Chiesa
La salma di padre Greco da traslare nella “sua” chiesa, a lui intitolazione della piazza

di Vittorio Fiorenza
La salma di padre Salvatore Greco sarà traslata dal cimitero di Biancavilla per essere sepolta nella “sua” chiesa del “Sacro Cuore”. Anche la piazza antistante, attualmente intitolata a Papa Giovanni XXIII, porterà il suo nome e un busto monumentale verrà realizzato in suo ricordo.
Tutte iniziative in vista del 50esimo anniversario dell’inaugurazione della chiesa parrocchiale (13 maggio 1970-2020), diventata punto di riferimento per un vastissimo quartiere.
A promuoverle è il nuovo parroco del “Sacro Cuore”, padre Ambrogio Monforte, che ha avviato l’iter burocratico, coinvolgendo tutte le realtà parrocchiali.
La traslazione della salma ha già ricevuto il parere favorevole del sindaco Antonio Bonanno, firmando l’atto necessario per la cosiddetta “tumulazione privilegiata”. Si attende ora quello dell’assessorato regionale alla Salute. Avviata dal Comune la procedura per la nuova intitolazione della piazza, in omaggio al lunghissimo impegno sacerdotale e sociale di padre Greco, cominciato negli anni ’50, mettendo a disposizione un terreno di sua proprietà, e continuato di fatto fino alla sua morte, nel 2004.
«La sua opera appassionata ed intensa –sottolinea padre Ambrogio Monforte– ha fatto sì che tutta la parrocchia e il grande quartiere che vi è sorto intorno, ancora oggi siano identificati come “la chiesa e la zona di Padre Greco” anche per chi –per ragioni anagrafiche– non lo ha conosciuto». Da qui, «il desiderio di potere avere la presenza fisica dei resti mortali di padre Greco nella nostra chiesa, perché il suo zelo, la sua passione e il suo impegno ci siano di esempio e modello da imitare».
Richieste formalizzate da padre Ambrogio e supportate da un comitato di 24 componenti. Tra questi, i sacerdoti Antonino Tomasello e Salvatore Nicoletti, che al “Sacro Cuore” hanno maturato la loro vocazione, i membri dell’Azione Cattolica, le orsoline, i catechisti e i componenti del Consiglio pastorale parrocchiale e degli affari economici, oltre a storici collaboratori di padre Greco.
A sottoscrivere l’istanza, anche Vincenzino, unico fratello in vita di padre Greco, che ha dato il suo assenso, scrivendo al sindaco Bonanno e all’arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina.
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Chiesa
Giubileo, anche 50 giovani biancavillesi dell’Annunziata al funerale del Papa
Per la parrocchia di padre Giosuè Messina un pellegrinaggio che coincide con l’ultimo saluto al Pontefice

Nonostante la morte di Papa Francesco, il Giubileo degli adolescenti è proseguito come segno concreto di continuità nella fede e nella speranza. Un evento tanto atteso che, pur segnato dal lutto e dalla commozione, ha assunto un significato ancora più profondo. A confermare questa testimonianza di fede vissuta è anche la presenza dei giovani della parrocchia Annunziata di Biancavilla, in pellegrinaggio giubilare a Roma.
Una cinquantina di adolescenti, accompagnati dagli animatori dei gruppi adolescenti, ha raggiunto la capitale per vivere giorni intensi di spiritualità, condivisione e preghiera. Hanno varcato la Porta Santa, ricevendo l’indulgenza plenaria: un gesto simbolico ma ricco di significato.
Il gruppo biancavillese ha vissuto un momento particolarmente toccante quando ha avuto la possibilità di sostare in preghiera dinanzi alle spoglie del Pontefice. Un’occasione straordinaria e intensa, durante la quale ciascun ragazzo ha potuto affidare al Santo Padre pensieri, preghiere, desideri e intenzioni personali. Un momento semplice ma profondo, che resterà impresso nella memoria di ciascuno come un frammento di storia vissuto in prima persona.
Il pellegrinaggio prosegue. I giovani biancavillesi, con il parroco Giosuè Messina, prenderanno parte ai solenni funerali del Papa, presieduti dal cardinale Giovanni Battista Re sul sagrato della Basilica di San Pietro in Vaticano. I parrocchiani dell’Annunziata, così, vivranno da vicino un evento della Chiesa universale.
E poi proseguiranno la visita dei luoghi significativi della cristianità. Un cammino, quello del gruppo di ragazze e ragazzi di Biancavilla, che si fa ancora più autentico in una Chiesa che non si ferma, ma guarda avanti, con fede anche all’elezione del nuovo pontefice.
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Chiesa
«Quell’incontro a Casa Santa Marta con Papa Francesco, parlando di santità»
Il ricordo del parroco biancavillese Giovambattista Zappalà, in occasione dei 25 anni di sacerdozio

«Pensando a Papa Francesco, la parola chiave che mi viene in mente è la gradualità». Padre Giovambattista Zappalà traccia un ricordo personale del pontefice scomparso il 21 aprile. Il sacerdote biancavillese, parroco dell’Idria, ha incontrato Bergoglio in tre occasioni. Ma il momento che, in particolare, conserva tra i ricordi più cari e intensi riguarda l’incontro del 20 ottobre 2017, nella residenza papale del Vaticano.
«Arrivammo a Casa Santa Marta di mattino molto presto – racconta padre Zappalà – per poter concelebrare con il Papa noi sacerdoti della diocesi di Catania, che quell’anno festeggiavamo i 25 anni di sacerdozio. Eravamo in sette. Lo trovammo già seduto in cappella in un angolo, quasi nascosto, che pregava rivolto verso il tabernacolo. Era un uomo di preghiera».
Un’immagine che rivela tutta l’essenza di Jorge Mario Bergoglio. Un atteggiamento che ha colpito profondamente il sacerdote biancavillese, il quale ha potuto apprezzarne anche il lato umano, accogliente e paterno.
Oltre a padre Zappalà, gli altri sacerdoti –tutti ordinati nel 1992 dall’allora arcivescovo Luigi Bommarito– che incontrarono il Papa furono Antonino La Manna e Salvatore Stimoli, parroci ad Adrano, Alessandro Ronsisvalle di Paternò, Nunzio Capizzi di Bronte, Antonino Nicoloso di Nicolosi e Giuseppe Cassarino di Catania.
«Concelebrammo la Messa con lui e subito dopo volle salutare tutti i presenti ad uno ad uno, com’era sua abitudine – continua padre Giovanni –. Io e lui parlammo della santità e mi disse che è un cammino graduale, da percorrere pian piano. Era un uomo semplice, che metteva gli altri a proprio agio. Gli chiedemmo una foto con lui e accettò subito».
Due i doni che portarono i sacerdoti a Francesco: una piccola scultura in pietra lavica raffigurante l’Etna e Sant’Agata e una confezione di torroncini prodotti da una pasticceria biancavillese.
Un episodio che racconta non solo la grande umanità del Papa argentino, ma anche la profondità della sua visione spirituale. Quel concetto di “gradualità”, così caro a Francesco, riassume una delle colonne del suo pontificato: il cammino della fede non come percorso rigido e imposto, ma come esperienza personale, fatta di passi piccoli e autentici, nella quotidianità della vita.
Ora che Papa Francesco non c’è più, restano i suoi gesti, le sue parole e il suo esempio. E nelle parole di chi lo ha incontrato, come padre Zappalà, si avverte un’eredità viva, che continuerà ad accompagnare il cammino di molti credenti.
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