Politica
Ore 19, ancora bassa affluenza: 38% Referendum, hanno votato in 7060




La sezione n.6 in cui si è registrato finora la maggiore affluenza
di Vittorio Fiorenza
A Biancavilla l’affluenza al voto per il referendum costituzionale è al di sotto della media nazionale. Alle ore 19 ha votato il 38,06% degli elettori biancavillesi contro un dato italiano che supera il 57%. Dei 18.552 aventi diritto, si sono recati ai seggi soltanto 7060, di cui 3666 uomini e 3394 donne. Il dato di affluenza più alto spetta alla sezione n. 6 dell’Istituto comprensivo “Antonio Bruno” che tocca il 48,45%. Il dato più basso, invece, è alla sezione n. 1 con il 31,79%.
I seggi, per manifestare il proprio parere sulla riforma targata Renzi e Pd, saranno aperti fino alle ore 23.
A Biancavilla sono 20 le sezioni, oltre ad una speciale per consentire il voto a quanti si trovano ricoverati all’ospedale e nelle strutture dell’Opera Cenacolo Cristo Re di contrada “Croce al vallone” e di via San Placido.
I fronti politici, a Biancavilla, si sono limitati ad una campagna referendaria “non invasiva”: gazebo informativi, volantinaggi e comizi.
Per le ragioni del “sì” si sono esposti praticamente i vertici istituzionali locali, dal sindaco Giuseppe Glorioso al presidente del Consiglio Comunale, Vincenzo Cantarella, in linea con le direttive del Partito democratico rappresentato dal segretario Giuseppe Milazzo. Ma anche nel Pd biancavillese ci sono state le defezioni, fino a creare vistose fratture.
Singoli dirigenti si sono distanziati dalla linea ufficiale dettata da Renzi e si sono prodigati apertamente per il “no”. Su questo fronte, si sono mobilitati la Cgil di Alfio Petralia, così come esponenti comunisti o di quella sinistra che nulla ha a che spartire con il Pd.
Nello stesso fronte, seppur con sensibilità e motivazioni differenti, si sono ritrovati il Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ognuno dei quali ha promosso in piazza Roma iniziative informative e di sensibilizzazione dell’elettorato.
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Politica
Antonio Bonanno rinuncia all’aumento del proprio “stipendio” di sindaco
Notevole risparmio per il Comune: la scelta ricadrà in automatico pure su tutti gli amministratori


Una legge regionale ha aumentato le indennità di funzione dei sindaci. Un atto che ricade, a cascata, anche sugli altri amministratori (vicesindaci, assessori, presidenti del Consiglio Comunale e consiglieri).
A Biancavilla, però, il primo cittadino ha rinunciato a tale aumento di “stipendio”. Antonio Bonanno lo ha già formalmente comunicato al segretario generale. Gli uffici comunali, quindi, sono tenuti al calcolo delle “spettanze”, così come finora è avvenuto, senza ulteriori carichi per l’ente.
«La mia decisione –spiega Bonanno– è coerente con il mio primo atto da sindaco. Appena insediato, tagliai del 30% le indennità del sindaco e degli amministratori».
Il risparmio economico per il Comune di Biancavilla è in via di definizione da parte degli uffici competenti. Certo è che si tratta di somme non di poco rilievo.
«Gli effetti della rinuncia –sottolinea ancora Bonanno– portano a un notevole risparmio. L’aumento delle indennità dei sindaci ridetermina, infatti, anche il compenso massimo mensile percepibile dagli assessori, dai consiglieri comunali e dal presidente del Consiglio Comunale. Per le regioni a statuto speciale, come la Sicilia, gli aumenti sono a carico degli enti interessati. Graverebbero, cioè, sulle casse del Comune di Biancavilla e questo non possiamo permettercelo».
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