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Cronaca

«Pta di Giarre, un anno di carcere» Giuseppe Calaciura tra gli imputati

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La sede dell’Asp di Catania

Chiesta la condanna per abuso d’ufficio, l’assoluzione per il reato di truffa. Oltre al biancavillese Calaciura, coinvolti Melchiorre Fidelbo (marito della senatrice del Pd, Anna Finocchiaro), il sen. Antonio Scavone e Giovanni Puglisi.

 

Un anno di carcere per abuso d’ufficio per i quattro imputati (tra questi il biancavillese Giuseppe Calaciura) coinvolti nella vicenda del Pta di Giarre. Per l’altro capo di imputazione, ovvero il reato di truffa, si avanza invece l’assoluzione.

Sono queste le richieste del pubblico ministero Alessandro La Rosa, a conclusione della requisitoria nel processo, davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania, per la procedura amministrativa che avrebbe portato all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre, assegnato alla Solsamb, società guidata da Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del Pd e presidente della commissione Affari costituzionale, Anna Finocchiaro.

Oltre a Fidelbo, gli imputati sono l’ex direttore generale dell’Asp 3, il senatore Antonio Scavone, gli allora direttori amministrativi dell’Asp, Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi. I quattro hanno sempre contestato gli addebiti mossi. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 dicembre con i primi interventi delle difese.

Al centro dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa, la delibera del 2010 che autorizzava l’Asp di Catania a stipulare una convenzione con la Solsamb per il Pta di Giarre che, secondo l’accusa, sarebbe stata redatta «senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna», come prevede la normativa regionale.

L’atto, sostiene la Procura, «avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Solsamb consistito nell’affidamento diretto alla società di una prima anticipazione di 175mila euro».

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Cronaca

Operazione “Ultimo atto”, avviato il processo anche per altri sei imputati

Segue il rito abbreviato un altro troncone, con il presunto reggente del clan e 12 suoi picciotti

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Prima udienza dibattimentale del processo scaturito dall’operazione antimafia “Ultimo atto”, condotta dai carabinieri a Biancavilla, nel settembre 2023. Alla prima sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Riccardo Pivetti) al via il processo a carico di sei imputati: Carmelo Militello, Nicola Minissale, Ferdinando Palermo, Alfredo Cavallaro, Maurizio Mancari e Francesco Restivo. Altri 13 seguono, invece, il rito abbreviato e per i quali la Procura ha chiesto condanne per 125 anni complessivi di reclusione. Si tratta del gruppo che fa capo a Pippo Mancari u pipi (anche lui imputato in abbreviato, per il quale sono stati chiesti 12 anni di reclusione).

Siamo alle udienze interlocutorie: si procederà ora alle richieste di prova e al conferimento ai periti per la trascrizione delle intercettazioni. Dialoghi telefonici ed ambientali che hanno fatto emergere un organigramma con vecchie facce e giovani rampanti e una rete di affari illeciti.

Non soltanto estorsioni (ai danni di sei imprenditori e commerciati, oltre che agli ambulanti e ai giostrai della festa di San Placido). Ma anche traffico e spaccio di droga: un mercato sempre fiorente. E poi, la cosiddetta “agenzia”. Due società di trasporto su gomma, che, secondo gli inquirenti, per lunghi anni era stata nelle mani dei clan di Adrano e Biancavilla, imponendo il monopolio assoluto nei servizi rivolti soprattutto ad imprese della lavorazione di agrumi. Carmelo Militello e Ferdinando Palermo, in particolare, sarebbero i due uomini chiave della “agenzia”. Un’attività sottoposta a sequestro finalizzato alla confisca per un valore di circa 3 milioni di euro.

Gli altri componenti del gruppo che hanno scelto il rito abbreviato sono, oltre a Pippo Mancari: Giovanni Gioco, Salvatore Manuel Amato, Placido Galvagno, Piero Licciardello, Mario Venia, Fabrizio Distefano, Nunzio Margaglio, Alfio Muscia, Carmelo Vercoco, Cristian Lo Cicero e Marco Toscano. Imputato è anche Vincenzo Pellegriti, che del gruppo si è disassociato, entrando nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue dichiarazioni sono state utilissime all’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo.

In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile il Comune di Biancavilla (su delibera della Giunta del sindaco Antonio Bonanno, rappresentata dall’avv. Sergio Emanuele Di Mariano) e l’associazione Libera Impresa (rappresentata dall’avv. Elvira Rizzo). Non figura, invece, nessuna delle vittime di estorsione. Assenti: come da consueta tradizione omertosa.

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