Cronaca
Un buon caffè per sdrammatizzare ma chi ha sparato voleva uccidere

Il giorno dopo l’agguato di viale Europa al pregiudicato Giuseppe Mancari, i carabinieri intensificano le indagini. Il 67enne, rimasto illeso, non ha rinunciato alla sua uscita mattutina per un caffè. Come se nulla fosse successo.
di Vittorio Fiorenza
Un caffè sorseggiato al chiosco, come se nulla fosse successo. Il giorno dopo essere scampato all’agguato di viale Europa, Giuseppe Mancari, esponente 67enne della vecchia guardia criminale di Biancavilla, non ha rinunciato alla sua uscita mattutina. Come dire: nulla da temere.
Eppure, i due sicari che hanno fatto fuoco il Giorno dei morti (un caso?) volevano certamente ammazzarlo. Sei colpi di pistola calibro 7,65 non lasciano dubbi. “Pippu u pipi”, già reggente del clan negli anni ’80, con alle spalle trent’anni di carcere (anche in regime di 41 bis) per associazione mafiosa ed omicidio, l’ha scampata grazie alla mano inesperta dello sparatore. Non era il suo giorno.
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Nonostante la pioggia di piombo da distanza ravvicinata, Mancari, che era appena uscito da un panificio e stava attendendo la moglie, ha avuto la prontezza di nascondersi dietro la sua auto parcheggiata, una Fiat Stilo, senza essere sfiorato dalle pallottole.
Ai carabinieri del nucleo operativo di Catania, della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla, il compito di decifrare l’ennesimo fatto di mafia in paese.
Se si tratti di una vendetta per rancori di un lontano e losco passato o se, invece, l’episodio sia legato ad eventuali, ultimi movimenti di Mancari, bisogna appurarlo. Il 67enne era tornato da Siena soltanto da alcuni mesi. «Sono rientrato per problemi di salute in famiglia», ha dichiarato agli investigatori, senza fornire alcun dettaglio utile alle indagini.
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Cronaca
Preso a calci e pugni per avere osato mandare un messaggio ad una ragazza
La vittima è un 40enne, gli aggressori sono due congiunti: per due anni sottoposti a “Daspo urbano”

Divieto di accesso ad alcuni esercizi pubblici. Un provvedimento – il cosiddetto “Daspo urbano” – emesso dal questore di Catania e che i carabinieri hanno notificato ad un 50enne e al figlio 30enne per avere partecipato ad una violenta lite. In quell’occasione, i due avevano aggredito un altro biancavuillese di 40 anni.
Una lite prolungata, i cui retroscena erano stati ricostruiti dai militari, dopo un’accurata indagine.
La persona aggredita, secondo quanto riferiscono i carabinieri, avrebbe inviato un messaggio tramite smartphone ad una giovane, legata sentimentalmente al 30enne. Tanto è bastato per accendere la scintilla della contesa, avvenuta lo scorso agosto presso il bar in cui lavorava la ragazza.
Il fidanzato di lei e suo padre si sono presentati davanti al 40enne. Prima un’accesa discussione, poi calci e pugni verso l’uomo, ritenuto responsabile di avere importunato la ragazza. Un’aggressione che gli ha procurato la frattura del naso con una prognosi di 30 giorni, indicata dai medici del pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”.
I due aggressori, dopo la denuncia, sono stati sottoposti ora al provvedimento del “Daspo urbano”, che vieta loro per due anni non solo di entrare nel bar in cui sono avvenuti i fatti, ma anche di stazionare nei pressi di locali di Biancavilla adibiti alla somministrazione di alimenti e bevande.
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