Cronaca
Omicidio Longo, al via il processo d’appello per la moglie Enza

di Vittorio Fiorenza
Al via il procedimento di secondo grado per l’uccisione di Alfio Longo, il pensionato di Biancavilla massacrato nell’agosto del 2015 dalla moglie Enza Ingrassia, a colpi di legno in testa, mentre si trovavano nella loro villetta di zona “Vigne”.
Un processo cominciato ieri mattina con la relazione introduttiva presso la prima sezione della Corte d’assise d’appello di Catania, con il collegio presieduto da Rosario Cuteri, su ricorsi presentati sia dal legale della donna, l’avv. Pilar Castiglia, che dai nipoti della vittima, assistiti dagli avv. Vincenzo Nicolosi e Fina D’Oca. La Procura generale è rappresentata da Angelo Busacca.
All’udienza non ha partecipato l’imputata, che da oltre due anni si trova rinchiusa in una “casa protetta” di Mascalucia, in attesa della sentenza definitiva. La prossima udienza è stata fissata a febbraio.
Ingrassia, in primo grado, con rito abbreviato, era stata condannata a 14 anni di reclusione dal Gup, Rosa Alba Recupido. L’inchiesta aveva fatto emergere un quadro di violenze e maltrattamenti nell’arco di quarant’anni di matrimonio. Dopo la messinscena di un assalto di sconosciuti rapinatori in casa, la donna aveva confessato: «Sì, l’ho ammazzato io, non ne potevo più». Alla fine dell’ennesima lite, mentre l’uomo era a letto che dormiva, lei lo aveva colpito ripetutamente al volto e alla testa. Le immagini dei luoghi del delitto mostrano Longo disteso sul letto con la faccia irriconoscibile e il cuscino trasformato in una pozza di sangue.
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Cronaca
Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne
Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.
Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.
Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.
Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.
Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».
La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.
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