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Restaurata ed esposta opera del ‘500: ecco la statua del santo sconosciuto

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Esposta al pubblico l’antica statua del ‘500, scoperta in chiesa madre, quasi tre anni fa. Il simulacro ligneo, attribuito a San Nicola di Mira o di Bari, “ritrovato” nascosto all’interno della statua settecentesca di San Biagio (in occasione dei restauri finanziati da Antonio Zappalà), si può ora ammirare in una nicchia ricavata in basilica.

La notizia della sensazionale scoperta era stata data da Biancavilla Oggi, che nel dicembre 2015 aveva pubblicato anche il video che mostra il momento cruciale.

L’antica statua ha le insegne proprie del Vescovo, cioè mitria e pastorale, ma anche il Vangelo in mano e un angelo. San Nicola di Mira è molto venerato sia dalla Chiesa d’Oriente che d’Occidente. Ma è una ipotesi.

«Sicuramente – afferma a Biancavilla Oggi il prevosto di Biancavilla, don Pino Salerno – la statua è stata coperta per cancellare e dimenticare il rito greco-bizantino e far posto a quello latino dal ‘600 in poi, come testimonia anche l’icona della Madonna dell’Elemosina che fu “latinizzata” con l’aggiunta delle lettere latine, o la statua di San Zenone che fu coperta dalla tela del Tamo nel ‘700».

La statua, come si evince dal restauro realizzato dalla ditta “Calvagna restauri” di Aci Sant’Antonio, non è di manifattura locale.

Il prevosto ha lanciato un appello, affinché qualcuno possa portare avanti degli studi storici e iconografici del simulacro in questione, un gioiello che si aggiunge al patrimonio artistico e culturale di Biancavilla. Appello che lo stesso padre Pino aveva già anticipato a Biancavilla Oggi lo scorso dicembre.

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L’antico “segreto” di San Biagio: scoperta statua bizantina del ‘500
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Cultura

1° Maggio a Biancavilla, l’occupazione delle terre e quelle lotte per i diritti

Il ruolo della Sinistra e del sindacato: memorie storiche da custodire con grandissima cura

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Anche Biancavilla vanta una ricca memoria storica sul 1 maggio. Nel nostro comprensorio non sono mancate, nel secolo scorso, iniziative e manifestazioni di lotta per i diritti dei lavoratori.

Spiccano su tutte l’occupazione delle terre e la riforma agraria di cui ci parla Carmelo Bonanno nel recente libro “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia. La ricostruzione dei partiti, le prime elezioni e i protagonisti politici dopo la caduta del fascismo”.

Il volume, edito da Nero su Bianco, raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale locale del Novecento, evidenziando le numerose iniziative volte a spazzare via i residui del sistema feudale di organizzazione delle terre e ad ottenere la loro redistribuzione.

Il mezzo principale per raggiungere tale obiettivo fu l’occupazione delle terre ad opera di un folto gruppo di contadini e braccianti. Tra questi, Giovanbattista e Giosuè Zappalà, Nino Salomone, Placido Gioco, Antonino Ferro, Alfio Grasso, Vincenzo Russo. A spalleggiarli anche diversi operai. Tra loro, Carmelo Barbagallo, Vincenzo Aiello, Domenico Torrisi, Salvatore Russo. Ma anche intellettuali come Francesco Portale, Nello Iannaci e Salvatore Nicotra.

Così, ad essere presi di mira furono anzitutto i terreni del Cavaliere Cultraro in contrada Pietralunga, nel 1948. Più di 400 persone li occuparono per cinque giorni e desistettero soltanto per l’arrivo della polizia, che sgomberò le proprietà.

A questa occupazione ne seguirono altre, tutte sostenute dai partiti della Sinistra dell’epoca (Pci e Psi in testa) e dalla Camera del Lavoro, e col supporto delle cooperative agricole di sinistra.

Le parole del “compagno” Zappalà

Significativa la testimonianza, riportata nel libro di Bonanno, del “compagno” Giosuè Zappalà: «Gli insediamenti furono vissuti con grande entusiasmo e costituirono per noi protagonisti dei veri e propri giorni di festa in cui potevamo manifestare la libertà che per tanti anni ci era stata negata. Le terre, i cui proprietari erano ricchi borghesi e aristocratici, spesso si trovavano in condizioni precarie, erano difficilmente produttive e necessitavano di grandi lavori di aratura, semina e manutenzione. Noi braccianti, perciò, con grande impegno e dedizione, spinti, oltre che dalla passione per il nostro lavoro, anche e soprattutto dalle condizioni di vita misere di quei tempi, ci occupammo, fin quando ci fu concesso, dell’opera di bonifica. Erano terre che di fatto costituivano per moltissimi l’unica fonte di reddito disponibile».

Tali iniziative, innestatesi nel corso del processo di riforma agraria che portò al superamento del sistema di governo delle terre sino ad allora vigente, condussero però a risultati contraddittori, poiché alcuni contadini ottennero terre produttive mentre altri terre scadenti. Ciò acuì il clima di invidia e inimicizia tra i protagonisti di quelle lotte e condusse alla rottura definitiva della coesione e della solidarietà della categoria.

Ciò non toglie che queste iniziative e manifestazioni segnarono un passaggio molto importante nella storia politica, socio-economica e sindacale locale e posero le basi per la “conquista” del palazzo municipale nel 1956 con l’elezione di Peppino Pace, primo sindaco comunista di Biancavilla.

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