Cronaca
«Vincete l’omertà e parlate»: l’appello del fratello di Antonio Gagliano


I funerali di Antonio Gagliano nella basilica di Biancavilla
«Provate a pensare per un attimo –scrive Miky– se tutto quello che sto passando io e i miei genitori avesse colpito voi. Non avreste voluto giustizia per vostro fratello? Io si! Chiedo quindi umilmente a chiunque sappia il minimo particolare di superare il muro dell’omertà e vincere la paura. Contattatemi privatamente sul mio numero telefonico (3287726016) o rivolgetevi alle forze dell’ordine».
Dopo l’appello del padre rivolto attraverso Biancavilla Oggi, si aggiunge quello del fratello di Antonio Gagliano, il giovane morto lo scorso 3 agosto in via Cristoforo Colombo, a Biancavilla, dopo essersi schiantato con la moto contro un palo della pubblica illuminazione e una ringhiera, a due passi da casa sua, mentre era con la moglie (rimasta ferita).
Miki Gagliano scrive sul proprio profilo Facebook, nel tentativo di toccare il cuore di chi, quella notte maledetta, abbia visto qualcosa che possa fare riaprire il caso: «Sono solo passati due mesi e troppi hanno già dimenticato che un ragazzo di 30 anni ha perso la vita, in un incidente che i carabinieri dicono sia autonomo, mentre tanti, forse troppe persone a Biancavilla, sanno che questa non è la verità».
Miki è il fratello minore di Antonio e racconta la sua verità: «Un incosciente, pirata della strada, facendo un sorpasso invade la corsia di mio fratello, che per evitare l’impatto frontale si avvicina troppo al marciapiede, perdendo il controllo della moto».
Una versione che, in effetti, fin da subito dopo l’incidente, si era diffusa. Ma i carabinieri, in mancanza di testimonianze dirette (la moglie di Antonio, ancora in fase di riabilitazione, pare abbia dei ricordi confusi), non hanno trovato riscontri.
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Cronaca
Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa
L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.
Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.
L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.
A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.
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Cronaca
Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»
Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.
Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.
Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.
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