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Cultura

Corteo storico sui fondatori albanesi: «Messaggio attuale di accoglienza»

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L’associazione “Arbereshe” ha presentato ufficialmente, in basilica, alla comunità biacavillese il progetto riguardante la rievocazione storica dell’arrivo dei greco-albanesi nella nostra terra, un tempo chiamata Callicari. Un corteo con un centinaio di figuranti in abiti d’epoca partirà da Villa delle Favare e arriverà fino in chiesa madre.

«È un corteo storico –ha spiegato a Biancavilla Oggi la presidente dell’associazione, Graziella Milazzo– che avverrà per la prima volta in città il 29 settembre e rievocherà l’arrivo dei padri fondatori greco-albanesi, in quanto l’Albania era invasa dai turchi ottomani. Sarà anche ricordato il grande eroe dell’Albania, il principe Giorgio Castriota Scanderberg».

L’iniziativa ha trovato il favore della Regione Sicilia. Alla presentazione, non a caso, era presente pure l’assessore regionale al Turismo, Sandro Pappalardo, oltre all’assessore comunale Giulio Khalil.

«Questo progetto –specifica ancora Milazzo– richiede tanta dedizione e tanto impegno, perché non è facile ricostruire la storia; la rievocazione storica è come una grande macchina del tempo, ci permette di tornare indietro e scoprire le nostre radici, perché se sappiamo chi siamo, sappiamo anche dove andiamo».

Per la realizzazione dei costumi sono al lavoro quattro sarte: Maria Fiore, Rosetta Lavenia, Anna Stissi, Dorotea Lo Cicero e Nunziella Lo Cicero. Alla manifestazione del 29 settembre saranno presenti il “coro polifonico Shqiponjat” di Piana degli Albanesi, gli sbandieratori “Fenicia Moncada” e anche una delegazione proveniente da Paternò.

La presidente ha voluto anche fare un accenno ad un argomento oggi quanto mai attuale, parlando dell’immigrazione: «Noi oggi, questi greco-albanesi li avremmo chiamati profughi, in quanto provenienti dall’est verso la nostra patria, però si sono integrati bene. Tanto che i Moncada hanno concesso loro di abitare le loro terre. Quindi questa rievocazione ci dovrebbe anche educare all’accoglienza, alla solidarietà e non alla diffidenza nei confronti dello straniero».

«La Sicilia – continua ancora – è una regione che ha avuto tante grandi dominazioni e tante micro-storie. La storia degli albanesi in Sicilia è appunto una micro-storia. Questo corteo ci farà conoscere e riscoprire aspetti della storia di Biancavilla che non sono conosciuti e anche a sfatare dei miti, per esempio quello della regina Bianca di Navarra, che non c’entra nulla con Biancavilla, perché è morta molto tempo prima. Non abbiamo bisogno della figura della regina Bianca perché abbiamo già grandi personaggi per sentirci orgogliosi di essere biancavillesi».

In basilica, avvenuta anche la presentazione del consiglio direttivo della neonata associazione, con a capo la presidente Graziella Milazzo, il vice presidente Pietro Finocchiaro, la segretaria Flavia La Cava e i soci fondatori: Domenica Privitera, Luigi Privitera, Giuseppe Santangelo, Carmela Sangiorgio, Elsa Sangiorgio, Rosa Lanza, Francesco Floresta, Giuseppina Ingrassia ed Elena Bonanno.

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Cultura

Il dialetto, patrimonio da tutelare: salotto letterario a Villa delle Favare

Incontro con “Nero su Bianco Edizioni” e SiciliAntica: il nostro impegno sul fronte della ricerca

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© Foto Biancavilla Oggi

Il dialetto siciliano: un patrimonio non soltanto linguistico, ma anche storico, culturale e identitario. Un patrimonio da tutelare, ma da considerare non un monolite. Bisogna essere quindi aperti ai cambiamenti ed accogliere gli influssi che provengono da altre lingue o attraverso usi linguistici e modalità di comunicazione nuove, come quelle dei social. Ne è convinto il prof. Alfio Lanaia, dottore di ricerca in Filologia moderna e studioso di dialettologia siciliana.

Lanaia ne ha parlato in un incontro a Villa delle Favare, promosso da “Nero su Bianco Edizioni” con l’associazione SiciliAntica. Autore de “La Sicilia dei cento dialetti”, volume pubblicato dalla casa editrice biancavillese, Lanaia si è soffermato sulla varietà delle parlate siciliane, che costituiscono la bellezza di un apparato linguistico, frutto di secolari incroci culturali, invasioni o immigrazioni.

«Il dialetto non è una brutta parola, non bisogna vergognarsene», ha sottolineato lo studioso davanti ad un pubblico attento e curioso (molti i soci dell’Accademia Universitaria Biancavillese). A fianco a Lanaia, il presidente della sezione biancavillese di “SiciliAntica”, Enzo Meccia, e il direttore di “Nero su Bianco Edizioni”, Vittorio Fiorenza. Un incontro culturale (patrocinato dalla Regione Sicilia e dal Comune di Biancavilla) che, nell’elegante salone di rappresentanza di Villa delle Favare, si è rivelato un vero e proprio salone letterario.

