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Cronaca

Fuoco tris: stessa ora, stesso luogo Sospetti sul presunto incendiario?

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Gli effetti dell’incendio divampato una settimana fa

di Vittorio Fiorenza

Di nuovo fiamme, di nuovo un altro incendio. A distanza di ventiquattr’ore. Il luogo è lo stesso: contrada Ciancianella, nella scarpata sottostante le villette a schiera, che si raggiungono da via Pistoia, a Biancavilla. Anche l’orario è lo stesso. Arbusti e vegetazione in fumo, tra i residenti della zona in allarme.

Stavolta, oltre ai vigili del fuoco del distaccamento di Adrano, è intervenuta una pattuglia dei carabinieri.

Già, perché l’ipotesi dell’autocombustione (già di per sé rara rispetto a quanto comunemente si possa pensare), con questo ulteriore episodio è da scartare.

Il rogo, dunque, sarebbe opere di qualcuno. Chi? E perché? Tra gli abitanti del quartiere si sospetta di un uomo che si è aggirato nei paraggi e, forse, è stato notato con fare “strano”. Il suo nominativo sarebbe già stato appuntato dei militari per le opportune verifiche.

Certo è che ieri, l’incendio ha lambito un grosso deposito di legname, in un terreno privato, ed è stato necessario, oltre al lavoro dei pompieri e di una squadra della Forestale, anche l’utilizzo di un escavatore per spostare in tutta fretta la legna per evitare che andasse bruciata. Un’evenienza che avrebbe determinato un’ulteriore difficoltà per controllare le fiamme, in un terreno già di suo impervio e con folate di vento che le alimentavano.

E poi, nella stessa area, un altro grosso incendio era divampato appena una settimana fa, creando non poca preoccupazione. Tre episodi in sette giorni: più che sufficienti per fare scattare l’allarme ed indagare su chi e cosa possa esserci dietro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cronaca

I fatti della fiera abusiva, parla la Lav: «Violenze inaudite, processo lacunoso»

Intervento del presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione sulla sentenza del Tribunale di Catania

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© Foto Biancavilla Oggi

«Un atto di violenza inaudito, dove a farne le spese sono state due private cittadine, tra cui la responsabile di Lav Catania Angelica Petrina, “colpevoli” solo di essere intervenute a vario titolo in quella che doveva continuare ad essere, secondo i partecipanti, una indisturbata fiera abusiva di animali sotto gli occhi di tutti. Una storia in cui animali e umani vengono maltrattati dagli stessi individui, a dimostrazione di quanto ripetiamo da sempre. Chi agisce con violenza nei confronti degli animali di solito non ha remore a perpetrarla anche nei confronti degli umani, perché si sente invincibile e impunito».

A dichiararlo è Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lega Anti Vivisezione. Parole pronunciate a conclusione del processo con 17 imputati sui fatti di violenza avvenuti nell’ottobre del 2016 in via della Montagna, a Biancavilla, per la fiera abusiva del bestiame. Procedimento concluso con tre condanne per rapina ai danni di Angelica Petrina e dell’avv. Pilar Castiglia, che era intervenuta a difesa della prima. Per gli altri imputati, due assoluzioni. E poi prescritti i reati di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, maltrattamento di animali, minaccia aggravata, rifiuto in atti d’ufficio.

«Hanno voluto mettere – sottolinea la Lav – una pezza a qualcosa che non è rimediabile. Tutto il processo è stato lacunoso, con infinite lungaggini che hanno avuto un peso enorme sull’esito. La prescrizione per i reati di maltrattamento a danno degli animali fa rabbia, perché non porta giustizia, e le immagini di quanto accaduto quel giorno di quasi 10 anni fa invece parlano chiaro”.

Angelica Petrina, responsabile Lav Catania, aggiunge: «Ci sono state 3 condanne con pene irrisorie, ma hanno un elevato valore simbolico: significa che quel giorno ci sono state delle aggressioni e che sono stati riconosciuti dei colpevoli. Certamente ci aspettavamo di più». A seguito di quegli episodi, nessun raduno illegale si è più ripetuto a Biancavilla. È questo «l’unico risultato totalmente positivo di questa storia», evidenzia Petrina.

La posizione di Pietro Tomasello

A proposito della sentenza, scrivono una nota gli avv. Vincenzo Nicolosi e Giuseppe Milazzo, che hanno assistito Pietro Tomasello, assolto per rapina, in prescrizione il reato di lesioni personali.

I due legali si dichiarano soddisfatti «poiché da sempre convinti dell’innocenza del loro cliente». «La vicenda che ha coinvolto il sig. Tomasello – scrivono – è durata oltre otto anni ed ha portato con sé, oltre alla illegittima sottoposizione a un processo che lo vedeva del tutto estraneo, anche una conseguente gogna mediatica immeritata, che ha coinvolto non solo il Tomasello ma anche la sua famiglia».

Secondo i due legali «Tomasello ha avuto solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Niente di più, e la sentenza di primo grado lo ha confermato». Si attendono a metà maggio le motivazioni della sentenza per la valutazione di ricorrere in Appello. Gli avv. Nicolosi e Milazzo «non escludono anche un’ulteriore appendice giudiziaria, volta a tutelare l’immagine del loro assistito illegittimamente e strumentalmente danneggiato e coinvolto nella presente vicenda processuale».

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