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Cronaca

Ladro “comprensivo” ruba portafogli ma poi restituisce tutti i documenti

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borseggiatore

Un mese fa il colpo messo a segno tra le bancarelle del mercato settimanale di via Turati. Adesso, la restituzione. Senza soldi, ma con tutte le tessere personali.

 

di Vittorio Fiorenza

Con estrema facilità aveva sfilato il portafoglio ad una donna, mentre si trovava al mercato settimanale di Biancavilla. A meno di un mese, la malcapitata è stata chiamata dalla polizia municipale e si è vista restituire quanto le era stato rubato. O quasi. All’interno –in effetti– non c’erano più i soldi che la signora aveva inserito (circa 85 euro), però ha ritrovato tutti i documenti.

Un ladro “comprensivo”, dunque, che dopo il colpo messo a segno tra le bancarelle (uno dei tanti, come frequentemente abbiamo denunciato in queste pagine), ha pensato quantomeno di restituire alla sua vittima carta di identità, patente di guida, tessera sanitaria.

Il tutto è stato fatto pervenire alla polizia municipale di Catania, che a sua volta lo ha inviato ai vigili urbani di Biancavilla.

«Sono stata invitata a presentarmi al comando –racconta a Biancavilla Oggi la protagonista della vicenda– e con mia grande sorpresa mi sono vista riconsegnare il mio portafoglio. Ho riavuto i miei documenti, anche se di alcuni già avevo fatto i duplicati. Ovviamente mancavano i soldi e non ho ritrovato nemmeno alcune immaginette sacre che tenevo dentro, pazienza».

Per tante altre vittime di borseggiatori in azione al mercato di Biancavilla, purtroppo, non è andata così: derubate di soldi e pure dei propri documenti.

Sempre più spesso si segnalano casi ai danni di donne intente a fare acquisti tra le bancarelle. Segno di un’inesistenza di controlli, ogni mercoledì, in via Filippo Turati e nei dintorni, dove i venditori espongono la propria merce. E chi subisce il borseggio, spesso evita persino di presentare la denuncia. Forse per imbarazzo o –più probabile– per rassegnazione e sfiducia.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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