destra”, diventati classe dirigente e di governo, siano stati riconosciuti dal loro mentore comune come gli eredi di quella storia che parte da lontano. «Adesso posso ritirarmi, sicuro di lasciare il testimone in buone mani», ha detto in sostanza Mario Cantarella. Parole che racchiudono l’essenza di una comunità politica.

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