Cronaca
Si ribella al pizzo, 12 in manette Smantellati gli Amoroso-Monforte

Blitz anti estorsione a Biancavilla contro il gruppo degli Amoroso. L’operazione, denominata “Onda d’urto”, è nata quasi per caso il 5 dicembre, quando i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato per estorsione Fabio Amoroso di 23 anni, incensurato.
L’arresto è stato effettuato al termine di un’articolata attività di indagine, nell’ambito della quale un imprenditore, titolare di una ditta di onoranze funebri di Biancavilla, costretto da diversi anni a pagare ingenti somme di denaro a titolo di “protezione”, ha deciso di collaborare con le forze dell’ordine. Giorni fa un furgone dell’impresa era stato distrutto da un incendio.
Da qui, il provvedimento di fermi nei confronti di altri sette soggetti di Biancavilla, tutti appartenenti alla criminalità organizzata e gravemente indiziati in ordine al reato di estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso.
L’attività estorsiva posta in essere dagli indagati nei confronti del denunciante partiva dall’anno 2011, ma si era progressivamente aggravata con ulteriori e sempre più intollerabili vessazioni e continue richieste di somme di denaro. I fermati sono Vincenzo Salvatore Panebianco di 26 anni, Vincenzo Monforte di 30 anni, Tino Caruso di 38 anni, Placido Merlo di 34 anni, Antonino Aricò di 34 anni, Angelo Santi di 39 anni, Alfio Ambrogio Monforte di 47 anni, fermato dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia, in cui è residente.

Da sinistra, in alto: Fabio Amoroso, Giuseppe Amoroso, Antonino Aricò, Tino Caruso, Gregorio Gangi, Roberto Maglia, Massimo Merlo, Placido Merlo, Alfio Monforte, Vincenzo Monforte, Vincenzo Panebianco e Angelo Santi
Nei confronti di altri quattro soggetti è stata invece notificata ordinanza di custodia cautelare in carcere per lo stesso reato. Sono Giuseppe Amoroso di 44 anni e Gregorio Gangi di 27 anni (arrestati in pieno centro per estorsione lo scorso settembre) Massimo Merlo di 44 anni (finito in manette nei giorni scorsi perché ritenuto killer dell’omicidio di Maurizio Maccarrone del novembre 2014 ad Adrano) e Roberto Maglia di 29 anni, già coinvolto nell’operazione “Garden”.
Si tratta di personaggi appartenenti a gruppi diversi, eredi del vecchio clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello: gli Amoroso, i Maglia, i Merlo. La vittima ha dovuto avere a che fare anche contemporaneamente con diversi taglieggiatori, fino all’asfissia.
I riscontri investigativi svolti, caratterizzati anche da attività tecniche di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a riprese video, hanno permesso di ricostruire minuziosamente l’azione estorsiva, e di evidenziare i ruoli e le dinamiche del clan biancavillese.
Su disposizione dell’autorità giudiziaria gli arrestati sono stati rinchiusi nel carcere di Bicocca, ad esclusione di Ambrogio Monforte, che si trova all’istituto penitenziario di Reggio Emilia.
ESCLUSIVO
►No al pizzo grazie ai rap antimafia: «Ecco perché mi sono ribellato»

Gli arrestati all’arrivo alla caserma di Paternò
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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Sandro Pappalardo, un biancavillese presidente della compagnia aerea Ita
santino
10 Dicembre 2016 at 15:06
Bel colpo per le forze dell’ordine, ma soprattutto onore al commerciante che si è ribellato e ha avuto il coraggio di denunciare, se seguissimo tutti il suo esempio non esisterebbe l’estorsione. Ancora complimenti per il coraggio e l’onesta.