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Cronaca

Uccisione di Valentina Salamone, chiesto l’ergastolo per Mancuso

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Ergastolo: è la richiesta che il sostituto procuratore generale Sabrina Gambino ha avanzato nei confronti di Nicola Mancuso, l’adranita di 32 anni, detenuto per altri reati, imputato per omicidio pluriaggravato in concorso di Valentina Salomone, la giovane di Biancavilla trovata morta in una villetta di Adrano nel 2010.

Il caso inizialmente era stato archiviato come suicidio. Poi, la determinazione dei familiari ha fatto riaprire le indagini. Il fascicolo venne avocato dalla procura generale fino a portare a processo Mancuso davanti ai giudici di Corte d’Assise.

Valentina venne trovata impiccata, ma secondo le perizie del Ris portate al processo la posizione della corda, il tipo di nodo al cappio, la presenza di sangue della vittima, del suo presunto omicida e di un “ignoto 1” maschio, oltre alla traiettoria degli schizzi ematici permettono di escludere il suicidio. Mancuso, che è sposato ed aveva avuto una relazione con la vittima, si è sempre proclamato innocente.

Secondo i militari dell’Arma la scena del delitto sarebbe stata manomessa per simulare un suicidio. Nel procedimento sono presenti come parti civili i genitori e i fratelli della vittima, assistiti dall’avvocato Dario Pastore, e le associazioni Thamaia e Telefono rosa.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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