Cronaca
Da via Austria a Croce al Vallone ancora boati dal sottosuolo

di Vittorio Fiorenza
Non solo in via Austria, via Turchia, via Grecia e zone limitrofe: un raggio di circa 200-300 metri. Pure dalla zona di “Corce al Vallone”, questa mattina è stato segnalato un forte boato. Lo confermano i dipendenti della struttura dell’Opera Cenacolo. Un vero enigma. Le testimonianze delle persone concordano.
Già ieri sera Biancavilla Oggi aveva dato notizia di un intero quartiere allarmato a causa di due fortissimi boati, cui è seguito un sobbalzo del sottosuolo che ha fatto tremare le case. Gli abitanti, spaventati, si sono riversati fuori, ma senza capire l’origine dell’evento.
«Non era un tremore, come siamo stati abituati con le scosse sismiche –ci dice una signora che abita in via Austria– ma una sorta di “scoppio” proveniente dal sottosuolo, come se fosse esplosa una carica di dinamite. Abbiamo preso un grande spavento, ma la cosa che allarma ancora di più è che non comprendiamo cosa sia successo».
In effetti, nessuna segnalazione è giunta ai vigili del fuoco: nessun effetto “esterno” per le strade. In un primo momento si è pensato a qualcosa successo nel tunnel della metropolitana. Sotto le abitazioni di questa zona, c’è il tracciato della Fce e nel corso della sua realizzazione decine di abitazioni hanno subito danni. Ma l’azienda di trasporto, al riguardo, non ha segnalato alcun evento o anomalia.
Adesso che lo stesso “fenomeno” sembra si sia ripresentato in zona Croce al vallone, l’enigma si infittisce ulteriormente.
Il sindaco Antonio Bonanno sta seguendo questi episodi già da quando ne ha dato conto Biancavilla Oggi. Il responsabile dell’Ufficio comunale di Protezione Civile, Paolo Pinnale, ha in un primo momento contattato la Ferrovia Circumetnea (escludendo eventi nel tunnel) e poi l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania. La sala operativa non ha strumenti di rilevamento interni agli abitati (per la cronaca: una scossa di magnitudo 2.2 è stata registrata alle 7.07 non lontano da contrada Vallone Rosso, in territorio di Biancavilla, ad una profondità di 32 km).
L’intento, quindi, è quello di investire formalmente l’Ingv perché, eventualmente, possa compiere rilievi e verifiche strumentali sul posto. Il mistero resta: l’esplosione di bolle di gas presenti sotto la superficie stradale o crolli e cedimenti di porzioni di faglie sono ipotesi a caldo da avanzate da persone comuni. Occorre indagare per risolvere questo enigma che suscita allarme.
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Cronaca
In auto contro lo scooter: non è stato un incidente, ma un atto di “vendetta”
Diciottenne di Biancavilla denunciato per lesioni e atti persecutori ai danni di un coetaneo di Adrano

Ha provocato un incidente stradale con l’intento di “vendicarsi” di un acceso diverbio avvenuto nei mesi scorsi. Un biancavillese di 18 anni è stato così denunciato dalla Polizia di Stato. Il giovane ha architettato il piano perché non si era rassegnato alla lite per futili motivi con una ragazzo 17enne di Adrano.
Il minorenne stava percorrendo in scooter via della Regione, ad Adrano. Proprio nei pressi della sede del Commissariato di Polizia era stato tamponato dall’auto guidata dal 18enne, finendo a terra, con una gamba bloccata sotto il peso dello scooter. Per tutta risposta, il giovane biancavillese, anziché prestare soccorso, è sceso dall’auto e, dopo una rincorsa, ha sferrato un violento calcio contro il ragazzino.
Una pattuglia di poliziotti ha assistito alla scena e ha fermato l’aggressione ancora in corso, bloccando il 18enne e prestando le prime cure al minorenne. Dopo qualche minuto, è arrivato il padre della vittima, accompagnata poi al pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. La prognosi è stata indicata in sette giorni.
I poliziotti del Commissariato hanno compiuto dettagliati accertamenti per ricostruire la dinamica dei fatti e, dopo le attività di indagine, sono risaliti alle reali cause dell’aggressione.
L’origine dei rapporti conflittuali tra i due sembra essere legata ad un alterco avvenuto per futili motivi qualche mese addietro, con il 18enne che, in più occasioni, avrebbe tentato di “vendicarsi dell’affronto patito”. Il giovane è stato denunciato, in stato di libertà, per lesioni pluriaggravate ed atti persecutori.
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Cronaca
Così i dipendenti venivano intimoriti: «Attenti, il filo si può spezzare»
Lo sfruttamento dei lavoratori del supermercato, i retroscena di un’inchiesta avviata nel 2023

