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Cronaca

Reflui inquinanti e sversamenti illeciti, denunciato un frantoio di Biancavilla

Operazione della Polizia Provinciale: ricostruite le fasi di trattamento dei rifiuti ritenuti pericolosi

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L’amministratore di un frantoio di Biancavilla ed un socio sono stati denunciati per gestione, trasporto e smaltimento illecito di rifiuti. L’operazione, finalizzata alla repressione dei reati ambientali, è della Polizia Provinciale, coadiuvata dall’Eps (Ente Produttori Selvaggina).

I gestori dell’impianto di vecchia generazione utilizzavano il metodo di spremitura a freddo delle olive, effettuavano la miscelazione di acque di scarico di vario genere. Si tratta di acque reflue di vegetazione, altre derivanti dal trattamento di frantumazione e pressatura delle olive. E ancora: acque di lavaggio dei macchinari e sgrassatura della pavimentazione. Per la sgrassatura, utilizzate sostanze a base minerale che, non opportunamente separate e trattate, rendevano il refluo derivante dalla molitura non più idoneo per l’uso in agricoltura, poiché rifiuto pericoloso.

Per disfarsi di tali rifiuti, la ditta, attraverso un sistema a pompe, li caricava in una botte. Poi, secondo la Polizia Provinciale, li trasportava illecitamente in un punto di scarico. Punto che si trova in contrada San Giovanni, in prossimità del canale di scarico del depuratore comunale nel Vallone Sanfilippo. Qui il rifiuto liquido pericoloso veniva sversato al suolo e per ruscellamento raggiungeva il corso l’acqua.

Parte delle acque reflue di lavaggio macchinari e pavimentazione, anch’esso pericoloso, veniva sversato attraverso delle canalette di raccolta e un sistema di bypass all’interno della rete fognaria comunale, attraverso un tombino posto all’ingresso del frantoio.

Per tutti i rifiuti liquidi presenti (circa 6.500 litri contenuti sull’autobotte e 18 metri cubi nella vasca di raccolta), disposto dalla polizia giudiziaria l’invio a regolare smaltimento, per evitare problemi igienico sanitari.

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Cronaca

Amianto, casalinga morta a 55 anni: chiesto risarcimento di 500mila euro

Causa contro il Comune ma è difficile provare responsabilità, il sindaco: «Ci sono gli indennizzi»

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© Foto Biancavilla Oggi

Non era mai accaduto da quando Biancavilla sa di convivere con la minaccia del minerale-killer: la fluoroedenite di monte Calvario, simile all’amianto, fonte di un inquinamento naturale che ha determinato decine di morti per tumore alla pleura. Ma adesso, al palazzo comunale, una famiglia che ha perso una persona cara a causa del mesotelioma chiede ora un risarcimento di 500mila euro.

Sono passati 26 anni dall’evidenza dei dati epidemiologici e 21 dalla scoperta e identificazione della fibra, riconosciuta a livello internazionale come “nuovo minerale” con proprietà altamente cancerogene. In tutti questi anni, nessuno aveva tentato una causa al Comune. Eppure, di morti per questa neoplasia che non lascia scampo, Biancavilla ne conta dal 1988 ad oggi circa 70, anche se la stima è che quelli reali siano almeno il doppio.

La causa civile al Tribunale di Catania

Tra questi, una donna di 55 anni, casalinga, deceduta nel 2012. Sono stati il marito e due figli ad avviare il procedimento alla sezione civile del Tribunale di Catania, adducendo una responsabilità con culpa in omittendo. Si punta il dito sul Comune per presunte omissioni nell’obbligo di tutelare la salute pubblica, soprattutto dopo che cause ed effetti dell’incidenza eccessiva di mesotelioma a Biancavilla sono stati ampiamente documentati dalla letteratura scientifica.

Una causa legittima, ma dal verdetto non così scontato per la famiglia biancavillese. La mobilitazione istituzionale, a partire dal 1997, per affrontare la problematica, non è mai mancata. Tenendo conto, poi, del lunghissimo periodo di incubazione tipico di questa patologia tumorale, i decessi finora avvenuti sono da considerare conseguenze di un’esposizione al rischio cominciata ben prima della fine degli anni ’90, quando il paese ha preso coscienza dell’esistenza del minerale-killer. Ad ogni modo, l’esito della causa civile dovrebbe arrivare il prossimo ottobre.

Aperta la strada dell’indennizzo una tantum

Se la strada dei risarcimenti si presume dallo sbocco incerto, quella da percorrere per vittime e famigliari delle vittime riguarda gli indennizzi. Fino a pochi anni fa anche questa possibilità – riservata solo a lavoratori esposti al rischio amianto – era impensabile da applicare alla realtà di Biancavilla. Ma interventi parlamentari e ministeriali hanno riconosciuto l’unicità del caso Biancavilla. Un cambio di rotta possibile anche dopo che la fluoroedenite è stata riconosciuta cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer, riunita a Lione con 21 esperti di 10 paesi europei.

«Si sta lavorando – conferma a Biancavilla Oggi il sindaco Antonio Bonanno – agli indennizzi ai familiari delle vittime dell’esposizione ambientale. Vittime che per la prima volta vengono equiparate a coloro che si sono ammalati per esposizione lavorativa». Per queste ragioni, «ci stiamo interfacciando con l’Animil», l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.

«È stato possibile – sottolinea il primo cittadino – aumentare i fondi nell’ultima finanziaria. Nel decreto Milleproroghe sono state facilitate, inoltre, le procedure per ottenere un indennizzo una tantum, quantificato in 15mila euro, la cui erogazione compete all’Inail».

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