Un’occasione per la casa editrice di Biancavilla di evidenziare l’impegno culturale nello studio del dialetto. Sono sei i volumi che, su questo fronte, “Nero su Bianco” ha pubblicato. Di Lanaia, oltre a “La Sicilia dei cento dialetti”, c’è “Di cu ti dìciunu? Dizionario dei soprannomi a Biancavilla”. Di Alfio Grasso (anche lui presente all’incontro), vantiamo altri due volumi di valore: “Antichi versi contadini. L’agricoltura nella poesia dialettale di Placido Cavallaro” e “Detti e proverbi siciliani”, preziosissima raccolta arricchita da spiegazioni e commenti ragionati. Altre pubblicazioni con protagonista il nostro dialetto sono “Piccola storia di un’anima” di Luciani Vinci e “Biancavilla in palcoscenico”, che raccoglie le commedie dialettali di Giuseppe Tomasello, un vero scrigno di cultura popolare locale.

Volumi che, oltre al consenso del pubblico, hanno avuto una significativa attenzione mediatica e di riviste specialistiche. E alcuni come quelli di Alfio Lanaia hanno avuto riconoscimenti nazionali al concorso “Salva la tua lingua locale”, indetto dall’Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia). Vittorio Fiorenza ha confermato l’impegno a proseguire gli studi e le pubblicazioni sul nostro dialetto, sulla scia del successo delle precedenti iniziative editoriali.

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Cultura

Gli scatti di Biancavilla (con la sua umanità) nella “Sicilia” di Rotoletti

Nuovo volume del noto fotografo: «Impagabile il colpo d’occhio su via Vittorio Emanuele»

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Ci sono sei immagini di Biancavilla nel volume fotografico di Armando Rotoletti, “Sicilia”, appena edito da Silvana Editoriale. Scatti che ritraggono l’umanità locale seduta nei circoli ricreativi con tutto il sotteso di umori, gesti, mezzeparole. L’opera, che reca la nota critica di Tomaso Montanari e i testi per le immagini di Placido Antonio Sangiorgio, restituisce una visione dell’Isola-mondo nei suoi fasti e nelle sue tragedie, nelle speranze e nel sudore, nell’esplosione della giovinezza e nel resiliente gattopardismo. Ci sono, tra gli altri, i ritratti (categoria per la quale Rotoletti è maestro) di Bufalino e Consolo, e quelli di tanti volti anonimi nelle cui rughe e nei ghigni si disegna l’amara allegoria di una terra che trascina il suo giogo.

Ma quello di Armando Rotoletti con Biancavilla è un legame ormai consolidato. Amico di Salvatore Benina a Londra, fin dagli anni ’80, quando ha iniziato la sua attività di fotogiornalista, è da una suggestione di Coco che ha tratto l’ispirazione per un progetto sui Circoli di conversazione a Biancavilla, da cui l’omonimo volume del 2012.

«È impagabile il colpo d’occhio sull’intera via Vittorio Emanuele – afferma l’artista – dove centinaia di sedie allineate sul marciapiede ospitano decine e decine di anziani e non, intenti alla chiacchiera, all’osservazione e al… commento: piccolo risarcimento dei decenni passati chini sui campi con le vanghe in mano». E prosegue: «L’immagine di questo versante si riflette nei volti dei contadini che affollano i Circoli, con la loro pelle estremamente secca, nei nodi e nelle deformazioni delle loro mani, e nei loro sguardi, per lo più spenti e impauriti».

Un sentimento di passione

Chiediamo inoltre a Rotoletti di dirci qualcosa sui destinatari di tali opere: «Esistono diversi tipi di pubblico che acquista libri fotografici. Per quanto riguarda il mio, si tratta di un pubblico molto attento e culturalmente preparato, che apprezza il grande lavoro di ricerca, durato trent’anni. Ma sono consapevole del fatto che, essendo le fotografie legate a momenti specifici e irripetibili nel tempo, può talvolta risultare “fuori dal tempo”».

«Il mio augurio, per usare le parole di Roland Barthes, è che – prosegue Rotoletti – ogni fruitore possa trovare il proprio ‘punctum’, cioè quel volto, quell’albero, quel paesaggio, o altro elemento che evocherà in lui un sentimento di passione. Non a caso il rapporto tra immagine e testo è assolutamente complesso, tanto che per i testi che accompagnano le immagini di questo libro ho deciso di affidarmi a Placido Antonio Sangiorgio, che è riuscito non solo a descrivere perfettamente le fotografie, ma anche a conferire loro una speciale forza poetica, arricchita da numerosi rimandi letterari».

Le opere fotografiche presenti nel volume saranno esposte dal 7 maggio prossimo presso il Duomo antico – cittadella fortificata di Milazzo. All’inaugurazione interverrà Claudio Fava.

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