Cronaca
Estorsioni ad impresa pompe funebri, attesa sentenza per sette imputati

di VITTORIO FIORENZA
Nuova udienza davanti al Gip di Catania, Giuliana Sammartino, per il procedimento con rito abbreviato relativo ai blitz antiracket “Onda d’urto” e “Reset”, condotti dai carabinieri, a Biancavilla, gli scorsi dicembre e aprile. In questo filone sono sette gli imputati, tutti accusati di avere sottoposto ad estorsione i fratelli Luca e Giuseppe Arena e la loro attività di pompe funebri.
Il pm Andrea Bonomo aveva già avanzato per i sette alla sbarra una condanna con pene complessive di 50 anni.
In quest’ultima udienza, esaminata la posizione di ognuno: Alfio Monforte, il figlio Vincenzo, Vincenzo Panebianco, Gregorio Gangi, Fabio Amoroso, Carmelo Vercoco e Alfio Muscia.
In particolare, Monforte senior ha voluto fare spontanee dichiarazioni, allontanando da sé ogni responsabilità e negando di avere avuto un ruolo di vertice nel gruppo criminale, essendo da anni trapiantato a Reggio Emilia.
La difesa degli imputati ha puntato ad evidenziare la presunta inattendibilità dei fratelli Arena, mettendone in dubbio la credibilità. Depositate, inoltre, diverse memorie difensive. La sentenza è prevista per la prossima settimana.
Altri nove imputati, invece, stanno seguendo il rito ordinario e per ulteriori tre si attende a dicembre la decisione sul loro eventuale rinvio a giudizio.
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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