Connettiti con

Cronaca

Due gravidanze con esiti mortali, l’Asp di Catania finisce in tribunale

ESCLUSIVO. Azioni civili contro l’Asp di Catania per presunti negligenze, errori e ritardi di intervento

Pubblicato

il

Un parto critico con una «chiara sofferenza fetale». La bambina viene alla luce con un distress respiratorio, ma «in sala operatoria non erano presenti né pediatra né neonatologo né rianimatore». Viste le gravi condizioni, il trasferimento d’urgenza a Siracusa. Nulla da fare: la piccola Carmen Maria muore dopo 15 ore di agonia.

Due anni e mezzo più tardi, altra partoriente, altre scene d’emergenza, stesso esito. Prima l’arrivo al pronto soccorso, poi il ricovero in reparto, dopo due ore e mezza il taglio cesareo e l’estrazione di un feto morto. Un maschietto che, a differenza di Carmen Maria, non ha potuto far sentire a mamma e papà nemmeno il suo primo vagito.

Due episodi (uno del gennaio 2012, l’altro dell’ottobre 2014) che coinvolgono il reparto di “Ginecologia ed Ostetricia” dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. In entrambi i casi, le perizie del medico legale avrebbero riscontrato «nella condotta dei sanitari profili di imprudenza, imperizia e negligenza».

Le due giovani coppie, una residente a Biancavilla, l’altra ad Adrano, sono passate in poche ore dalla gioia per l’arrivo del loro primo figlio al dolore per l’evento tragico. Un evento che –sostengono– poteva essere evitato. «Una disperazione lancinante e senza fine». Così viene descritto lo stato d’animo delle due coppie, assistite dagli avv. Dario Seminara, Lisa Gagliano, Francesco Messina e Carmelo Fazio. Avviate due distinte azioni civili nei confronti dell’Asp di Catania: le cause sono pendenti alla quarta sezione del Tribunale etneo con udienze fissate per le prossime settimane.

La mancanza di un’assistenza ginecologica h24 al momento dei fatti (la guardia attiva è presente in reparto soltanto dallo scorso 5 marzo), oltre a quella pediatrica e di anestesia: uno dei punti critici riscontrati. Ma negli atti di citazione che Biancavilla Oggi ha visionato si fa menzione anche a presunti «molteplici e gravi inadempimenti dei sanitari» durante il travaglio, il parto e le ore successive, per modalità e tempistica.

«Si agì in ritardo sulla piccola Carmen Maria»

Nel caso di Carmen Maria, i sanitari «staccarono il tracciato cardio-tocografico e pertanto non si accorsero dell’arrivo della sofferenza fetale». Non solo: «Procedettero all’aspirazione del mecomio solo dopo il ricovero in Pediatria con evidente e censurabile ritardo: ciò che ha causato la grave sindrome da aspirazione del mecomio con conseguente polmonite chimica e morte della bimba. E comunque l’aspirazione fu eseguita male, dal momento che i sanitari di Siracusa furono costretti ad aspirare mecomio misto a sangue».

Il dramma di partorire un feto morto al nono mese

Nel secondo caso, viene evidenziato che, dopo l’arrivo nella notte al pronto soccorso, non è stato disposto il trasferimento in un ospedale con assistenza h24 e terapia intensiva neonatale. Ma non è tutto. I sanitari «non hanno allertato il ginecologo reperibile e la sala operatoria, ma si sono limitati a disporre il ricovero della paziente presso il reparto di Ginecologia, affidandola alle cure dell’ostetrica». Stando ai legali, l’ostetrica di turno avrebbe allertato la sala operatoria e il medico reperibile solo dopo un’ora, visto l’aggravarsi della situazione, così il taglio cesareo sarebbe stato eseguito «con evidente e censurabile ritardo: ciò che ha causato la morte intrauterina del feto».

Il “no comment” dell’Asp

Sui due episodi, contattato l’ufficio stampa dell’Asp di Catania per una dichiarazione dei vertici aziendali ed ospedalieri, abbiamo ricevuto solo “No comment”. Ai quattro giovani mancati genitori di queste due tristi storie restano mille interrogativi: «E se fossimo andati in un altro ospedale? E se ci fossero stati altri medici? E se fosse accaduto in un’altra ora della giornata…». È il dolore che si mischia al senso (irrazionale) di colpa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
Fai clic per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

La cocaina nascosta nel frigorifero: 40enne arrestato dai carabinieri

Trovato pure il “libro mastro” con i nomi dei clienti e la rendicontazione dell’attività di spaccio

Pubblicato

il

I Carabinieri della Stazione di Biancavilla e i colleghi dello “Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia” hanno arresto un pregiudicato 40enne per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.  

L’uomo – con precedenti per droga – era stato notato in atteggiamento “sospetto” in alcune aree a verde del paese. Così sono scattati appostamenti e pedinamenti da parte dei militari. Un’attività poi conclusa con un blitz nella sua abitazione, dove si è proceduto ad un’accurata perquisizione.

In cucina, i militari si sono accorti che l’uomo era diventato estremamente nervoso. In effetti, in un pensile erano nascosti un bilancino di precisione, numerose bustine in plastica trasparente, un coltellino, un quaderno con nomi e prezzi di vendita, 145 euro e un mini smartphone senza sim card.

Ma non è finita qui. I carabinieri hanno proceduto ad ispezionare anche l’interno del frigorifero. All’interno dell’elettrodomestico, in uno scompartimento laterale, erano stati infilati 3 tubetti apparentemente di farmaci. È stato aprirli per scoprire il vero contenuto: 16 dosi di cocaina.

Trovata la droga, il materiale necessario al suo confezionamento, il denaro e il “libro mastro” relativo alla rendicontazione dell’attività di spaccio, l’uomo è stato arrestaro e rinchiuso nel carcere catanese di Piazza Lanza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continua a leggere
Pubblicità

DOSSIER MAFIA

I più letti