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Pietro Manna sulle Amministrative: «Fa male notare la sinistra assente»

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Quando nel cuore aleggia quel senso di tristezza che attanaglia, dicono che faccia bene esternare le proprie sensazioni. Sì, mi ha fatto male, veramente male, constatare che a Biancavilla, alle prossime elezioni amministrative, non sia presente la sinistra.

La città che ha avuto una lunga storia di lotte bracciantili, di resistenza al fascismo, di battaglie per i diritti e che, per lunghissimo tempo, ha espresso a maggioranza il consenso ai partiti e ai movimenti espressione della sinistra, adesso vede schierata, solo formalmente, una lista Pd raccogliticcia, inconsistente e ininfluente.

Mi sono venuti in mente i tanti compagni che hanno speso la loro vita (e non è retorica) per una causa a cui credevano profondamente. Tante scene di un lungo e bel film arrivato mestamente alla fine. Certo, il segno dei tempi, le ripercussioni di quanto succede a livello nazionale, la mancata sintonia con il presente, la perenne litigiosità, i populismi che avanzano…

Ma tutto ciò non basta a spiegare quanto è successo a Biancavilla. Io modestamente penso che alla base ci sia un grave logoramento sociale e morale della città. Le pulsioni ideali hanno lasciato spazio agli egoismi, la “politica” è diventata uno strumento non di servizio ma al servizio dei propri e altrui tornaconti. Non generalizzo.

Di certo c’è ancora chi crede di scommettersi per il bene comune, ma è una minoranza che la città tollera. La maggioranza dei cittadini tende al “particulare” anche a danno del “generale”.

La sinistra doveva fungere da argine a detta deriva invece di assecondarla e a volte incoraggiarla. Alla fine ne è stata travolta… spero non definitivamente.

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Detto tra blog

Mafia a Biancavilla, quei fallimenti educativi al di là della cronaca

Il processo “Ultimo atto” e gli spunti di riflessione sui “buoni” e i “cattivi” che vivono a fianco

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Una comunità di persone vive anche di queste informazioni, ossia illustrare le attività investigative delle proprie agenzie di controllo. «Blitz “Ultimo atto”, la Procura chiede 125 anni di carcere per 13 imputati», è l’articolo con cui Biancavilla Oggi ci aggiorna sul «rito abbreviato per Pippo Mancari “u pipi” e i suoi picciotti, accusati di mafia, droga ed estorsioni». Normalmente è così: si parla dell’organo che ha indagato, del reato, possibilmente con le ipotesi del guadagno illecito, le attività criminose, i comportamenti, le vittime, spesso senza nome, o soltanto alcune di quelle che in realtà hanno subito. Poi si passa ai criminali, le facce, gli anni di galera previsti, l’attesa del giudizio. Tutto in una sequenza che sembra esaustiva e completa. Poi vedremo le condanne, la sentenza, l’appello, etc.

Questo ci basta? Ci basta questo per sentirci a posto come cittadini? Sembra di assistere ad un canovaccio uguale e distante da noi, anche se stiamo parlando di persone e gente che incontriamo ogni giorno. Mi chiedo: questa operazione di polizia e la sua divulgazione ci bastano per la nostra idea di comunità? Non c’è forse un tratto di vita tra carnefici e vittime che ci potrebbe interessare di più? La frattura al contratto sociale si ricompone da sola? Mi chiedo. Loro sono i cattivi, o quelli che hanno sbagliato – e si vede dalle facce – e noi siamo i buoni? È proprio così?

In realtà nelle strade e nelle piazze siamo lì, insieme, ognuno per la propria vita, ma tutti accanto l’uno all’altro. Questo tipo di notizie, che diventano solo cronaca, non sono fin troppo indifferenti alla vita di chi ha sbagliato e di chi ha subito il torto.

Come possiamo fare per capire ciò che potremmo fare in termini comunitari? Perché si continua a chiedere il pizzo e si continua a spacciare, nonostante le pene previste? Parlo ovviamente in termini generali e non su questo caso specifico.

Io penso che dove si commette un reato di questa portata, qualcosa non ha funzionato anche prima ed anche in tutti noi. In questa comunità di persone c’è stato un fallimento. Reati del genere coinvolgono molte più persone, atteggiamenti, comportamenti, amicizie, conoscenze. Un mare di persone. E molto tempo prima ha lasciato che le cose sfuggissero di mano. Reati del genere parlano di fallimenti educativi in primis, poi di tante altre cose. C’è il momento della condanna, dopo le indagini, ma il momento per comprendere come siamo arrivati, un’altra volta a queste situazioni quando? Quando comprenderemo di quali passaggi è fatto un percorso di comunità in questa direzione?

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