Cronaca
Uccise il marito, in Appello pena “concordata” a 12 anni di carcere

Sentenza della Corte d’Assise d’appello di Catania. Enza Ingrassia ottiene due anni in meno rispetto al verdetto di primo grado. I motivi d’appello della sorella e dei nipoti della vittima dichiarati “inammissibili”.
di Vittorio Fiorenza
Arriva la sentenza di secondo grado per Enza Ingrassia, la donna che uccise il marito Alfio Longo, nella loro villetta di contrada “Crocifisso”, alle Vigne di Biancavilla, nell’agosto del 2015. La prima sezione penale della Corte d’assise d’appello di Catania (presidente Rosario Cuteri) ha inflitto una pena a 12 anni di carcere per omicidio volontario.
I giudici hanno accolto così la richiesta di concordato tra la Procura generale (rappresentata da Angelo Busacca) ed il legale dell’imputata, l’avv. Pilar Castiglia. In sostanza, con tale procedura, la Ingrassia ha avuto una pena “decurtata” di due anni di galera, rispetto ai 14 anni che in primo grado, con rito abbreviato, aveva stabilito il Gup Rosa Alba Recupido. Di contro, però, l’imputata ha rinunciato ai motivi di appello (a cominciare dalla richiesta della perizia per l’accertamento dell’eventuale incapacità di intendere e volere della donna). Un “concordato”, appunto, previsto dalla nuova riforma Orlando ed accolto dalla Corte.
La stessa che ha dichiarato inammissibili le osservazioni degli avv. Vincenzo Nicolosi e Alfina D’Oca (in rappresentanza della sorella e dei nipoti della vittima, costituiti quali parti civili), che hanno tentato di arrivare alla nullità del verdetto di primo grado, contestato perché non ha considerato le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi, della crudeltà e della minorata difesa. Punti che, sulla base dei riscontri di indagine, non sono stati riconosciuti dall’accusa, che per questi aspetti ha paradossalmente avuto un punto di vista coincidente con la difesa dell’avv. Castiglia.
Il contesto del delitto –è stato accertato– è stato costruito in quarant’anni di vita matrimoniale, scanditi da maltrattamenti, violenze e umiliazioni subite dalla donna. L’ultimo litigio, quella sera d’estate, ha spinto la Ingrassia ad impugnare un pezzo di legno e a colpire il marito alla testa, con inaudita violenza, mentre l’uomo dormiva nel suo letto. All’arrivo dei carabinieri, la donna inscenò la disperazione per l’assalto in casa da parte di una banda di criminali. Tutto inventato: versione che in poche ore crollò, fino alla piena confessione dell’omicidio ed al racconto squarciante e drammatico della sua vita di coppia. Una coppia quasi perfetta all’esterno, con un’assidua partecipazione a funzioni e raduni religiose, ma con un rapporto infernale tra le quattro mura di casa. Una contraddizione finita nel sangue.
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Cronaca
Condivise video hot di una donna, condannato ad un anno di reclusione
Sentenza di primo grado dopo 5 anni: per l’uomo cade l’accusa di stalking, assolti altri tre imputati

Trattamento illecito di dati personali e diffamazione aggravata: sono i reati per i quali il Tribunale di Catania ha condannato un biancavillese, ritenuto responsabile della diffusione di immagini hot di una donna, anche lei di Biancavilla.
Alla quarta sezione penale, il giudice Dora Anastati ha inflitto una pena (sospesa) di un anno di reclusione e 1000 euro di multa. L’imputato dovrà sostenere anche il pagamento delle spese processuali, il pagamento delle spese legali della vittima (quantificati in 2500 euro) e il risarcimento danni (da definire in sede civile).
L’uomo è stato assolto, invece, dall’accusa di stalking. La Procura aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni di carcere.
Nello stesso procedimento, assolti per non aver commesso il fatto altri tre biancavillesi, accusati di diffusione illecita di foto intime ai danni di una seconda donna di Biancavilla. Per ciascuno di loro, il pm aveva chiesto 1 anno di reclusione.
Morbosità su WhatsApp e Messenger
La vicenda risale al 2019 (non esisteva ancora il reato del “revenge porn”) e, seppur per episodi distinti, ha coinvolto due donne di Biancavilla. Video e foto in pose e atteggiamenti erotici che le ritraevano sono stati diffusi senza il loro consenso, diventando virali tramite WhatsApp e Messenger.
Le vittime hanno raccontato agli inquirenti gli effetti devastanti della condivisione non autorizzata di quelle immagini. Una di loro, in particolare, ha riferito come la sua vita sia stata sconvolta e distrutta, in ambito familiare e lavorativo.
Le indagini si sono avvalse anche delle attività tecniche della polizia postale, tenendo conto dell’attivismo di profili anonimi. L’inchiesta si è poi allargata, per un imputato, all’ipotesi degli atti persecutori. Un’accusa non provata, circoscrivendo quindi la condotta illecita alla sola diffusione dei video erotici con conseguente diffamazione e violazione della privacy.
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Cronaca
Pedone investito da un’auto nel viale Europa: trasferito in codice rosso
Il malcapitato trasportato all’ospedale “San Marco” di Catania, intervento dei vigili urbani

Un pedone è stato investito all’incrocio tra via Montessori e viale Europa, a Biancavilla. Secondo le prime informazioni, l’uomo stava attraversando la strada quando è stato colpito in pieno da un’auto in transito.
Sul posto, intervento del servizio del 118, il cui personale ha riscontrato ferite al volto e alla testa al malcapitato. Necessario, quindi, il suo trasferimento in codice rosso all’ospedale “San Marco” di Catania.
È toccato alla polizia municipale regolare il traffico e avviare i rilievi necessari a ricostruire la dinamica dell’incidente.
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