Chiesa
Tocchi di campana per Notre Dame, padre Pino: «Uniti ai fratelli parigini»

di Giuseppe Gugliuzzo
«Con questo piccolo momento di preghiera, ci sentiamo uniti ai fratelli della Francia, in particolare di Parigi, privati della loro identità, della loro Cattedrale».
Lo ha detto padre Pino Salerno, prevosto di Biancavilla, davanti al portone centrale della basilica, alla presenza dei fedeli che poco prima hanno partecipato alla messa nella vicina chiesa del Rosario.
Da qui, dopo la celebrazione eucaristica, si è mossa una processione verso la chiesa madre. Sul sagrato, un momento di preghiera, scandito da 33 colpi di campana, in segno di vicinanza alla comunità ecclesiale parigina, dopo l’incendio che ha devastato Notre Dame. La basilica biancavillese, chiusa a seguito del forte sisma del 6 ottobre, esposta l’icona della Madonna dell’Elemosina.
«Ricorriamo alla Madonna –ha ricordato padre Pino a Biancavilla Oggi– nei momenti difficili della storia, come il terremoto del 6 ottobre scorso. Anche a noi, come ai parigini, manca la nostra chiesa. Ogni volta che entro qui mi piange il cuore, ma quanto prima speriamo anche noi di poterci appropriare della nostra dignità. Questa è la nostra casa, la casa di Dio. Tornerà più bella, per adesso però dobbiamo essere belli noi».
«La preghiera di questa sera –ha continuato il prevosto– è stata di ringraziamento, perché non ci sono state perdite umane a Notre Dame».
Sui social, non sono mancate le critiche, soprattutto di chi ha sostenuto che per altri eventi e tragedie non vi sarebbero stati momenti di preghiera.
«Vorrei sottolineare –ha invece sottolineato padre Pino– che, come Chiesa di Biancavilla, abbiamo pregato il 28 agosto 2016 per le popolazioni del centro Italia, colpite dal terremoto e il 17 agosto 2018 per la disgrazia del ponte di Genova. Oggi ci sembrava doveroso sentirci uniti nella fede con il popolo parigino, privato del simbolo della propria identità».
«Abbiamo visto tutti le immagini dei fedeli in preghiera davanti alla Cattedrale, questo è segno che la prova è diventata speranza. Perché –ha proseguito il parroco della chiesa madre di Biancavilla– l’albero della fede, piantato nei nostri cuori dall’evento dello Spirito Santo, nonostante la cultura scristianizzata, la perdita dei valori cristiani e l’accanimento dei pensieri forti del mondo odierno, riesce a germogliare. Infatti anche alberi bruciati nel tronco, nei rami e privi di qualsiasi frutto, riescono a dare segni di vita, perché le radici sono profonde nel solco della storia, che diventa storia di salvezza».
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Chiesa
La devozione e gli “ossequi”: restaurata la statua della Madonna del Carmelo
Interventi finanziati dai fedeli della parrocchia dell’Idria: l’opera è di Giovambattista Sangiorgio

Dopo mesi di restauro, la parrocchia Santa Maria dell’Idria rivede il simulacro della Madonna del Carmelo in una nuova veste. Un’opera interessata ad interventi, finanziati esclusivamente dai fedeli.
La statua, realizzata con la tecnica dell’impannaggio – che prevede l’utilizzo di legno, tela, colla e stucco, ampiamente utilizzata in Sicilia – è un’opera del biancavillese Giovambattista Sangiorgio (lo stesso autore del “Cristo Risorto” di Biancavilla): risale al 1901 ed è collocata nella nicchia a lei dedicata all’interno della chiesa.
La devozione alla Madonna del Carmine è una caratteristica del Sud Italia: tante in Sicilia le chiese e le associazioni a lei dedicate. Nella parrocchia biancavillese, in passato, durante la quindicina, la messa era molto partecipata e i fedeli sostavano davanti all’altare per rivolgere i cosiddetti “ossequi”.
La statua della Madonna del Carmelo era stata già interessata, con il parroco padre Salvatore Nicoletti, a lavori, eseguiti dal professor Antonino Distefano. Restauri che, però, avevano bisogno di un nuovo ripristino.
Lo hanno eseguito, nei mesi scorsi, due giovani artisti, Francesca Crispi e Alfredo Sergi. Innanzitutto è stata resa solida la base, in seguito sono state ricostruite alcune parti mancanti e, infine, sono stati riportati i colori e le rispettive decorazioni al loro stato originale.
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Chiesa
Quel viaggio chiamato “adolescenza”: lo psicologo parla all’oratorio “Don Bosco”
Un confronto aperto e serrato tra il dott. Alessio Leotta e i giovani della parrocchia dell’Annunziata

Un’occasione di formazione e riflessione per parlare di adolescenza a una platea di… adolescenti. L’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Annunziata ha promosso l’incontro con i propri giovani, ponendoli davanti ad un ospite esperto in dinamiche adolescenziali. Ragazze e ragazzi si sono confrontati con il dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta, affrontando diversi aspetti di quella età, cruciale per la crescita e la formazione dell’individuo.
Il professionista ha proposto un’analisi approfondita di questa delicata fase della vita, soffermandosi su aspetti fondamentali come il cambiamento dell’identità, le sfide emotive, il bisogno di appartenenza, la gestione delle relazioni e la scoperta della propria autonomia. L’approccio non è stato solo teorico, ma fortemente partecipativo: i giovani sono stati invitati a condividere liberamente le proprie esperienze, emozioni e dubbi.
Molti hanno trovato lo spazio per raccontare vissuti personali, paure e desideri, scoprendo nel gruppo un luogo sicuro dove potersi esprimere senza giudizio. Il dott. Leotta ha creato un clima accogliente, rispondendo con empatia e professionalità alle domande e ai racconti.
Un confronto che ha generato una profonda consapevolezza collettiva: l’adolescenza, con tutte le sue difficoltà, è anche un’opportunità per conoscersi meglio, per imparare a relazionarsi con gli altri e per costruire il proprio futuro. Un bagaglio di conoscenze in più per i giovani dell’oratorio “Don Bosco”, più compresi, motivati e pronti ad affrontare il proprio percorso con maggiore serenità.
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