Detto tra blog
“Spartiviale”, viaggio nella periferia in cui il malgoverno entra dalle narici

di RAMONA LAVENIA
Nascere e crescere in una zona della città non centrale ha da sempre rappresentato un handicap per i cittadini. Una condizione di emarginazione che ha segnato in parte la natura degli abitanti stessi. Questo è ciò che accade nelle grandi metropoli: sarà che non me ne sia mai accorta, ma vivo in un grandissimo centro urbano, tanto è vero che abitare ad un chilometro dal palazzo comunale ormai significa… emarginazione.
Viale Europa, detto più comunemente “Sparviale”, arteria fondamentale per i tanti agricoltori che ogni mattina, ancora con “scuru e lustru”, scendono verso una campagna che tentano di non lasciar morire: questo è il luogo in questione.
Da anni, ormai, qui si vive in balia delle “piaghe” biancavillesi: il mal governo, oggi più che mai, si sente sulla pelle e dentro le narici.
In questi giorni tutti cominciano ad aprire le finestre per dare il benvenuto alla primavera, ma chi abita in questa zona di Biancavilla deve restare barricato in casa perché il solito, nauseabondo fetore entra nell’anima e riporta i più anziani a quando il sistema fognario era all’aria aperta. Ma questo, ad onor del vero, succede solo se si ha necessità di far cambiare l’aria alle abitazioni, altrimenti possiamo vivere sereni. «Beh, ma voi perché abitate così vicino all’impianto di depurazione?», è stato osservato dall’alto.
Quando piove si può uscire con la barca perché l’acqua di tutte le strade biancavillesi, scendendo, passa da qui trascinandosi la melma e l’immondizia di ogni via. «Beh, ma voi perché abitate nella periferia a sud?», è stato osservato dall’alto. Tutto potrebbe finire lì, senonché al temine dell’acquazzone, lo sporco lo devono togliere, da soli, coloro che qui vi abitano. Pur essendo una strada principale, mai si è vista una macchina pulitrice avvicinarsi alle case. Si ferma venti metri prima, quasi per segnare un divario: «Cristo si è fermato al civico ###».
Poi ti capita di uscire, sempre per estrema necessità, quando la luce del giorno non ti è più di supporto. Così ti ritrovi al buio davanti branchi di otto o più cani randagi che rovistano tra i tuoi rifiuti perfettamente differenziati. Sì, completamente al buio: da mesi non c’è illuminazione pubblica. I lampioni –uno circa sei mesi fa, l’altro più recentemente– sono stati colpiti da veicoli di passaggio e messi completamente fuori uso. Le continue segnalazioni, richieste, denunce sono servite a nulla: «Non ci sono soldi», dicono. «Non è di nostra competenza», dicono. «Domani veniamo», dicono.
Scuse e ancora scuse. E poi ti viene una rabbia dentro perché sai che sei abbandonato a te stesso fino a quando ogni quinquennio devi tornare alla urne, oppure quando c’è bisogno di far cassa. E così ti chiedi “Per cosa pago le tasse?”. Un interrogativo più che lecito, se ogni singolo diritto ti viene leso: alla salubrità dell’aria, alla sicurezza, alla dignità. E l’angoscia ti assale perché ad ogni richiesta di aiuto risponde la nostra stessa eco, che rimbomba nelle stanze vuote del Palazzo Comunale.

Un’immagine della parte finale di viale Europa
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Detto tra blog
Distacchi elettrici e bassa tensione, disagi continui (anche senza temporali)
Biancavilla all’anno zero per infrastrutture: cabine e rete inadeguate provocano ripetuti disservizi


Partiamo da un fatto: non c’è né un uragano né un cataclisma. Nemmeno un temporale. Non si capisce, dunque, per quale motivo, anche quando splende il Sole, debbano esserci distacchi di energia elettrica o “sfarfallii” da bassa tensione. Con la conseguenza che elettrodomestici e apparecchiature attaccate alla rete elettrica vadano continuamente in tilt. Capita spesso. poi. che in coincidenza di black out, i tempi di ripristino del disservizio debbano misurarsi in ore.
È quello che accade in continuazione a Biancavilla, Bastano banali acquazzoni, a volte senza nessuna goccia piovana, e l’erogazione elettrica viene a mancare. Non è concepibile una cosa del genere. Che un guasto possa capitare, fa parte delle statistiche. Che questo determini disservizi, ci sta. Ciò che non può essere tollerato è l’inefficienza nel ripristino del servizio con tempi lunghi o i ripetuti sbalzi di tensione.
Tutto questo evidenzia – ecco il punto cruciale – infrastrutture obsolete e carenza di personale adeguato alle esigenze di una società che dipende ormai dall’elettricità e dalle reti di comunicazioni. Invece, quasi sempre in coincidenza di una mancanza di elettricità si associa pure il tilt del segnale telefonico, sia VoIP che mobile. È evidente che il sistema sia altamente fragile e vulnerabile.
Basta dare uno sguardo verso l’alto per accorgersi che certi cavi elettrici presenti a Biancavilla risalgono a 50 anni fa. Mancano veri investimenti nel nostro territorio e mi chiedo se, dalla valanga di risorse del Pnrr, vi siano progetti e interventi in questa direzione. Anziché promuovere battaglie contro i mulini a vento (leggasi, per esempio, antenne 5G), la politica pretenda e si impegni in una radicale modernizzazione infrastrutturale del nostro territorio. Il sindaco Antonio Bonanno alzi la voce nei confronti di Enel Distribuzione. Un’intera comunità non può subire in continuazione dopo qualche lampo e ad ogni tuono o, peggio ancora, con il cielo limpido e il Sole splendente.
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I carri “riciclati” e l’inutile classifica: appunti sul Carnevale di Biancavilla
Un evento di successo, ma ci sono aspetti da correggere: il montepremi si divida in parti uguali


