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«Fluoroedenite, causa di mesoteliomi e di altre patologie non tumorali»
Quadro allarmante: la fibra provocherebbe pure malattie non classificate come asbesto-correlate. È quanto emerso nell’incontro dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
di Vittorio Fiorenza
«L’amianto a Biancavilla non provoca solo morti per mesotelioma pleurico, ma una serie di altre patologie diffusissime tra la popolazione, più che altrove». Non un’ipotesi, ma una certezza, supportata da ulteriori indagini scientifiche. Che le fibre naturali e cancerogene di fluoroedenite presenti nel centro etneo siano la causa dei decessi per tumore alla pleura, era cosa nota. Adesso, però, questi minerali assimilabili all’amianto, presenti nelle rocce di monte Calvario (servite per decenni per produrre materiale edile e costruire le case del paese), vengono indicate pure come responsabili di altre malattie.
Il quadro epidemiologico, quindi, è ben più grave di quanto finora sostenuto. Un dettaglio inquietante evidenziato a Biancavilla, nell’incontro organizzato dal coordinatore provinciale dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Vincenzo Cantarella, sulla tutela della salute pubblica e i diritti dei malati.
Il presidente nazionale dell’organizzazione, l’avv. Ezio Bonanni, è stato chiaro: «La situazione è allarmante non soltanto per i mesoteliomi, ma pure per altre malattie non classificate come asbesto-correlate. Ho visto le cartelle cliniche di pazienti con un quadro agghiacciante su malattie non necessariamente tumorali. Questa fibra, cioè, al di là del mesotelioma, provoca altri danni agli apparati cardiocircolatorio e respiratorio. Le statistiche sulla mortalità da amianto, quindi, vanno fatte a Biancavilla –specifica Bonanni– pure per malattie come la fibrosi».
Ai 47 morti già accertati dal 1988 ad oggi di mesotelioma pleurico, bisognerebbe aggiungere, cioè, pure chissà quanti altri decessi per patologie correlate, dovute al minerale-killer.
Ad ulteriore conferma, il prof. Giuseppe Di Maria, direttore della Scuola di specializzazione per le malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Catania, ha sottolineato che, sulla base di studi già effettuati, «le broncopneumopatie croniche ostruttive hanno un’incidenza maggiore a Biancavilla, rispetto ad aree limitrofe, ecco perché il problema della fluoroedenite è veramente grave». Le misure, però, messe finora in atto non sono sufficienti. «Biancavilla è tristemente famosa, ma poco si è fatto. Eppure –avverte il prof. Di Maria– anche piantare un chiodo nelle pareti di casa può essere rischioso, se questo determina il rilascio di fibre. Una singola esposizione, purtroppo, può fare insorgere la malattia, seppure in presenza di una predisposizione genetica».
«Malati da risarcire»
«Una richiesta di risarcimento alla Regione, allo Stato e, in parte, all’Unione Europea perché finora la fluoroedenite non è contemplata tra i tipi di amianto e questo non ha consentito un’adeguata tutela della salute pubblica». Si muove su questi binari l’Osservatorio Nazionale Amianto per i malati colpiti dal micidiale minerale nel centro etneo.
Ai procedimenti civilistici, però, le vittime, secondo l’Ona, devono produrre un’azione penale contro le istituzioni inadempienti, così come aveva tentato Giovanni Galvagno (la 47esima vittima, ricordata ieri con un minuto di silenzio).
Sul piano normativo, la battaglia è quella di includere la fluoroedenite alle varietà di amianto (aspetto sostenuto pure dal sindaco Giuseppe Glorioso).
Intanto, l’Ars tratterà il ddl promosso dal deputato Pippo Gianni (presente ieri all’incontro) per le misure di prevenzione in Sicilia contro l’amianto. All’atto ha collaborato il deputato biancavillese, Nino D’Asero, che in una nota invita ora ad impiegare al meglio i 3 milioni di euro dell’assessorato alla Salute stanziati per le aree a rischio ambientale, di cui Biancavilla fa parte.
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Il prof. Di Maria: «Mesotelioma devastante ma se è diagnosticato precocemente…»
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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