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Condannato Giuseppe Furnari, le fatture che lo hanno inguaiato

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Il politico biancavillese condannato dalla Corte dei conti (assieme ad altri suoi 36 ex colleghi) per l’inchiesta sulle “spese pazze” alla Provincia di Catania. L’esponente del Pd ha speso 7mila euro per manifesti, biglietti e inviti. Contestata pure una cena alla Baia Verde. Per i magistrati tutto questo non è assimilabile ad attività istituzionale.

 

di Vittorio Fiorenza

C’è stato un periodo in cui le mura di Biancavilla erano tappezzate spesso da manifesti augurali o di ringraziamento firmati da Giuseppe Furnari, in qualità di consigliere provinciale. Ebbene, quei manifesti non erano pagati con i soldi dell’esponente politico ma con risorse di Palazzo Minoriti, cioè di tutti i cittadini della provincia di Catania. Stessa prassi per stampare biglietti augurali o spedire migliaia di inviti. Anche una cena alla Baia Verde è stata pagata così da Furnari. Il totale attribuito al politico biancavillese è di circa 7mila euro, prelevato dal Fondo organismi consiliari, spacciando tutto per spese istituzionali. Ma di “istituzionale”, secondo i magistrati contabili, non c’era nulla.

Ecco perché adesso Giuseppe Furnari è stato condannato dalla Corte dei conti, assieme ad altri 36 suoi ex colleghi, nell’ambito dell’inchiesta avviata nel 2011 sulle cosiddette “spese pazze” del Consiglio Provinciale di Catania, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. La sentenza, emessa dalla sede giurisdizionale d’appello per la Regione Sicilia (presidente Giovanni Coppola), è definitiva ed ha ribaltato quella assolutoria, in primo grado, dell’aprile 2015.

Le spese contestate dalla Procura regionale a Giuseppe Furnari sono state liquidate nel 2012 e hanno riguardato sei fatture. Gran parte di queste riferite alla stampa di manifesti, biglietti e calendari affidata alla Tipografia Dell’Erba di Biancavilla, a cui si aggiunge quella di Poste private siciliane per la spedizione di 2000 inviti. E poi c’è una fattura di 450 euro per una cena al Grand Hotel Baia Verde con il gruppo consiliare. Il totale speso da Furnari, senza nulla uscire di tasca sua è stato di 7064,33 euro (nella fase iniziale dell’inchiesta la somma contestata era di 8686,73 euro).

«Per tale importo –viene riportato tra le 156 pagine della sentenza che Biancavilla Oggi ha letto– il predetto (Giuseppe Furnari, ndr) è condannato alla rifusione. Si tratta di materiale acquistato e di cui viene predicato il rimborso afferente biglietti augurali, calendari e una cena lunch (fattura n. 3475 del 20/7/2011 presso Grand Hotel Baia Verde), che nulla ha a che vedere con l’attività istituzionale».

All’importo vanno anche aggiunti la rimodulazione monetaria, gli interessi legali e le spese del procedimento da versare a favore dello Stato. Spese, queste ultime, che nel complesso sono state quantificate in quasi 96mila euro.

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Giuseppe Furnari in un comizio in piazza Roma

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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2 Commenti

2 Commenti

  1. Anselmo

    2 Novembre 2016 at 23:26

    Quindi la triade Giuseppe Furnari, Dino Laudani, Giuseppe Pappalardo perde il primo pezzo? Forse che era il meno peggio visto gli altri due.

  2. maria

    14 Ottobre 2016 at 17:18

    Peccato, mi dispiace tantissimo, è con questi gesti che si perde la reputazione, anche nella vita privata e nella sfera lavorativa, mi auguro per lui che non si candidi più sindaco, perchè con questi presupposti nessun cittadino lo voterà mai…ovviamente

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Segreteria Pd, l’elezione contestata: ricorso rigettato, in attesa di altri due

Il partito resta dilaniato su Vincenzo Cantarella, il gruppo antagonista ribadisce: «Irregolarità»

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La Commissione di Garanzia del Partito democratico di Catania ha stabilito la regolare elezione di Vincenzo Cantarella alla guida della sezione di Biancavilla. L’organismo ha respinto così il ricorso presentato da un’ala del partito, che aveva definito «una farsa» l’esito di quella elezione. I retroscena della vicenda erano stati svelati e raccontati da Biancavilla Oggi, dopo le dimissioni di Giuseppe Pappalardo, di cui Cantarella è diretta prosecuzione.

La decisione della commissione provinciale di garanzia è stata resa nota, ora, dallo stesso Cantarella. «Per mia onestà intellettuale – evidenzia lui – comunico che, gli stessi iscritti, non contenti, hanno trasmesso un nuovo ricorso, questa volta alla commissione regionale e nazionale Pd, contro la suindicata-circostanziata recente decisione, della uguale commissione di garanzia provinciale. E non paghi, forse alla fine nel 2025, faranno ricorso pure alla Commissione europea per i “diritti umani”».

Da parte sua, il gruppo antagonista, in una nota firmata “Democratici per Biancavilla”, ribadisce le irregolarità sul nuovo segretario, chiedendo una nuova elezione all’insegna dell’unità. «Restiamo fiduciosi – specificano – che i nuovi ricorsi presentati ai livelli superiori offriranno un’analisi più approfondita e soprattutto imparziale delle irregolarità segnalate». E aggiungono: «Proprio per garantire una partecipazione responsabile e trasparente chiediamo che l’elezione del segretario venga rivista, così che tutti gli iscritti possano riconoscersi pienamente nelle istituzioni del nostro partito».

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