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Si taglia sull’illuminazione pubblica: sul fotovoltaico solo inutili proclami

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di ANGELO D’URSO

Mentre molti comuni hanno avviato politiche innovative, Biancavilla è ancora fermo al palo. Negli ultimi anni sono diversi i comuni che hanno implementato gli investimenti in politiche innovative nel settore dell’energie rinnovabili, settore che con un’adeguata pianificazione permetterebbe al nostro ente di risparmiare su spese inevitabili. E di conseguenza si potrebbe abbassare la pressione fiscale, facendo risparmiare i propri cittadini.

A Biancavilla, purtroppo, in questo settore abbiamo avuto solo grandi proclami, si è a lungo pubblicizzato il bando sul fotovoltaico, era stato detto che sarebbe stata una grande opportunità per Biancavilla.

Ma qualche mese fa il bando è stato archiviato e i nostri governanti dopo aver investito soldi e tempo in questo importante bando hanno deciso di risparmiare sull’energia elettrica, diminuendo il servizio: di fatto da un po’ di tempo a questa parte la pubblica illuminazione viene accesa più tardi e spenta più presto rispetto a prima.

Il fotovoltaico avrebbe permesso al comune di non introdurre la Tasi, facendo risparmiare in un periodo di crisi le famiglie che avrebbero potuto spendere quel denaro per l’acquisto di beni di prima necessità.

Considerando i risulti ottenuti dai comuni che con investimenti oculati ed una buona pianificazione hanno investito in questo settore, sarebbe auspicabile che i nostri amministratori iniziassero ad avviare serie politiche di investimento in materia di energie rinnovabili e non limitarsi ai proclami.

Per finanziare questi investimenti basterebbe intervenire sulla spesa improduttiva ed impegnarsi a dare risposte ai cittadini. È giunta l’ora di iniziare a fare qualche passo avanti per smuoverci da questo immobilismo in cui il nostro paese riversa, altrimenti vi è il serio pericolo di restare parecchio indietro rispetto agli altri comuni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Detto tra blog

Biancavilla insensibile alla strategia “plastic free”: chiude la “Casa dell’acqua”

In altre città è un successo, da noi è un flop: mancano senso civico, rispetto ambientale e cultura “green”

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di VINCENZO RUSSO

Era stata inaugurata due anni fa in piazza Don Bosco ed era stata annunciata come un’iniziativa di civiltà. La “Casa dell’acqua” era a disposizione di tutti: il prezioso liquido controllato ed adeguatamente filtrato ad un prezzo di 5 centesimi a litro. Ognuno, con una tessera acquistabile in alcuni punti vendita di Biancavilla, avrebbe potuto riempire proprie bottiglie. Un gesto semplice con una duplice finalità: risparmiare sull’acquisto di acqua ed evitare la disporsione di plactica. Un gesto che ogni cittadino attento alla comunità e alla causa ecologica (che riguarda tutti indistintamente) avrebbe dovuto compiere con convinzione.

Invece, poche decine di biancavillesi hanno usufruito del servizio, aderendo civilmente alla strategia “plastic free” e contribuendo ad una minore diffusione della plastica. Così, mentre in diverse altre città (anche vicine alla nostra), le “Case dell’acqua” sono ampiamente utilizzate, da noi si assiste all’esatto opposto.

A Biancavilla, la ditta che gestisce il servizio ha dovuto constatare la non sostenibilità. Pertanto, la piccola struttura di erogazione idrica di piazza Don Bosco – come recita un avviso – è destinata ad essere disinstallata. Anzi, il termine ultimo era stato già fissato per febbraio per gli utenti che ancora hanno credito da spendere.

Non è una buona notizia, questa. Perché Biancavilla si dimostra ancora una volta insensibile a regole di civiltà, al rispetto ambientale e alla cultura “green”. Che grande delusione! Mi chiedo quanti politici di destra e di sinistra abbiano utilizzato la “Casa dell’acqua”, giusto per dare l’esempio.

Dove sono i cosiddetti “ambientalisti” da tastiera? E dove sono coloro che in piazza Roma avevano parlato di “plastic free”? Forse era solo un pretesto per auto propaganda a favore di telecamere per poi andare a fare la spesa, riempendo la macchina di confezioni d’acqua in bottiglie e cellophan di plastica. Sta di fatto che su 8mila famiglie biancavillesi, soltanto alcune decine hanno usato la “Casa dell’acqua”. A loro va un plauso, a tutto il resto un velo pietoso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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