Cronaca
Rito abbreviato per l’assassina: la Ingrassia non avrà l’ergastolo

Udienza preliminare per la donna che uccise il marito Alfio Longo. Ammesso il rito abbreviato. Una sorella e due nipoti della vittima tra le parti civili. L’accusa è di omicidio, senza la premeditazione. A novembre, la sentenza.
di Vittorio Fiorenza
All’uscita dal palazzo di giustizia di Catania, affiancata dal fratello Antonio, Enza Ingrassia si è lasciata andare ad un pianto liberatorio. Per la prima volta, la donna che ha ucciso il marito Alfio Longo, lo scorso agosto nella loro villetta di zona “Vigne”, ha lasciato la struttura del “Cenacolo Cristo Re” di Biancavilla (in cui si trova agli arresi domiciliari) per presenziare all’udienza preliminare davanti al gup Rosa Alba Recupido.
L’accusa resta quella formulata dal pubblico ministero Raffaelle Vinciguerra: omicidio aggravato dalla condizione di coniugio.
Tra le parti civili, sono state ammessi la sorella della vittima, Vincenzina Longo, e i nipoti Salvatore e Rosetta Cantarella, assistiti dagli avv. Alfina D’Oca e Vincenzo Nicolosi. Sono stati loro a sollecitare la Procura di Catania a muovere le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi, della minorata difesa e della crudeltà. Elementi che avrebbero indirizzato la Ingrassia ad un ergastolo certo. Da parte dell’avv. Pilar Castiglia, che assiste l’uxoricida, vi è stata un’aspra e vivace opposizione e il capo di imputazione formulato dal pm è rimasto immutato.
Viene esclusa quindi la possibilità che la donna possa avere l’ergastolo. Non solo: il giudice ha ammesso la richiesta di rito abbreviato da parte del legale della Ingrassia. Dettaglio, questo, che consentirà alla 64enne di beneficiare di uno sconto di pena di un terzo. Da valutare, poi, le eventuali attenuanti dovute agli anni di violenze e maltrattamenti che avrebbe subito la donna e in cui sarebbe maturato il delitto L’udienza è stata rinviata all’8 novembre, giorno in cui sarà emessa la sentenza.
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►Dalla messinscena dell’assalto alla confessione del delitto
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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