Cronaca
I boschi di Piano Mirio in fiamme: probabile origine dolosa del rogo

Potrebbe essere stata la mano di qualcuno a provocare l’incendio in corso nella pineta di Biancavilla, nella zona che vicina alla casermetta comunale, all’interno del perimetro del Parco dell’Etna. L’area boschiva è in fiamme e ad operare per lo spegnimento sono gli uomini del Corpo forestale sia con squadre a terra sia con l’ausilio di canadair.
Il territorio biancavillese, in queste ore di forte caldo, è stato interessato in diversi punti da altri incendi. Il più significativo è stato quello di zona Vigne, in contrada Boschetto, che ha devastato 3-4 ettari. In quest’ultimo caso sono stati i vigili del fuoco del distaccamento di Adrano ad essere impegnati con diversi mezzi e diversi uomini. Le fiamme sono state domate dopo oltre otto ore di lavoro.
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Cronaca
La droga e un “pizzino” a casa del figlio di un esponente del clan di Biancavilla
Arrestato dai carabinieri un 41enne, già indagato a piede libero nell’inchiesta “Ultimo atto”

Il suo nome figura già tra gli indagati a piede libero del blitz “Ultimo atto” (traffico di sostanze stupefacenti è il reato contestatogli) ed è figlio di uno degli esponenti storici del clan mafioso Toscano – Mazzaglia – Tomasello. Adesso, i carabinieri di Biancavilla lo hanno arrestato per detenzione di marijuana nella sua abitazione.
Il blitz è scattato nell’abitazione dell’uomo, un 41enne, con l’ausilio del Nucleo cinofili. È stato King, il cane antidroga, a fiutare la sostanza stupefacente, nascosta in una cassettiera, in cucina.
I militari, qui, hanno trovato una busta sottovuoto trasparente piuttosto capiente, contenente diverse decine di grammi di marijuana. Sulla parte alta della stessa cassettiera, invece, trovato un bicchiere di plastica, al cui interno erano presenti 135 euro in banconote di diverso taglio, oltre a diverse monete, ritenute provento di attività illecita.
La perquisizione ha consentito di notare pure, nel comodino della camera da letto, un “pizzino” con nomi e numeri, adesso al vaglio dei militari perché si suppone sia un resoconto dello spaccio. Un “promemoria” che costituisce il tassello conclusivo grazie al quale i militari hanno ricostruito l’attività illegale messa in piedi dal 41enne.
Per lui sono scattate le manette. La marijuana sequestrata verrà sottoposta ad analisi di laboratorio, in modo da capire il tasso di tetraidrocannabinolo contenuto.
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