«Un quadro inquietante di sfruttamento lavorativo». Dietro i volti gentili e sorridenti di banconisti, cassieri, addetti agli scaffali e magazzinieri si celava una realtà ben diversa. Nell’ordinanza con cui il Gip del Tribunale di Catania, Maria Ivana Cardillo, ha disposto le misure cautelari, vengono messi in evidenza gli elementi che hanno portato all’arresto di Luca Bonomo e Vincenzo Strano, rispettivamente titolare e direttore commerciale del supermercato di via Arti e Mestieri, a Biancavilla. Il marchio è Decò, ma la gestione è autonoma e indipendente dal Gruppo Arena. L’indagine, eseguita dalla Guardia di finanza di Paternò, è culminata anche con il sequestro preventivo dell’azienda e la nomina di un amministratore giudiziario.
Dalle quindici pagine dell’atto emergono – come è in grado di raccontare Biancavilla Oggi – episodi di sfruttamento: ferie e straordinari non pagati, stipendi da fame, in alcuni casi persino inferiori a 2 euro l’ora. Evidenziato anche lo stato di profondo bisogno in cui versavano i dipendenti, costretti ad accettare orari e retribuzioni falsificati. E poi, una forte sudditanza psicologica. Secondo il Gip, non si tratta di «una mera inosservanza di singole disposizioni normative, bensì… di un disegno criminoso».
Quando le verifiche amministrative e i controlli dei militari si sono intensificati, le due figure apicali hanno “avvertito” i dipendenti. Una lavoratrice ha riferito le indicazioni impartite da Strano: «Mi ha incalzata dicendomi che, se tenevo al mio lavoro, già sapevo cosa avrei dovuto rispondere… mi sono sentita sotto pressione». Stesso avvertimento sarebbe stato rivolto a tutto il personale, convocato per una riunione. Indicazioni ribadite poi da Bonomo: «Ci disse che, a seconda delle dichiarazioni rilasciate da noi dipendenti, il filo si sarebbe potuto spezzare».
Il filo, in realtà, si era spezzato già nel momento in cui le Fiamme Gialle avevano messo piede nel supermercato. Tutto era partito non da una denuncia, ma da un semplice controllo amministrativo dei finanzieri paternesi, nel novembre 2023. Già in quell’occasione erano emerse violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Da lì, la necessità di ulteriori approfondimenti su retribuzioni, orari, straordinari e altri aspetti contrattuali. Nella prima fase era stato sentito il commercialista e consulente del lavoro dell’azienda.
L’inchiesta si era quindi concentrata sul legale rappresentante della società per «evidenti indizi di sfruttamento lavorativo desumibili da erogazioni di retribuzioni evidentemente difformi rispetto alle ore lavorate». Il lavoro investigativo era proseguito con l’audizione dei dipendenti. Tra questi, il ruolo chiave era quello del direttore del punto vendita, definito dagli inquirenti la “longa manus” del titolare. Una persona – secondo la Procura – perfettamente consapevole delle condizioni lavorative offerte al personale. Anzi, durante i colloqui con chi aspirava ad un’assunzione, l’uomo metteva subito in chiaro i vincoli a cui bisognava sottostare.
«Lo stato di bisogno – ha sottolineato il procuratore Francesco Curcio – ha inciso sulla libertà di autodeterminazione, inducendo i lavoratori ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose e illecite, non riconosciute né dalla contrattazione collettiva né dalla normativa giuslavoristica».
Secondo la Guardia di finanza, la mancata regolarizzazione delle retribuzioni ha permesso al punto vendita di ottenere un risparmio illecito di oltre 2,7 milioni di euro, tra stipendi non versati e contributi omessi.
I due indagati – scrive ora il Gip – potrebbero avvicinare i dipendenti, sfruttando la loro vulnerabilità, per indurli a tacere o a fornire versioni alterate dei fatti. C’è, dunque, il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Da qui, l’applicazione degli arresti domiciliari, con pesanti contestazioni: intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e autoriciclaggio.
Il supermercato, comunque, rimane aperto. L’attività va avanti. La presenza dell’amministratore giudiziario, il dott. Luciano Modica, nominato dall’autorità giudiziaria, rappresenta la garanzia massima per il pieno rispetto, d’ora in avanti, dei diritti dei lavoratori.
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