Il Carnevale di Biancavilla è un evento riuscito. Un successo consolidato. Va dato atto all’attuale amministrazione comunale che ha resuscitato e salvato un’occasione capace di animare un’intera comunità. Protagonisti indiscussi sono i carristi, che – al di là delle qualità artigianali – offrono aggregazione e socialità. A loro va dato il merito principale. Sono loro il vero motore.
Detto questo, a margine di un Carnevale 2025 ormai archiviato, accogliamo la sollecitazione di tanti biancavillesi ad evidenziare una serie di osservazioni critiche, che qui di seguito sintetizziamo, con l’intento di correggere e migliorare l’organizzazione di una manifestazione particolarmente amata e attesa.
Carri comprati e “riciclati”
Non tutti lo sanno, ma i carri di Biancavilla non sono sempre realizzati di sana pianta. È prassi comprarli da altri paesi (sì, c’è un vero e proprio mercato) e “riciclarli”. Si acquistano per intero o solo alcune parti. Insomma, si assemblano dei pezzi, magari riverniciandoli o sottoponendoli ad un ritocco di colori. Altri utilizzano delle basi già pronte. Non essendoci un regolamento che ne impedisca la partecipazione, non è vietato. Ne consegue, quindi, che a Biancavilla (a parte alcune eccezioni) non ci sono artigiani di “carri allegorici” ma assemblatori. È uno scandalo? No, però tutto questo ha delle implicazioni pratiche e logiche.
Classifica e giuria da abolire
Che senso ha, dunque, un concorso che preveda una classifica e una giuria che, per stilarla, debba fare delle valutazioni. Per inciso: i giurati dovrebbero avere competenze, esperienze, titoli e curriculum per emettere un verdetto, credibile e imparziale. Li posseggono? Chiusa parentesi.
Dicevamo della classifica. A parte gli “ex aequo” dal sapore democristiano, di fronte a carri assemblati, parzialmente raffazzonati o creati di sana pianta a Biancavilla, come ci si comporta? Come si fa a giudicare “originale” un carro che in realtà negli anni precedenti è già apparso ad Acireale o a Sciacca? E come è possibile che un manufatto effettivamente originale non venga apprezzato, valorizzato e premiato come tale?
Montepremi in parti uguali
Il problema è facilmente risolvibile: si abolisca la classifica, si evitino i giurati e si preveda un budget complessivo, dividendolo in parti uguali a tutti i carristi. Anzi, diciamo di più: il montepremi venga raddoppiato o si porti a 100mila euro. Sarebbe un formidabile incentivo a realizzare (o assemblare, poco importa a quel punto) carri di maggiore qualità e con più spettacolari effetti speciali.
La politica stia alla larga
Un’ultima osservazione: si faccia un regolamento chiaro. E magari si specifichi un elemento di buon senso che evidentemente, a Biancavilla, è necessario codificare. La politica stia alla larga dai carri. Vedere politici indaffarati attivamente nella partecipazione ai vari gruppi di carristi è cosa inopportuna (per usare un eufemismo), visto che i gruppi beneficiano poi di soldi comunali. L’etica pubblica è materia seria: non può svanire come un pugno di coriandoli in faccia. Il sindaco Antonio Bonanno e il suo staff organizzativo appuntino tutte queste osservazioni: ne facciano tesoro per il prossimo anno.
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Sandro Pappalardo, un biancavillese presidente della compagnia aerea Ita
Placido D'Urso
10 Maggio 2015 at 14:40
Tipico esempio di incapacità e menefreghismo amministrativo. Glorioso e la sua giunta (Anzi, le sue giunte) si prendano tutte le responsabilità. Governano da sei anni, non hanno alibi e scuse. Una sola parola: VERGOGNA.
Alex
9 Maggio 2015 at 21:38
Gli amministratori del palazzo comunale dovrebbero quantomeno arrossire di fronte a questa triste realtà.
Salvatore Bisicchia
9 Maggio 2015 at 13:04
Vista da lontano Biancavilla e’ tutta uguale,mal governata dagli amministratori e maltrattata dai suoi abitanti.
Antonio Zingale
10 Maggio 2015 at 14:38
Sottoscrivo e condivido.
ALFIO
9 Maggio 2015 at 11:18
Esatta descrizione di una vergogna biancavillese. In questo quartiere siamo cittadini di serie B. Tornatene a lavorare Glorioso e lascia spazio a chi è in grado di risolvere i problemi e amministrare un paese, visto che tu hai dimostrato di non saperlo fare.